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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

Schach EliezerMenachem

• . Nato a Wabolnick (Lituania) il 22 gennaio 1898, morto a Tel Aviv (Israele) il 2 novembre 2001. "Chi era rav Schach? Secondo i criteri contemporanei, un folle tessitore di millenni talmudici, ma anche un accorto, pratico tessitore di politiche di corridoi, partiti e parlamento, un costruttore di Yeshivà, scuole religiose, e mikve, bagni rituali. Un fustigatore della società laica e un caposaldo del potere religioso. Aveva 7 anni quando il maestro locale informò la sua famiglia che il bambino doveva essere mandato a studiare a Ponevetz, alla grande scuola, perché era un genio. Allora aveva solo una camicia, batteva i denti finché non si asciugava. [...] Fu lui a fondare la presenza religiosa nella politica israeliana prima della nascita del nazionalismo religioso dopo la guerra dei Sei giorni: oltre a dar vita a Agudat Israel e Degel ha Torah, i partiti ultraortodossi ashkenaziti, per primo capì che avevano il diritto di vestirsi con gli alti cappelli e di ambire al potere anche i religiosi sefarditi, e inventò lo Shas, un partito che oggi ha 17 seggi al Parlamento. Era un tipo terribile e magnifico, un vecchietto sdentato mezzo addormentato che si svegliava al momento di far fuori un nemico o di esaltare un amico. La sua abilità e anche la sua genuinità è consistita nel fatto di non aver abbracciato pedissequamente la causa nazionalista, come hanno fatto poi altri gruppi religiosi a partire dalla Guerra dei Sei giorni. Era capace di dire cose orribili contro i membri dei kibbutz, definendoli (somma delle offese!) ’mangiatori di conigli e di maiali’ o contro il Centro Acquisti di Tel Aviv (’Un posto dove le persone vanno in giro comportandosi come bruti’) o sull’Olocausto (’Una punizione divina’). Ma era anche fieramente contrario a gettare vite umane in cambio di territori, e anzi giunse a perorarne l’abbandono. Nel 1996 di fatto condannò Shimon Peres alla sconfitta dicendo ai suoi di votare per Netanyahu, ma prima aveva spinto i partiti religiosi non nazionalisti (come Shas) a partecipare al governo Rabin. Diceva della sinistra che ’non tiene conto dell’essere umano, le interessa solo il potere’, ma non si tirava indietro nel dire che il rebbe Lubavitcher, capo di una setta che lo crede ancora oggi il messia, ’non era normale’. Diceva che la bandiera israeliana era ’un pezzo di stoffa simbolico da sventolare a destra e a sinistra’ ma non ha mai impedito neppure ai ragazzi della sua famiglia, come fanno in genere i religiosi, dal servire nell’esercito. Per Israele, la cui società ha sempre criticato, era un memento antico e solenne dell’unica cosa che a lui importasse veramente: la Torah. In fondo, Israele ai suoi occhi era a sua volta un caro idolo, e poco più" (Fiamma Nirenstein).