varie, 6 marzo 2002
Tags : Roy Scheider
Scheider Roy
• Orange (Stati Uniti) il 10 novembre 1932, Little Rock (Stati Uniti) 10 febbraio 2008. Attore. «.I due ruoli che gli avevano dato la celebrità erano stati quelli del capo della polizia nello Squalo di Spielberg nel 1975 e del coreografo in All that jazz di Bob Fosse nel 1979. Dopo aver già partecipato al cast di un film importante come Una squillo per l’ispettore Klute di Alan Pakula, Scheider ha la sua prima occasione di primo piano nel 1972 in Il braccio violento della legge per il quale ottiene la nomination all’Oscar. Nel film di William Friedkin è il coprotagonista, uno dei due detective (Russo), l’altro è Gene Hackmann (Doyle), che applicando metodi poco ortodossi ingaggiano una guerra senza quartiere contro i trafficanti di eroina. Con un amaro finale senza vincitori né vinti. Ecco quindi Lo squalo, il film che catapulta il non ancora trentenne Spielberg nelle classifiche dei film più visti di tutti i tempi. Scheider è Brody, poliziotto di una cittadina balneare della costa atlantica, Amity Bay, assalita dal panico per la comparsa del mostro marino. Insieme con il biologo marino Richard Dreyfuss e il cacciatore di squali Robert Shaw egli affronta il mare e la creatura. Dando vita alla più sensazionale spettacolarizzazione della paura. L’attore sarà presente anche nel primo sequel (Lo squalo 2). L’anno successivo, nel Maratoneta di John Shlesinger, è il fratello del giovane corridore ebreo Dustin Hoffman il quale suo malgrado si trova coinvolto in un duello all’ultimo sangue con l’ex criminale nazista Laurence Olivier. Finalmente con All that jazz Scheider è protagonista assoluto. suo il ruolo del regista, ballerino e coreografo, alter ego dell’autore del film dall’intento autobiografico Bob Fosse, che con stile felliniano e ambizioni alla "Otto e mezzo" si confronta con il proprio tramonto fisico e l’avvicinarsi della morte. Uno spettacolo sontuoso per numeri musicali, coreografie, scenografie e costumi. Con la fotografia del nostro Peppino Rotunno. Vincitore della Palma d’oro di Cannes fu giustamente trionfatore agli Oscar con quattro premi. Peccato per l’attore che invece, nonostante i meriti della sua interpretazione, rimase all’asciutto. Nel 1983 è di nuovo protagonista in Tuono blu, di John Badham. Dove è il pilota di un sofisticato elicottero, costretto a ricorrere alla propria coscienza civile di fronte all’inquietante bivio che la tecnologia prospetta: all’uso giusto e in favore della lotta contro il crimine se ne oppone un altro ingiusto, teso al controllo e alla limitazione della libertà. Tra i numerosi film che interpreta successivamente (La casa Russia, Il pasto nudo) ce n’è uno particolarmente curioso. In La vera storia di Quarto potere (1999) è George Schaefer, il capo della casa di produzione Rko con la quale il giovanissino Orson Welles realizzò nel ”40 il suo capolavoro. uno di quei film (come è stato fatto per Nosferatu di Murnau e per Roma città aperta di Rossellini) che raccontano la nascita di un grande film. Lavorò persino in Italia, per Texas ”46 (2002) di Giorgio Serafini, accanto a Luca Zingaretti. Di Roy Scheider resta la memoria di un volto dalle linee marcate, e il segno di un’interessante, fertile ambiguità che sottrae i suoi personaggi alla facile classificazione nelle categorie dei buoni e dei cattivi» (Paolo D’Agostini, ”la Repubblica” 12/2/2008). «[...] Fu attore asimmetrico nel fisico asciutto da macho col naso rotto per colpa della boxe, ma anche nelle scelte. Fu divo riservato nella generazione ”metropolitana”: come De Niro, Hoffman, Allen, Pacino, stava bene al volante dell’auto, su un elicottero (performance tecnologica in Blue thunder), ma anche da McDonald’s. ”Recito osservando la gente per strada” diceva, mai avrebbe immaginato la conquista del West. ”Lavoro senza maschere né coperture” confessava dichiarando la sua ammirazione per Spencer Tracy. Il cinema e il teatro, che fu la sua passione fin da quando nel ”61 fu Mercuzio in Romeo e Giulietta, non erano nel suo Dna di New Jersey boy ”35. Il papà tedesco protestante lo voleva avvocato, la mamma era irlandese e cattolica, Roy fu un compromesso storico: prima aviatore, poi studente attore nel collegio di Pennsylvania. Il solito giro: prime particine al cinema, poi la consacrazione dovuta soprattutto ai tutori dell’ordine. A fianco delle grandi performances per cui ebbe due nominations all’Oscar (Il Braccio violento della legge e All that jazz, musical biografico di Bob Fosse, si fece notare come comprimario). Nel thriller di Schlesinger Il maratoneta era l’agente Cia, il fratello assassinato di Hoffman; in Squillo per l’ispettore Klute era il pappone di Jane Fonda; si notò anche nello hitchcockiano Segno degli Hannah, con Meryl Streep in Una lama nel buio, nel Pasto nudo di Cronenberg e nel Salario della paura, remake Usa di Vite vendute. Finché la stella si appannò e nei ”90 fece soprattutto tv, qualche apparizione in Italia, lavorando con Valeria Marini e Zingaretti in un curioso film di guerra, Texas 46. Ma il suo status di divo era merito & colpa dello Squalo. ”Diventai divo grazie al mostro”. Roy era il bravo poliziotto che vorrebbe evacuare la spiaggia e infine parte con Richard Dreyfuss e Robert Shaw per la spedizione alla Moby Dick: e sarà lui che fa esplodere il pescecane. ”Non era il pescione” raccontava ”la star del film, era un bestione di plastica e gesso che Steven chiamava Bruce. Il trionfo della storia dimostrò che paure e fobìe non cambiano. Spielberg voleva spaventarci e l’America si terrorizzò. Il nostro squalo era una minaccia che ai tempi del Watergate neutralizzava incubi reali [...] Noi volevamo andare a Miami per divertirci, ma alla fine fu scelta un’isola del Massachusetts mèta già del giovane Clinton”. E Scheider non rimase tranquillo nelle fauci dello squalo: si rivolse subito all’amato Shakespeare, tenne lezioni alle Università, non ci stava a restare ostaggio di un incubo da effetti speciali. E dimagrì, ingrassò, fu chiamato l’uomo sexy, ebbe una moglie e una figlia, lavorò. Ma spesso lamentava che i suoi meriti venissero assorbiti dal successo autorale dei film: prima con Spielberg, poi con Friedkin e Il Braccio violento della legge, infine col rivoluzionario All that jazz, Palma d’oro a Cannes ex aequo con Kagemusha. In cui Bob Fosse presagiva la sua morte e metteva genialmente in musical un infarto: era il suo 8 e mezzo. Scheider si era preparato con precisione psicosomatica alla parte, truccandosi anche interiormente, ma ancora gli sfuggì l’Oscar che andò invece al suo amico Dustin Hoffman» (Maurizio Porro, ”Corriere della Sera” 12/2/2008). «Protagonista di film come Lo squalo e All that jazz. [...] ”Quando alcuni anni fa arrivai in Marocco per girare la fiction kolossal Il settimo papiro, il produttore italiano mi presentò Valeria Marini dicendomi che avrei dovuto recitare con lei. Lo chiamai in disparte dicendogli: ”Stai scherzando?’. Quando ho capito che non era uno scherzo, ho cercato di essere gentile con Valeria e abbiamo girato cercando di lavorare al meglio delle nostre possibilità. [...] Amo tutti i registi del neorealismo da Fellini a De Sica a Rossellini. Anche Antonioni è semplicemente meraviglioso... molto triste che il cinema italiano non sia più quello di un tempo”. Quanto al cinema horror, di cui Lo squalo (1975) è stato un precursore, Scheider sostiene che, a distanza di oltre vent’anni, ”non è cambiato molto”. Le paure e le fobie degli uomini ”sono rimaste inalterate: i fulmini, le tenebre, gli uomini lupo e l’oceano. Non riuscirei mai a uccidere davvero uno squalo”. E sugli Oscar: ”Nell’immaginario collettivo ci dev’essere ogni anno un migliore ma io premierei tutti e cinque gli attori che arrivano alle nomination. Gli Oscar sono una grande macchina promozionale e dare la prestigiosa statuetta a uno piuttosto che a un altro equivale a fare un confronto tra un quadro di Michelangelo e uno di Leonardo: stili diversi ma entrambi straordinari”» (’Corriere della Sera” 3/4/2001).