Varie, 6 marzo 2002
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Shapiro Shel
• (David Shapiro) Londra (Gran Bretagna) 16 agosto 1943. Fondatore e simbolo dei Rokes • «L’uomo che da leader dei Rokes - accento inglese e leggendaria chitarra a freccia - diede un sottofondo musicale ai sogni della più inquieta gioventù italiana ancora ignara di suoni internazionali, è ora un signore elegantemente freakettone, mechès grigie e smilzo fisico da ragazzino» (’La Stampa”, 24/5/2002) • «Doveva restare quattro settimane, per una delle tante tournée dei Rokes, e invece è diventato cittadino italiano. Nella voce ha la stessa cadenza londinese di quando arrivò negli anni Sessanta, consegnata alla memoria collettiva grazie alle melodie di Che colpa abbiamo noi, la pioggia che va, Bisogna saper perdere: canzoni di un´altra Italia, che l´Italia non ha però dimenticato. [...] ”Devo dire che tra i miei rimpianti, i pochi combattimenti mentali che mi porto dietro, c´è quello di non aver scelto un mestiere che aiutasse il prossimo in modo più tangibile. Anche la musica aiuta, certo, e riconosco di fare un mestiere privilegiato però il lavoro che fanno i medici di Medecins sans frontières oppure di Emergency, quello sì che è ammirevole. Avere la capacità di usare le mani per guarire gli altri è straordinario: sono tra quelli che credono ancora che la maggior parte dei medici rispondano a una chiamata, non a un calcolo economico [...] Se per rock si intende la mentalità di affrontare la vita fregandosene delle ripercussioni di ciò che fai, se le tue azioni sono giuste per quanto contestabili, allora sì: sarei stato un chirurgo rock [...] I Rolling Stones hanno avuto un mercato mondiale, noi Rokes uno più ristretto, che forse abbiamo scelto di avere, o forse per noi scelse il destino. Lavoravamo nel locale rhythm´n´blues di Carnaby Street, poi andammo a suonare ad Amburgo, nello stesso periodo dei Beatles e di tante altre band di Liverpool. Arrivò questa telefonata per andare in tournée in Italia con Colin Hicks, e poi inciampammo in una canzone come Piangi con me che finì al numero uno in America. Così quattro settimane sono diventate quarant´anni» (Carlo Moretti, ”la Repubblica” 15/8/2003).