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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

SCOGNAMIGLIO Carlo

SCOGNAMIGLIO Carlo. Nato a Varese il 27 novembre 1944. Politico. A 49 anni fu il più giovane presidente del Senato. Laureato alla Bocconi e master alla London School of economics, una prestigiosa carriera accademica alla Luiss di Roma, dove è stato docente e poi rettore. Da giovane era un campioncino di vela e (lo chiamavano ”secchione gaudente”) un indiscusso tombeur des femmes. Prima moglie Ludovica Barassi (poi compagna di Claudio Martelli), seconda moglie Delfina Rattazzi, terza moglie Cecilia Pirelli, ex di Marco Tronchetti Provera (’Sette” n. 41/1999). Ministro della Difesa nel governo D’Alema. «[...] stato detto che Francesco Cossiga è il ”padrino” di Scognamiglio [...] ”M’infastidisce, sul piano lessicale, la parola ’cossighiano’. Mi sembra più corretto dire ’cossighista’, sempre sul piano lessicale. Comunque mi sta benissimo essere considerato politicamente affine a un grande personaggio come Cossiga” [...]» (Daniele Protti, ”Sette” n. 41/1999). « un po’ pigro. Per non sembrare lo snob che è, nelle occasioni pubbliche si impegna per assumere uno sguardo severo e per non sembrare leggero parla solo di faccende serissime [...] Ha presieduto il Senato della Repubblica, equamente diviso tra il Polo e Scalfaro: un giorno, il primo, con il Polo, il resto della legislatura di stretta osservanza scalfariana. Ha bei vestiti. Si sente il migliore del mondo che lo circonda [...] Famose, ai tempi della sofferta militanza liberale, le sue previsioni econometriche sciorinate nelle chiacchiere tra amici. Indimenticabile la previsione di inflazione presto sopra il 20 per cento fatta alla fine degli anni Ottanta» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini” 31/10/1998). «Si chiamavano ”Scocarica”, dell’acronimo di Scognamiglio, Cazzaniga, Rizzoli e Cacciaguerra, quattro giovani della Milano bene, rampolli della ricca borghesia, che si frequentavano, pranzavano insieme e insieme giocavano in Borsa. Angelo Rizzoli era il nome più noto, poi Paolo Cazzaniga, figlio del presidente della Esso, Roberto Cacciaguerra, figlio di un ricco possidente, e Carlino Scognamiglio. ”Facevamo piccole operazioni in Borsa, niente di speciale, giusto per pagarci le colazioni settimanali [...] Eravamo piuttosto critici nei confronti di quella borghesia milanese che non si era mai assunta la responsabilità di farsi classe dirigente, facendosi proteggere prima dal fascismo e dopo dalla Dc. Ma solo Cacciaguerra si era fatto prendere dalle chimere poltiiche della contestazione. Gli altri votavano chi repubblicano, chi liberale, forse qualche volta socialdemocratico o socialista [...] Il più vitale fra noi era Paolo Cazzaniga. Io ero il secchione. Angelo Rizzoli era colto, ma non era uno studente modello. Roberto Cacciaguerra era il più problematico, quello che più sentiva l’ansia di ciò che poteva avvenire [...] Amavo lo studio e lo sport, soprattutto la vela. [...] le famiglie ci consentivamo una vita non particolarmente problematica [...] D’estate io andavo a Portofino dove avevo una piccola casa. Con gli amici si andava in barca oppure si faceva qualche viaggio [...] Isole greche [...] Alla Bocconi mi sono laureato. C’erano Claudio Demattè, Mario Monti, Carlo Secchi [...] Poi ho passato un periodo alla London School of Economics. Tornai portando in Italia una disciplina nuova che era l’economia industriale. Mi appassionava molto perché era la dottrina che metteva il funzionamento del mercato al centro del meccanismo economico. Ebbi l’incarico di insegnamento all’Università di Padova prima e alla Bocconi poi [...] Poi la Luiss. Mi chiamò Guido Carli, allora presidente della Confindustria. Fui rettore della Luiss per otto anni. Poi mi fu offerto di entrare in politica. Era l’anno 1992. [...] Il Partito liberale. Ebbi il collegio che era stato di Malagodi. Nel 1994 fui rieletto, sempre come liberale, nelle liste del Polo. [...] Prodi mi chiese di candidarmi per l’Ulivo nel 1996. Io gli risposi che mi sentivo più vicino a lui che a Berlusconi. Ma accettando la candidatura per l’opposizione avrei provocato un danno non giustificabile al Polo. Quindi accettai la candidatura del Polo, da indipendente. E fui elettto nuovamente al Senato. [...] Con Berlusconi non ho mai legato [...] si era costituito l’Udr. E io aderii [...] Liberale ero e liberale resto. [...] Chiesi e ottenni il posto di ministro della Difesa. A me pareva, dopo quello del presidente del Consiglio, il ruolo chiave in quel momento caratterizzato dalla crisi del Kosovo [...] Sull’annuario dei parlamentari c’è scritto che sono amante del ballo. Non so chi abbia scritto questa idiozia” [...]» (Claudi Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 18/2001).