Varie, 6 marzo 2002
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Koburgotski Simeon
• Sofia (Bulgaria) 16 giugno 1937. Dal 1943 al 1946 re di Bulgaria col nome di Simeone II. Politico. Dal 2001 al 2005 primo ministro. «[...] alto, magro, con degli occhi azzurri mobili e penetranti, parla pacatamente e bene l’italiano e passa da una lingua all’altra con grande facilità. In quattro anni di governo è riuscito a far cambiare volto al suo Paese (è prevista per il 1 gennaio 2007 l’entrata nell’Unione Europea.) [...] figlio di re Boris e di Giovanna di Savoia, sorella di re Umberto II, già re, anzi zar, di Bulgaria all’età di 6 anni [...]» (Ludina Barzini, ”La Stampa” 29/6/2005). «Alla morte del padre, Re Boris, Simeone II, che allora aveva sei anni, è diventato re, per tre anni. Nel 1946 è andato in esilio con sua sorella e sua madre Giovanna di Savoia, sorella di Re Umberto. Nel 1996 ritorna nel suo Paese dopo cinquant’anni vissuti in gran parte a Madrid. un uomo d’affari di successo, sposato con cinque figli. Oggi, il primo ministro Simeone Sassonia Coburgo Gotha, in bulgaro Koburgotski, ha un ufficio grande, grandissimo, nel gigantesco palazzo del governo costruito alla fine degli anni Quaranta in stile staliniano. Sulla parete sinistra c’è un orologio tondo che segna l’ora ma anche il conto alla rovescia degli ottocento giorni che Simeone ha voluto come tempo per governare con qualche risultato. [...] Simeone II è alto e magro, con degli occhi azzurri mobili e penetranti, parla pacatamente e passa da una lingua all’altra con grande facilità. Nel palazzo reale di Sofia oggi c’è un museo e Simeone abita a pochi chilometri dalla città nella residenza di Vrana» (Ludina Barzini, ”Corriere della Sera” 22/11/2001). «Al mattino metto due sveglie alle cinque e mezzo per preparare la giornata. E anche così ho la scrivania piena di carte [...] Essere eletto è stata per me una grande emozione. Gestire un’azienda o essere capo di un governo è sempre questione di organizzazione, di lavorare in squadra. Certo la responsabilità è enorme. La gente si aspetta tanto e presto. Io non ho che due mani e una testa, già stanca, e i miracoli non si possono fare [...]» (Ludina Barzini, ”Corriere della Sera” 22/11/2001).