varie, 6 marzo 2002
SCIANNA
SCIANNA Ferdinando Bagheria (Palermo) 4 luglio 1943. Fotografo. «’E che mestiere è?” chiede Baldassarre Scianna al figlio Ferdinando, quando questi gli confessa che, da grande, vuole fare il fotografo. Bagheria, anni Quaranta. Come in molti altri centri siciliani, nel paese natale di Renato Guttuso e Ignazio Buttitta di fotografi ce n’è solo uno. L’insegna dice: ”Premiato studio fotografico Coglitore”. Premiato da chi e perché, non si sa. Così come non si sa il nome del fotografo, a parte la grande C che, impressa a secco, campeggia nella parte bassa dei ritratti. ”Mi ha rovinato pantaloni e scarpe”, grida qualcuno. Battesimi, cresime, matrimoni. Foto di bambini e di giovani. Di vecchi, neppure a parlarne. A parte il fatto che il lampo a magnesio può ”rubare l’anima”, è una questione di scaramanzia: infatti prima o poi potrebbe servire per la vetroceramica da mettere accanto alla croce di marmo, al camposanto. Allora è meglio evitare. Così man mano che il Signore chiama, il ”premiato” Coglitore fotografa il morto e sul negativo gli disegna gli occhi aperti: ”Non pare vivo?” dice sornione ai parenti. Ma, abituato a ”resuscitare i morti”, Coglitore finisce col dare un po’ l’aspetto di morti ai vivi. Anzi, ”ammazza i vivi”, sussurrano in paese. Un imbroglio. Quindi il ”che mestiere è?” di Baldassarre Scianna, che per il figlio sogna un futuro da medico o ingegnere, non è poi tanto campato in aria. Ma Ferdinando, al quale per i sedici anni la madre regala una macchina fotografica, si accorge subito che questa non serve solo per comunicare, ma anche per sedurre le coetanee, in un tempo in cui ”fra l’uomo e la donna vigeva un’apartheid terrificante”, scriverà anni dopo. Comunque, invece delle gite scolastiche, Ferdinando vuole raccontare la Sicilia dei riti religiosi, quella delle tradizioni e relative contraddizioni. Comincia con le feste di paese. E qui s’innesta uno dei suoi incontri ”capitali”, per usare una definizione di Carlo Bo. Quello con Leonardo Sciascia, scrittore generosissimo soprattutto con i giovani di talento. appena ventenne, Ferdinando, quando, nel ”63, incontra lo scrittore di Racalmuto, che di anni ne ha 42. Sciascia si accorge che Ferdinando ha i suoi stessi interessi, la sua stessa curiosità, solo che, tecnicamente, li esprime con altri mezzi. Decide, così, di accompagnare con un suo testo il primo libro fotografico di Scianna: Feste religiose in Sicilia. Uscito nel ”65, vince il premio Nadar. Processioni, bambine agghindate come la Madonna, incappucciati che sfilano in paese durante la Settimana santa, ma anche acrobazie di ragazzi che si tengono in equilibrio sui cigli delle strade, vecchie dietro le gelosie, bambini, volti di anziani con rughe scavate dal sole, donne delle masserie, paesaggi, ecc. Cui si aggiungono ritratti di artisti, scrittori, poeti, attrici e modelle. La Sicilia, s’è detto. Ma anche le Ande boliviane, la Spagna, l’Africa, l’India, l’America. Non si dimentichi che Scianna, approdato a Milano nel ”68, gira il mondo per L’Europeo: collaboratore, fotoreporter; infine, corrispondente per un decennio da Parigi. Proprio qui avviene l’altro ”incontro capitale”: quello con Henri Cartier-Bresson, che lo coopta nell’agenzia Magnum Photos, di cui diverrà socio nel 1982. Al libro con Sciascia, ne seguono una ventina (con testi di Manuel Vázquez Montalbán, Dominique Fernandez, Ignazio Buttitta, Dacia Maraini e molti altri): un viaggio mai interrotto fra uomini e cose, in cui ogni elemento diventa parte di una sorta di ”romanzo della memoria” che, gira e rigira, ha come punto di partenza e di arrivo solo e soltanto la Sicilia» (Sebastiano Grasso, ”Corriere della Sera” 8/7/2006).