Varie, 6 marzo 2002
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Sheen Martin
• (Ramón Antonio Gerard Estévez) Daytona (Stati Uniti) 3 agosto 1940. Attore. « stato uno dei presidenti che ha mantenuto l’incarico più a lungo e di certo è stato anche uno dei più amati. Martin Sheen, nei panni di Josiah Bartlet, il presidente degli Usa nella serie tv West Wing [...] ha alle spalle una carriera davvero gloriosa, fatta di film importanti come Apocalypse Now [...] ma anche una vita privata che in passato è stata piuttosto turbolenta, ricca di eccessi con droga e alcol. Oggi Sheen è un tranquillo americano che si divide tra l’impegno sociale e politico e il mestiere d’attore, che lo ha portato ad essere una delle più famose star di Hollywood ed a lavorare con i migliori registi [...] ”Sì, sono stato arrestato una sessantina di volte, credo. La prima nel 1986, in una manifestazione contro lo scudo stellare voluto da Ronald Reagan, uno dei momenti più emozionanti della mia vita, quando i poliziotti mi presero mi venne una grandissima paura. Oggi sono abituato, so che ogni azione comporta una conseguenza e sono pronto a pagare il conto per quello che faccio. E lo faccio perché penso che non potrei vivere, non potrei essere in pace con me stesso se non mi impegnassi in queste battaglie [...] Ralph Nader mi chiese di candidami con lui come vicepresidente, ma gli dissi di no, non mi sentivo all’altezza per un simile compito. Ho sbagliato moltissime cose nella mia vita, non potrei permettermi gli stessi errori se fossi alla Casa Bianca, non sono tagliato per un lavoro del genere [...] Interpretare il ruolo di presidente forse mi si addice. Di certo il ruolo di Bartlet è stato uno dei più belli tra quelli che ho avuto nella mia carriera. West Wing è stata una straordinaria innovazione nel mondo della tv, uno show in cui la realtà politica entrava ”in diretta’ nelle storie che raccontavamo. Abbiamo tenuto conto di tutto quello che accadeva e fatto discutere i nostri personaggi di temi che normalmente non fanno parte del mondo dell’intrattenimento. E la gente ci ha seguito. Moltissimo nei primi anni, quando Clinton era presidente, di meno quando gli Stati Uniti, dopo l’11 settembre si sono spostati a destra e il nostro approccio è risultato meno gradito. Eravamo una sorta di universo parallelo, noi democratici e liberali, la vera Casa Bianca repubblicana e conservatrice [...] Ero perduto, mi stavo distruggendo, ma per fortuna mi sono fermato in tempo. E questo cambiamento lo devo al regista Terrence Malick. stato lui a spingermi sulla strada giusta, a farmi capire che dovevo guardare dentro di me per poter uscire dal tunnel in cui mi ero infilato. Lo incontrai a Parigi [...] tornavo da un viaggio in India che mi aveva colpito moltissimo. Mi parlò a lungo, mi fece leggere dei libri, diventò in qualche modo il mio mentore. Gli devo molto [...] Tre esperienze considero fondamentali: quella con il Living Theatre di Julian Beck, che mi fece capire il rapporto tra il mestiere d’attore e l’impegno verso gli altri, La rabbia giovane girato con Malick e Apocalypse Now con Coppola. Posso dire di essere stato fortunato ad avere avuto simili esperienze, che hanno fatto di me un attore migliore”» (Ernesto Assante, ”la Repubblica” 23/6/2006).