Varie, 6 marzo 2002
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Sharif Omar
• (Michael Shalhoub) Alessandria d’Egitto (Egitto) 10 aprile 1932. Attore. «[...] fu scoperto nel 1953 da Youssef Chanine nel film Siraa Fil-Wadi diventando un divo del cinema egiziano. [...] ha raggiunto la fama di attore internazionale interpretando ruoli storici (è stato Che Guevara in Che! ,Gengis Khan nell’omonimo film, l’arciduca Rodolfo in Mayerling , il principe Feodor in Pietro il Grande), ruoli romantici (Il seme del tamarindo, C’era una volta, Funny Girl) e anche ruoli d’avventura (L’ultima valle, Ghiaccio verde, Le meravigliose avventure di Marco Polo, Ashanti). Ma la consacrazione tra i grandi è arrivata con due film firmati David Lean: Lawrence d’Arabia (un Golden Globe e una nomination all’Oscar) e, soprattutto, Il Dottor Zivago (nomination al Golden Globe), prodotto nel 1965 dall’italiano Carlo Ponti. Nel 2003, dopo un lungo periodo di silenzio, Sharif riceve il Leone d’Oro alla carriera alla sessantesima mostra del cinema di Venezia con il film Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano. [...]» (’La Gazzetta dello Sport” 10/9/2005). «Ero sempre un film in ritardo, come Vittorio De Sica, il guadagno di ogni film era per pagare debiti di gioco precedenti. Ho smesso anche il bridge, un tempo tra un torneo e un buon film sceglievo il torneo, ho buttato via tante occasioni. E con l´età la capacità di concentrazione diminuisce, è difficile che un campione di bridge superi i 40, 50 anni. Non sono più schiavo di nessuna passione […] Ho avuto meno donne di tutti i miei amici […] Ho amato mia moglie, ho divorziato nel ´68, quando, essendo un attore egiziano e non essendoci un cinema egiziano, non potevo che lavorare all´estero, in genere con produttori ebrei e non rientravo in Egitto per timore che non mi lasciassero più uscire […] Lei era un´attrice famosa, lavorava bene in Egitto, aveva 21 anni e io 35. L´ho lasciata per non tradirla, sapevo che, solo nel mondo, non avrei resistito a qualche tentazione. Ma non ho mai più amato […] Sbandate della durata di un film. Solo un paio di volte ho incontrato donne di cui avrei potuto innamorarmi, ma sono scappato, amore significa una casa, qualcosa da costruire insieme, non potevo disperdere energie, dovevo lavorare e sempre in giro. Mi sono rimaste molte amiche, ma il sesso è finito […] Forse c´è una parte del mio carattere che è così, che ha cercato la solitudine. E adesso non sopporterei di trovare nel bagno oggetti di una lei, o trovare le sue cose in giro per la stanza. Ma non è per misoginia, amo le donne, quelle emancipate, indipendenti, che hanno cose da raccontare. Posso definirmi femminista, non avrei sopportato una moglie in cucina […] Nelle interviste si dicono tante cose per non continuare a ripetersi, si inventa. La noia è normale in uno che vive sempre da solo. Ma ci sono le cene con gli amici, qualche volta vado alle corse dei cavalli, amo il cinema, leggo molto, ho la passione per l´opera, adoro Mozart e il melodramma italiano» (Maria Pia Fusco, ”la Repubblica” 4/8/2003). «[...] Sono un egiziano nato cattolico. Da bambino sono stato in una scuola dei Gesuiti, dove servivo anche la Messa. Conosco molto bene la Bibbia e so tutto degli Apostoli. [...]» (Tiziana Lupi, ”Avvenire” 21/12/2004).