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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

SCAGLIA Silvio

SCAGLIA Silvio Lucerna (Svizzera) 14 ottobre 1958. Manager. Fondatore, presidente e primo azionista (90%) di Babelgum, internet tv con quartier generale in Irlanda e uffici a Milano, in Gran Bretagna, Francia e Usa. Fondatore di Fastweb ed ex ad della società, il 23 febbraio 2010 la Procura di Roma emise nei suoi confronti un ordine di custodia cautelare per associazione per delinquere trasnazionale pluriaggravata (inchiesta su «una colossale rete di ripulitura di denaro sporco con ramificazioni internazionali per un ammontare complessivo di 2,2 miliardi di euro e 400 milioni di Iva evasa»). Appresa la notizia mentre era alle Antille, il 25 febbraio 2010 arrivò in Italia e fu trasferito a Rebibbia. Dal 19 maggio 2010 agli arresti domiciliari (in uno chalet ad Antagnod, Val d’Aosta), la misura fu revocata il 24 febbraio 2011 • Ex amministratore delegato di e.Biscom, ex di Omnitel, dopo la laurea in ingegneria elettronica al Politecnico di Torino entrò prima alla Aeritalia Spazio, poi alla società di consulenza Arthur Andersen, quindi alla McKinsey e nel 1991 alla Bain Cuneo e Associati. Due anni dopo entrò nel gruppo Piaggio. All’inizio del 1995 cominciò l’avventura Omnitel, che lo tenne impegnato fino a quando decise di diventare imprenditore e, con Francesco Micheli fondò la e.Biscom • «[...] Tredicesimo uomo più ricco d’Italia secondo il settimanale americano Forbes, accreditato di un patrimonio personale di 1,2 miliardi di euro, Silvio Scaglia deve la sua fortuna, sostanzialmente, a due cose: i telefoni e la Svizzera. [...] nato [...] a Lucerna. Cresce però a Novara, si trasferisce a Torino dove si laurea al Politecnico e a 37 anni, nel 1995, diventa amministratore delegato di una neonata società di telefonia mobile, settore allora di grandi promesse. La società si chiama Omnitel e in quattro anni diventa il secondo operatore dei telefonini in uno dei principali mercati mondiali, l’Italia appunto. E lui, di conseguenza, uno dei giovani manager più stimati dalla grande finanza italica. Quando Olivetti compra Omnitel, nel 1999, Scaglia passa la mano e si dedica ad altre faccende. Con il finanziere Francesco Micheli fonda e.Biscom, ambizioso progetto che si propone di fornire insieme infrastruttura - cioè i cavi - e contenuti per cavalcare un altro boom in corso, quello di Internet. Il progetto arriva anche in Borsa, ancora nella scia della bolla speculativa sui titoli hi-tech. Quotata a 160 euro per azione, all’inizio sembrò un grande affare anche a molti piccoli risparmiatori ma l’ebbrezza non è durata a lungo. Di certo ci hanno guadagnato parecchio Micheli e gli altri soci della prima ora, usciti per tempo e con laute plusvalenze. Sia chiaro che neppure lui, Silvio Scaglia, può lamentarsi dell’avventura in proprio nelle Tlc. Intanto per la gloria conquistata: nel 2003 il Time gli dedica un articolo in cui viene definito “Global tech guru”, un maestro delle tecnologie a livello globale. Più che a Time deve dire però grazie alla Svizzera. Nel 2007, otto anni dopo l’inizio dell’avventura e dopo il cambio di nome (eBiscom è diventata Fastweb) e di strategia (ha dato l’addio ai contenuti per concentrarsi sulle comunicazioni), Swisscom mette sul piatto 47 euro per azione per prendersi con un’Opa tutta Fastweb. Scaglia vende il suo 18,5% e Ayas, il Comune valdostano di Champoluc e Antagnod, diventa il più ricco d’Italia, con un reddito di 66 mila euro a testa. Il dato è falsato dal fatto che tra i suoi 1.350 abitanti c’è proprio lui, Silvio Scaglia. [...]» (Gianluca Paolucci, “La Stampa” 25/2/2010) • «[...] il 23 gennaio 2007, un articolo di Repubblica aveva raccontato un’inchiesta della procura di Roma su un traffico telefonico fittizio che coinvolgeva proprio Fastweb. Già allora il presidente, insieme a cinque manager del gruppo, risultava indagato anche se tutti smentivano categoricamente di essere al centro dell’inchiesta che riguardava pratiche commerciali scorrette risalenti al 2003. Una smentita di rito che arrivava in un momento in cui Scaglia insieme alla sua creatura Fastweb attraversava una fase molto delicata: sempre a gennaio 2007, infatti, mentre l’amministratore delegato Stefano Parisi comunicava al mercato i dati preliminari dell’esercizio 2006 e assicurava che la società non era in vendita, il suo presidente (Scaglia, appunto) al contrario vendeva un pacchetto di azioni pari al 6,25% dell’azienda all’Ubm (Unicredit) causando così il crollo del titolo. Insomma, in Fastweb a quell’epoca regnava la confusione più totale, con Scaglia che dall´inizio del 2005 voleva smobilitare. Ma poi tutti i problemi improvvisamente svanirono grazie all’inatteso sbarco nella penisola degli svizzeri di Swisscom che a marzo 2007 annunciarono un’Opa sul titolo Fastweb al prezzo assai generoso di 47 euro per azione. Una vera e propria manna per Scaglia e per quei soci che custodivano un bel gruzzoletto in azioni Fastweb: il fondatore portò a casa la cifra strabiliante di circa 800 milioni di euro ed entrò a pieno titolo nelle classifiche della rivista americana Forbes tra i personaggi più ricchi del pianeta. Solo un anno prima, tra l’altro, Scaglia aveva deciso di trasferire dall’Italia al Lussemburgo il controllo della sua partecipazione in Fastweb, allora pari a circa il 30%, passaggio costoso dal punto di vista fiscale ma che venne ampiamente coperto dalla distribuzione di un dividendo di 300 milioni attingendo alle riserve fin lì accumulate. L’arrivo degli svizzeri [...] rappresentò dunque il felice coronamento di un’avventura partita nel 1999 e che vide protagonisti insieme a Scaglia il finanziere Francesco Micheli e lo stesso Parisi in qualità di city manager del Comune di Milano. La Aem, società elettrica sotto il controllo del sindaco Gabriele Albertini, aveva messo a disposizione della E-Biscom i cavidotti sotto le strade della città, necessari a “tirare” la fibra ottica e portare nelle case dei cittadini all’avanguardia l’internet veloce, allora agli albori. Un progetto innovativo, sbarcato in Borsa nel pieno della bolla “new economy” e che ha finito per arricchire tutti i protagonisti (Parisi dopo un passaggio in Confindustria nel 2004 è andato a guidare Fastweb con un super stipendio) tranne l’Aem, rientrata miseramente in possesso dell’infrastruttura quando il progetto della fibra venne soppiantato dalla più semplice e meno costosa Adsl. [...]» (Giovanni Pons, “la Repubblica” 24/2/2010) • «[...] Suo padre era un impiegato e non un imprenditore [...] È uno dei pochi animatori della Valtur diventato amministratore delegato. Nelle estati anni ’70, per l’esattezza, faceva l’istruttore di vela nei club. [...] “I miei sono genevesi, ma io sono nato a Lucerna. Mio padre lavorava in Svizzera per la Schindler, l’azienda di ascensori. Mia madre, invece, era una professoressa di matematica. [...] A due anni sono tornato in Italia, a Novara, e lì sono rimasto fino alla fine del liceo [...] Mi sono iscritto a ingegneria, politecnico di Torino. A differenza del liceo, l’università mi ha dato molto. [...] D’estate, come istruttore di vela, giravo i Valtur del Mediteraneo: Ostuni, Capo Rizzuto, El Kebir [...] Due giorni dopo la laurea sono entrato in Aeritalia Spazio [...] quando ho capito che non stavo più imparando cose nuove mi sono presentato alla Arthur Andersen, una società di consulenza. perché loro? Perché volevo capire il mondo dell’economia. Per essere assunto ho fatto un passo indietro nella carriera. Alla Arthur Andersen si entra come programmatori. Ho imparato a leggere un bilancio, ho fatto un corso a Chicago” [...]» (Maria Latella, “Sette” n. 45/1998) • «[...] Da piccolo ero legato al mare, alla vela, Ma adesso sono un uomo di montagna, faccio dello sci alpinismo, anche se sempre con più fatica. Ho una casa ad Antognad, in Val d’Ayas, a cui sono molto legato perché della montagna mi piace la tranquillità e la possibilità di fare qualche faticata. Poi mi piace viaggiare. Adoro l’India: ci sono andato spesso per lavoro, ci torno ogni volta che posso [...] bevo il tè perché il caffè mi fa venire il mal di testa. Bevo spesso il tè pure al mattino anche se di solito faccio colazione con il latte di soia. Una cugina di mia moglie che si occupa di medicine alternative mi ha fatto scomparire un’allergia alle graminacee, spiegandomi che dove controllare la quantità di latticini mangiato [...] Mi piace mangiare bene, anche troppo» (Giovanni Iozzia, “Capital” aprile 2000).