Varie, 6 marzo 2002
SCIARRINO
SCIARRINO Salvatore Palermo 4 aprile 1947. Compositore • «Fra i più interessanti del nostro tempo, oltre che prolifico» (Giuseppina Manin). Da anni vive in Umbria. Sua grande ispiratrice, ”Madre Natura”: «Se uno non sa ascoltare i suoi infiniti suoni, non sa ascoltare nemmeno la musica. [...] Rifiuto l’idea di dividere il mondo fra animato e inanimato. Per me è tutto vivo. L’uomo non è al centro dell’universo, un animale o un albero possono insegnarmi molto di più sul rispetto degli altri. E anche sulla solidarietà. [...] In Italia i compositori sono pochi e ciascuno va per conto suo. Mancano gli incontri, le verifiche. Troppi pensano che la loro vita artistica dipenda dalla morte di altri. Per me invece l’isolamento è un limite, la pluralità ricchezza». Sue opere: Le ragioni delle conchiglie, Come vengono prodotti gli incantesimi, Studi per l’intonazione del mare (Giuseppina Manin, ”Corriere della Sera” 15/4/2001) • «Le orchestre sinfoniche sono state create a immagine della società settecentesca, si sono ampliate ma riflettono quella struttura sociale: sono divise per famiglie ed è difficile sbloccare la loro configurazione sonora storicizzata. Cerco quindi di lavorare con gruppi di strumenti che abbiano una grande varietà di possibilità sonore entro la stessa tipologia. [...] Il pubblico della musica contemporanea si costruisce. Il problema maggiore sono le cattive organizzazioni e le cattive esecuzioni» (Giampiero Martinotti, ”la Repubblica” 17/11/2003) • «Scrivo più che musica naturalistica, musica d’ambiente. I miei silenzi sono spazi mentali con cui costruisco la distanza da altri compositori, nel caso specifico da Richard Strauss, dal suo ”Melologo” e dal mondo pittorico di Burri [...] Sono come una macchina che corre per vincere. Il mio prossimo traguardo è il teatro in musica. Voglio riformare il teatro. Ho un mio stile vocale. Il teatro è espressione, drammaturgia, deve esprimere la forza delle parole e dei suoni. Oggi il teatro se si rinnova, rivive. Io voglio vincere anche nel teatro [...]» (Armando Caruso, ”La Stampa” 3/9/2004).