Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

SERRA ZANETTI Adriana Modena 5 marzo 1976. Tennista. ”Non sono in molti a difendere i diritti dei brevilinei nel grande tennis, diventato ormai uno sport per giganti anche tra le ragazze

SERRA ZANETTI Adriana Modena 5 marzo 1976. Tennista. ”Non sono in molti a difendere i diritti dei brevilinei nel grande tennis, diventato ormai uno sport per giganti anche tra le ragazze. Adriana Serra Zanetti, dall’alto dei suoi 160 centimetri (’Sono piccolina, ma cerco di compensare dando sempre il massimo’), a Melbourne ha compiuto una piccola impresa che è già record: si è qualificata, prima italiana nella storia, per i quarti di finale dell’Australian Open [...] Non è la prima volta che la venticinquenne emiliana si affaccia sul grande palcoscenico in una prova dello Slam. Era già successo nel ”95 quando, appena diciannovenne, era stata capace di raggiungere il quarto turno al Roland Garros. Con la conferma dei quarti raggiunti al Foro Italico, la terra battuta era sembrata l’unica superficie su cui potesse esprimersi al meglio ma poi, tra una sosta e l’altra (gli studi, i problemi alla spalla e alla tiroide), Adriana ha dato consistenza al suo tennis bimane (dritto e rovescio, come la Seles) diventando competitiva anche sulle altre superfici: lo scorso anno, a Wimbledon, ha passato due turni sull’erba. ”A 18 anni ero già nelle prime 100 del mondo - racconta lei, quasi incredula -. Poi l’operazione alla spalla nel ”97 e il cambio di allenatore hanno rallentato la mia crescita. Ho avuto paura di dover smettere, ma poi ho imparato a pensare in positivo e oggi sto giocando il miglior tennis della mia vita. Tutto quello che mi succede è bellissimo’. La sua era stata una scelta radicale. Lasciare la famiglia a 14 anni e andare in Argentina ad allenarsi con Jorge Todero. Nel circuito le fa compagnia la sorella Antonella [...] In un ambiente pieno zeppo di giocatrici identiche per caratteristiche tecniche, Adriana si distingue per l’originalità di un gioco fatto di schemi atipici e frenetici. Angoli particolarmente acuti, intervallati da fiondate improvvise, alternate a palle corte micidiali. La sua debolezza? Se la si costringe in difesa diventa vulnerabile” (Roberto Lombardi, ”Corriere della Sera” 21/1/2002). ”Noi quattro gatti italiani abbiamo cominciato a chiamare Serra Zanetti la Seles di Modena [...] ”Se penso che l’anno passato non avevo nemmeno la classifica per affrontare le qualificazioni’ dice, inducendo anche i meno riflessivi tra noi a pensare che qualcosa le deve esser accaduto. Non si tratta, come suggerisce un birbo, di un pellegrinaggio a Lourdes, e nemmeno di un cero accesso a San Gemignano il protettore dei buoni modenesi. C’entrerà la salute ritrovata, gli allenamenti a Viserba con l’argentino Remondegui, il fidanzamento con Federico, maestro di tennis e cuor contento. Saranno tutte queste cose ma, secondo il vecchio scriba, gioca una gran parte una qualità ormai trascurata, sottovalutata, addirittura ignorata nel tennis: l’intelligenza. Questa donnina di 56 chilogrammi, di ventisei anni, è infatti intelligente. L’ha suggerito la sua ultima avversaria, Martina Sucha, slovacca di buonissime letture, se è vero che ha scritto un saggio su William Saroyan, e ne sta preparando un secondo su Erich Maria Remarque. ”Adriana sa sempre quello che sta facendo’ ha affermato con rassegnata dolcezza. ”Si sente che dall’altra parte della rete c’è una mente, e non un robot, come sono tante delle ragazze di oggi. E allora, per non lasciarla pensare, bisogna cercare di metterle fretta, ma la fretta è contagiosa, e si finisce per sbagliare’. [...] Il lettore aficionado perdonerà qualche poco di enfasi al vecchio scriba, non tanto cieco né sciovinista da non riferire un giudizio amabilmente ironico dell’Equipe: ”Le tenniste italiane vanno bene perché la Federazione italiana non se ne occupa’. Ma il risultato di queste ragazze che spesso vengono dalla provincia, e sono ammirevolmente sprovincializzate, non può non sollevare entusiasmo” (Gianni Clerici, ”la Repubblica” 21/1/2002).