Varie, 6 marzo 2002
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Schwarzenegger Arnold
• Graz (Austria) 30 luglio 1947. Attore. Politico. Dall’ottobre 2003 governatore della California • «La sua è tatuata sulla spiaggia dei tatuaggi, Muscle Beach, riviera dei fusti. Il suo volto angolare decora le magliette davanti lo spaccio del palestinese Mohammed, tre per 10 euro, ”Terminator finisci la sinistra!”. Dalla gruccia accanto solo il sorriso mesto del Che Guevara si contrappone al candidato repubblicano. [...] Su questa sabbia, trent’anni fa, il ragazzo Arnold Schwarzenegger si allenava ogni giorno davanti la palestra Gold Gym. Aveva un grave problema. Il torso colossale, i bicipiti scolpiti, i fianchi sottili terminavano su due polpacci smagriti, da riformato alla leva. I fotografi ricorrevano a pose sexy, con le gambe gracili nascoste in piscina. Per trionfare come Mister Universo dei culturisti il trucco non basta. Qualcuno suggerisce un trapianto di silicone, Arnold ha un’altra idea. Crea una routine di 4.700 piegamenti la settimana per rafforzare le gambe e passa ore a eseguirli. Completata una serie, traccia una ”x” sul muro della Gold Gym, che presto si annerisce di scarabocchi. I polpacci impressionano i giudici, Arnold è Mister Universo per quattro volte. [...] A salvare la campagna elettorale dall’ immagine di macho cafone, che denuda le comparse e scatta flash di Polaroid, l’impegno della moglie, Maria Shriver. Figlia di Sargent Shriver, candidato vicepresidente dei democratici per la Casa Bianca nel 1972, e di Eunice Kennedy, sorella del presidente John Kennedy, Maria Shriver dice serena ”Sono democratica, come la mia famiglia, ma vi invito a votare Arnold. Siamo sposati da 17 anni, è un businessman, un ottimo padre e un bravo marito”. Capito? Come padre perfetto, come marito così così, ma chi è senza peccato, suggerisce la cattolica Shriver? Elegante, seria, giornalista di fama, Maria prova a stoppare le critiche, trascinando mamma Eunice sul palco: ”Se non votate per mio marito son felice, resterà a casa con i figli. Chi ci perde è la California, senza di lui il bilancio va a rotoli”. [...] Da quando alzava pesi a Muscle Beach, debuttava a Hollywood, fino ai primi passi da politico, Schwarzenegger è il Mister Universo di sollevamento media. Ammette Maria Shriver ”Mio marito si dà un obiettivo alla volta e lo persegue con tenacia”. Figlio di Gustav un poliziotto ex nazista che lo incitava a boxare con il fratello Meinhard, ”Vediamo chi vince”. Di domenica, dopo la messa, un tema da scrivere e per ogni errore di grammatica un ceffone. Vincere, sciando, a scuola, in palestra, è la parola d’ordine, la mamma unico sollievo in questa fredda infanzia del dopoguerra. Nel 1966 Arnold scappa a Londra e anticipa all’amico Wag Bennett – Voglio diventare il più famoso e ricco culturista del mondo, emigrare in America e comprare un palazzo. Poi sfondo nel cinema e mi candido in politica”. Trentacinque anni dopo ha mantenuto gli impegni, con una volontà da scalatore sociale, Rastignac ambizioso, che in California ha trovato l’habitat naturale. ” facile ironizzare su Schwarzenegger – dice un suo amico – ma Hollywood non ha molti ruoli per fusti con accento teutonico. Quando il documentario Pumping Iron fu proiettato a New York, l’attrice Candice Bergen pronosticò snob, ’sto Arnold è già finito. Sbagliava: Arnold si crea da solo lo spazio di mercato. Lui e Maria hanno gli occhi sulla Casa Bianca, se passa l’emendamento che permetterà agli emigranti di diventare presidente”. Al debutto di Schwarzenegger politico, il presidente George W. Bush aveva minimizzato [...] Schwarzenegger non è più il ragazzo di Muscle Beach, che gridava al vento dell’oceano, sotto le palme, ”Sono alla destra di Genghis Khan!”. Ha difeso i diritti degli omosessuali e l’aborto, anatema per la destra repubblicana. [...] Ha sbagliato schierandosi con il referendum per togliere l’assistenza ai lavoratori clandestini, ma s’è ripreso intervenendo nei ghetti, commissario allo sport del presidente Bush padre e facendo passare nel 2002 un referendum di sostegno ai doposcuola popolari. Ha fumato spinelli in un documentario e nessuno lo accuserà di essere un bacchettone moralista, come i tromboni Starr e Bennett che alienarono gli elettori ai tempi di Clinton. [...] Con una moglie sangue blu del clan democratico Kennedy, l’immagine da supermacho e una piattaforma centrista, Arnold non è un rottame del passato, come gli stanchi colossi di Muscle Beach. ”Arnold – spiega al ’New York Times’ l’esperto consulente repubblicano Frank Lutz – sarà un terremoto. Il partito, sbilanciato a destra, diventerà più tollerante”. [...] Il senatore Orrin Hatch, amico di Schwarzenegger, ha presentato il XXVIII emendamento alla Costituzione, per permettere ai nati all’estero di candidarsi alla Casa Bianca, 20 anni dopo aver preso la cittadinanza e Arnold ha giurato giusto nel 1983. Riconquistare la California per il Grand Old Party di Lincoln. Sfidare la leadership di destra nel partito. Completare i sogni di ragazzo. [...] Schwarzenegger ha da faticare. Il bilancio, 48 miliardi di buco, è più rosso dei suoi capelli color carota. Le tribù indiane, che detengono il monopolio del gioco d’azzardo, son pronte, se le attacca, a finanziare un ”recall”, un referendum contro di lui. Al Club 7969, discoteca rifugio dei giovani underground, nel fumo degli effetti speciali circola il settimanale alternativo ”L. A. weekly” che anticipa un’indagine della magistratura sulle molestie di Arnold. I conservatori e Washington daranno scarso sostegno. Conan il barbaro dovrà combattere da solo. Se vince, ha realizzato la lista di buoni propositi, identica a quella stilata dal Grande Gatsby, nel romanzo chiave della tradizione americana, flessioni incluse. Niente emoziona più di un outsider che ce la fa, contro tutto e tutti, con 4.700 flessioni la settimana. Vinca o perda Arnold è un Gatsby agli steroidi anabolizzanti. Non dimenticatelo" (Gianni Riotta, ”Corriere della Sera” 8/10/2003) • «Palestrata star che ha fatto del Terminator modello T-800 un’icona della cultura pop [...] ”Mi piacerebbe moltissimo girare un film d’arte, ma i piccoli produttori non me lo propongono neppure. Io sarei disposto ad avere anche solo una percentuale sugli incassi, ma loro non sono molto propensi a farlo. Sanno che se la cosa funziona sono un mucchio di soldi. I gemelli, con Danny DeVito, è stato il film con cui ho incassato di più in tutta la mia carriera proprio perché l’ho girato gratis riservandomi una percentuale sugli utili [...] Giro i miei film, leggo i copioni, se mi ispirano accetto, se no, no. Però mi piace lavorare con gente che ha stoffa, i vecchi attori ad esempio. Forse perché da piccolo li vedevo sullo schermo al culmine del successo. Oggi non trovano facilmente ingaggi, il mercato è orientato ai giovani. Le statistiche considerano vecchi gli spettatori sopra i 25 anni. [...] Solo in America poteva succedere quello che è successo a me nella vita privata e professionale. L’America per me si è dimostrata davvero la terra delle opportunità. Chiunque ce la può fare se si impegna. questo che vado dicendo ai ragazzi dei ghetti urbani, cerco di offrire loro delle alternative alle pistole attraverso programmi educativi, corsi di informatica, sport. Sono ragazzi che non godono delle giuste possibilità. Per me la cosa più importante è dare a tutti condizioni paritarie di base. Non penso che tutti debbano tagliare insieme il traguardo, queste sono teorie comuniste o socialiste, forse condivise anche da qualche democratico (ride). Per me è importante mettere tutti sulla stessa linea di partenza. Sentendomi parlare così molti pensano che io abbia un inconfessato animo democratico, ed è quello che sostiene anche la famiglia di mia moglie. Pia illusione!”» (Earl Dittman, ”la Repubblica” 6/5/2003 • «Quante volte mi son sentito dire che non ce l´avrei mai fatta, che era impossibile che un contadino austriaco arrivasse in America e ottenesse successo nel cinema: "Hai un nome impronunciabile, non parli bene inglese e il tuo corpo è supersviluppato!" mi dicevano. E invece sono diventato l´attore più pagato del mondo. Ho sempre raggiunto i miei obiettivi perché metto passione in tutto ciò che faccio. [...] Dipingere mi ha sempre dato una grande calma, fin da quando andavo a scuola in Austria. Mia moglie adora i miei piccoli dipinti, li incornicia e ci ha decorato tutto il suo bagno, perché è lì che passa la maggior parte del suo tempo libero. La mia arte è lì, fra la toilette e la doccia!» (Silvia Bizio, ”la Repubblica” 13/8/2003).