6 marzo 2002
SERIO Renato
SERIO Renato. Nato a Lucca il 5 ottobre 1946. "Da sette anni le note che ha composto nel settembre ’93 ”senza neanche sapere esattamente per chi” risuonano nelle orecchie degli italiani. E ispirano la satira, pure: nell’Ottavo Nano, un Rutelli-Guzzanti ispirato cerca di comporre un inno per l’Ulivo e dopo molti tentativi gliene viene uno ’forte, ammazza oh!’, che suona così: ’E Forza Ulivo, che siamo tantissimi...’. Lui, che se la ride perché ’essere oggetto di satira fa sempre piacere’, è il maestro Renato Serio, autore e arrangiatore delle musiche del celeberrimo inno di Forza Italia, la cui storia è già in casa azzurra una specie di leggenda. Che Serio racconta così: ”Persone che conoscevo in Fininvest, perché io lavoro sia per le reti di Berlusconi che per la Rai, mi chiesero nel settembre del ’93 se volevo comporre un jingle per un movimento d’opinione allora nascente, che si ispirava alla democrazia e alla libertà”. Lui, come altri milioni di italiani, allora della discesa in campo di Berlusconi e della nascita di Forza Italia non sapeva nulla: ”No, affatto. Però immaginai che forse, più che una musichetta tipo spot come quella che mi chiedevano, sarebbe andata bene una composizione più nobile, suonata da un’ orchestra, che però fosse facilmente memorizzabile”. Per non sbagliare, consegnò entrambi gli spartiti. E Berlusconi, sentita la versione solenne, se ne innamorò, tanto da mettersi lui stesso a comporre le parole dell’inno. Visto come andò (tanto che nel ’99 Berlusconi chiese a Serio di musicare un’altra canzone forzista, Azzurra Libertà), e visto che anche ricerche demoscopiche hanno dimostrato che l’inno ha contributo a modo suo a innalzare le percentuali di Forza Italia, uno il Maestro se lo immagina orgoglioso e nelle grazie degli azzurri. Ma Serio, che è compositore, arrangiatore e direttore d’orchestra per i più noti cantanti italiani (da De Gregori a Venditti, da Branduardi a Celentano a Zero) e che tra l’altro dirige da otto anni il concerto di Natale in Vaticano, preferirebbe essere ricordato ”anche per qualcos’altro”. Dall’ inno infatti, racconta, non è che abbia avuto molti vantaggi: per cominciare, essendo un prodotto destinato a uso politico, non ci prende le royalties ”quindi non ci sono certo diventato miliardario...”; in secondo luogo, prima il suo lavoro è stato attribuito a un altro compositore, poi si è dovuto beccare ”le accuse di essere uno scherano di Berlusconi”, quando lui sarebbe disponibile a scrivere ”musica anche per altri partiti, perché le note sono ’trasversali’”. Infine, fa notare da buon toscano senza peli sulla lingua, lui al Cavaliere non ha ”mai chiesto niente” e mai niente ha ottenuto: ”L’ ho conosciuto di persona solo nel ’ 99, mi invitò ad Arcore, fu gentile e simpatico. Ma il biglietto Roma-Milano me lo pagai da solo...”. Insomma, conclude ironico ”come si dice dalle mie parti, finii ’becco e bastonato’”. Con una soddisfazione però: aver composto l’unico inno di partito che qualunque italiano è in grado di intonare: ”Per la mia libidine, è una bella soddisfazione”, ammette il Maestro. E ride" (Paola Di Caro, ”Corriere della Sera” 19/1/2001).