6 marzo 2002
SGALAMBRO Manlio
SGALAMBRO Manlio. Nato a Lentini (Siracusa) il 9 dicembre 1924. Filosofo. «[...] vicino a forme di pensiero nichiliste e a pensatori come Emil Cioran o Karl Kraus, poeta e drammaturgo. Negli anni Sessanta ha collaborato con saggi e articoli alla rivista ”Tempo Presente”, diretta da Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte. Ha scritto numerosi libri, da La morte del sole (Adelphi, 1982) a Nietzsche: frammenti di una biografia per versi e voce (Bompiani, 1998). Nel 2004 Adelphi ha pubblicato una sua raccolta di scritti intitolata De mundo pessimo. Nel ’94 avvia la collaborazione con Franco Battiato. Per lui scrive il libretto dell’opera lirica Il cavaliere dell’intelletto e i testi degli album L’ombrello e la macchina da cucire (’95), L’imboscata (’96), Gommalacca » (’98), le canzoni Medievale e Invito al viaggio di Fleurs (’99) e poi Ferro battuto (2001). Nel 2003 interpreta e scrive a quattro mani con il cantautore siciliano la sceneggiatura del film Perduto amor, diretto dallo stesso Battiato. [...]» (’Corriere della Sera” 11/2/2005). «Filosofo paroliere. Ove si dimostra che in Italia, avendo nome, è possibile pubblicare tutto, anche i conti della spesa. ”Né il rammollito nulla del buddismo anale, né il buon summumbonum occidentale”. Dice di sé: ”Sì, sono cattivo, ma non nel senso di Previti, sono un cattivo filosofico io”. Compagno d’arte di Franco Battiato, ha voluto rendere omaggio alla moda di spacciare spremute di cervello con mingherlini e imbarazzanti libricini. Non per fargli danno, ma almeno una citazione è obbligatoria. Dice, di Nietzsche: ”Mi fa schifo la procreazione, la sento come un virus, un’infezione. Diffonde l’essere umano a profusione: preferisco la defecazione”. Sgalambro è dunque Sgalambro, la maschera di quello che ”a un certo punto pensa”. Acuto e solitario nelle senili suggestioni di un tempo, oggi è rinato ragazzino e però è andato, annegato nelle sue notti di funambolo uggioso, tutte le sue notti trascorse nei pub di Catania. Gravato da un nome che lo vuole a tutti i costi filosofo. Ci ha regalato la parodia ”dell’immondezzaio siderale”. Insomma, non dice più niente, scrive solo minchiate. Minchiate tutte editate. Aldo Busi dice di lui; ”E la Yoko Ono di Franco Battiato”» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini” 31/10/1998). «’Ci sono uomini”, diceva Friedrich Schlegel, ”per i quali il furore della noia è la prima sollecitazione alla filosofia”. [...] Qualcosa del genere è accaduto a Manlio Sgalambro, meglio conosciuto come ”il paroliere di Battiato”. La solitudine, la noia, l’avversità alla vita sociale, una furia a lungo repressa hanno fatto di lui uno dei pensatori più originali ed eversivi della scena culturale italiana. Da La morte del sole a Trattato dell’empietà a Dialogo teologico (tutti pubblicati da Adelphi cui, da semisconosciuto, aveva inviato un manoscritto) si sente nei suoi libri il pathos di un pensiero solitario [...] fulgide espressioni come ”I pensatori odierni rimarranno in virtù delle loro sciocchezze” o ”La mia indifferenza per l’altro è il maggior sforzo che io possa fare per lui” o ”Chi vuol salvare questa civiltà deve dapprima diventare stupido, e poi se ne parla” [...]» (Aldo Grasso, ”Sette” n. 45/2001).