Varie, 6 marzo 2002
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Santana Carlos
• Autlan de Navarro (Mexico) 20 luglio 1947. Chitarrista. La passione per la musica arriva dal padre, violinista mariachi, ma presto Carlos si dedica alla chitarra della quale diventerà un virtuoso. Negli anni ”60 a San Francisco si formano, sotto la guida di Carlos, i Santana. Nel 1969 il debutto discografico con Santana che fonde rock e influenze latine e la partecipazione al Festival di Woodstock. Negli anni ”70 l’apice del successo. Nel ”99 il grande ritorno con Supernatural, album di duetti (Lauryn Hill, Man, Eric Clapton) che vende 30 milioni di copie nel mondo. I dischi più famosi sono: Santana (’69), Abraxas (’70), Santana III (’71), Caravanserai (’72), Love Devotion and Surrender (’72), Amigos (’76), Blues For Salvador (’87), Supernatural (’99). «[…] ha suonato a Woodstock (quella vera), è stato assiduo frequentatore del club ”guitar heroes” di gran moda negli anni Settanta, ha unito il rock di Black Magic Woman alle melodie esotiche di Samba Pa Ti. Il primo a mischiare i generi. Per dirlo con una brutta parola, il primo a inventare il crossover. […] le ha provate tutte […]» (Marco Imarisio, ”Sette” n. 7/2000). «Carlos Santana è una star che poco meno di quarant´anni fa ha avuto un´idea geniale: fondere il patrimonio latino con il rock. Un´intuizione così felice che sono dovuti passare diversi anni prima che, proprio come in questo periodo, il latin rock diventasse parte del linguaggio delle nuove generazioni» (Paolo Biamonte, ”la Repubblica” 22/9/2003). «Ha avuto l’astuzia di non farsi distruggere dagli anni 70, di non ingrassare e di potersi rinnovare con una band molto giovane […] Suona quasi immobile; solo la gamba sinistra batte il tempo durante assoli che invece potrebbero scuoterlo (come scuotono il pubblico). Ma da anni ha abbandonato atteggiamenti esteriori, troppo dimostrativi: dal 1972, quando il suo guru indiano Sri Chinmoy aggiunse al suo nome quello di Devadip, ”Luce della lampada del Supremo”. dal 1981 che l’immagine del guru è scomparsa dal palco durante i concerti, ma la spiritualità è rimasta in lui come un grande dono. riuscito a coniugare spiritualità con sensualità, praticandole entrambe allo stesso tempo. Dice che la musica deve essere: ”Anima, cuore, mente, corpo e cojones”, lui messicano, figlio di un mariachi, emigrato a San Francisco negli anni 60. […] E allora gli si perdona tutto. Anche il sito di merchandising con tazze, cravatte, scarpe da donna, congas, candele e creme per il corpo, anche l’albergo Carlos Santana Suite a San Francisco; tutte strizzate d’occhio a un modello che poco gli somiglia, ma praticato, in fondo, con grande discrezione» (Laura Putti, ”la Repubblica” 17/5/2002). « La chitarra sotto le mie dita è come la mia lingua. Quando suono non penso più all’alfabeto, ma penso direttamente alle sensazioni musicali. Non faccio più caso agli accordi o alle scale. il riflesso dei miei pensieri: pensieri belli suoni belli, pensieri brutti suoni brutti. Ecco, le mie dita non sanno mentire» (Mario Luzzato Fegiz, ”Corriere della Sera” 15/10/2002).