Varie, 6 marzo 2002
SCLAVI
SCLAVI Tiziano Broni (Pavia) 3 marzo 1953. Scrittore. Autore del personaggio dei fumetti Bonelli Dylan Dog • «Ripenso all’educazione fisica nelle scuole. Quei professori di ginnastica, così odiosi e inutili, che impartivano ordini. Ero un bambino grasso, goffo, silenzioso. Preso di mira dalla loro tracotanza mentale e fisica […] Sono nato a Broni, però ho abitato per tutta l’infanzia a Canneto Pavese, un posto che odiavo […] «Da tempo non faccio più niente. O meglio non faccio quello che la gente e gli amici si aspettano […] Stephen King ha descritto benissimo cosa vuol dire per uno scrittore di talento finire nel gorgo della crisi: la paralisi mentale, la noia che avvolge i pensieri, il senso di inutilità. La differenza è che le sue crisi sono durate alcuni mesi. Le mie vanno avanti da anni[…] Io scrivo per gli altri. Sono balle quando qualcuno dice che lo scrittore scrive per se stesso. Quelli che tengono le loro opere nel cassetto non vedono l’ora di essere pubblicati postumi […] Ricordo che è stata mia madre la prima lettrice. Scrivevo e disegnavo. Ma nel disegno non avevo affatto talento […] Anche in Dylan Dog ho investito tantissimo. Lì dentro c’è la mia vita. Non ho mai fatto classifiche su che cosa era meglio, se scrivere fumetti o romanzi[…] Non sono come Conan Doyle che odiava Sherlock Holmes. In tutto avrò scritto un centinaio di storie di Dylan Dog. E spesso piangevo quando morivano i mostri. Capisce che alla fine uno come me si sentiva un po´ spompato […] Ho un po’ le mani bucate. Sono un tirchio dai cinquanta euro in giù. Non è mia la battuta, ma rende l’idea. I miei soldi vanno via per le cose più futili. Colleziono di tutto: computer, penne stilografiche, accendini, statuette di Superman, armi di plastica, videogiochi. Circondato da queste cose sono un bambino felice[…] Credo che il gesto del collezionare sia prettamente maschile. Il che la dice lunga sulla scarsa intelligenza degli uomini […] Uno scrittore non dovrebbe mai essere costretto. Sei costretto a fare l’operaio, il minatore, ma non lo scrittore […] Dormo, mangio, faccio le cose più normali. Mi occupo del cane e del gatto. Vedo molti film. Per un po’ lavoro e leggo, ora mi occuperò ad esempio della mia biblioteca […] Ho deciso di donare i miei 25 mila volumi alla biblioteca civica del paese. Vorrei che a goderne fossero gli altri, soprattutto i ragazzi […] Non sa quante volte mi sono svegliato in un letto d’ospedale dopo aver tentato il suicidio. Arrivavo a prendere centinaia di pasticche. Ma siccome sono un vigliacco militante, telefonavo all´amico chiedendogli di venirmi a salvare […] provato di tutto. I farmaci innanzitutto. Potentissimi. Ricordo che la volta in cui andammo assieme al ristorante avevo assunto un farmaco a causa del quale mi sentii malissimo. Scoprii in seguito che era incompatibile con certi cibi. Poi ci fu l’lettroshock. Fu umiliante, avvilente, pazzesco […] Venni ricoverato a Pisa in una clinica e poi fui portato da un’altra parte, perché la clinica non era attrezzata. La cura, voluta da un celebre primario che aveva scritto tanti celebri libri, consisteva in una serie di elettroshock da fare sotto anestesia totale. La terza o quarta volta che andai furono così goffi, così dilettanteschi da farci involontariamente vedere un paziente che stava subendo lo stesso trattamento. Fu uno spettacolo orribile. Me ne andai di corsa. Fermai un taxi e chiesi al tassista quanto mi sarebbe costato arrivare a Milano. Mi disse: un milione. Salii in macchina e partimmo […] Per dirla con Guccini, la mia vita fino a un certo punto è stata ”tutto un incubo scuro, un periodo di buio, gettato via” […] Conosce il rancore che monta dentro quando ci si sente abbandonati dalla donna che si ama? Ecco l’analisi per me era la donna che amavo, era il mio latte, il mio nutrimento. A volte sono talmente incazzato con lei che mi dico che non è servita a niente […] Ero un neonato quando mia madre mi portò le prime volte al cinema. I registi che amo di più in assoluto sono Moretti e Kubrick. Sono perfetti. La simmetria di certe scene, il contrappunto delle battute, la freddezza con cui girano, me li fa mettere sullo stesso piano […] A me capitò di dire che Barry Lindon fosse in qualche modo un film di fantascienza. La battuta non fu capita. Poi un giorno ho letto Kubrick sostenere che un film che parla del passato e del futuro è un´opera di fantascienza. Quello che Kubrick spiegava io lo avevo semplicemente intuito» (Antonio Gnoli, ”la Repubblica” 30/6/2002).