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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

SMITH Wilbur Broken Hill (Zambia) 9 gennaio 1933. Scrittore • «[…] sovrano incontrastato del romanzo d’avventura con più di cento milioni di libri venduti nel mondo (di cui 15 in Italia) […] ritmo incalzante, intreccio di tantissimi personaggi fra infiniti pericoli, intrighi, morti, atrocità, amori, coraggi, tradimenti

SMITH Wilbur Broken Hill (Zambia) 9 gennaio 1933. Scrittore • «[…] sovrano incontrastato del romanzo d’avventura con più di cento milioni di libri venduti nel mondo (di cui 15 in Italia) […] ritmo incalzante, intreccio di tantissimi personaggi fra infiniti pericoli, intrighi, morti, atrocità, amori, coraggi, tradimenti. Precisione accurata nelle descrizioni, linguaggio fra il realismo dei fatti, la magia della natura e la furia dei sentimenti, con qualche caduta nel prolisso. Ci vuole bravura per questo, e forse pure una sorte benevola. ”La mia vera fortuna è stata vivere in Africa, un paese straordinario che ha tante voci, storie, meraviglie. Mi sono servite tutte per i miei libri. Devo molto a questa terra. Continuare a raccontarla con passione, fare conoscere le sue vicende è un modo per pagare il debito di riconoscenza”.[…]» (Annabella d’Avino, ”Il Messaggero” 16/3/2005) • «[…] contrariamente a quanto capita con altri scrittori popolari, Smith è molto ammirato dai critici letterari, non solo italiani: forse perché un suo valore letterario l’’ha davvero o perché anche nel duro cuore del critico si annida il fanciullone avido di avventure non prive di sesso, o semplicemente perché uno che è riuscito a diventare ultramiliardario con un mestiere così miserevole come scrivere libri, va invidiato e quindi ciecamente ammirato. Raccontano di un vecchio signore americano che in punto di morte chiede alla figlia di mettergli nella bara per un sereno trapasso i suoi più cari tesori: la foto della sposa, della mamma, il rosario, la maglietta della squadra preferita? No, tutta la sua bibliotechina di Wilbur Smith. Forse è inventata, ma è sicuro che i suoi lettori più appassionati sono soprattutto uomini, cui lui regala caccia grossa, stupri, maschia supremazia, odi, vendette, eroismi. Ed è vero che invece anche per una signora di buona volontà, la sua opera risulta ostica, e può capitarle di perdersi nel labirinto dei suoi riti magici e delle sue battaglie. [...] Nel 1964, il suo primo romanzo, Il destino del leone, lo trasformò da un giorno all’altro da annoiato bancario in soddisfatto scrittore e subito dopo in miliardario in grado di soddisfare ogni desiderio. [...] Smith è nato in Rhodesia, oggi Zambia, e da ragazzo coi genitori è andato a vivere in Sudafrica, da uomo bianco di discendenza inglese, quindi con poche simpatie per i boeri, bianchi di discendenza olandese. ”Io mi sento più africano che sudafricano, ma conosco solo i sentimenti dei bianchi e non potrei mai immedesimarmi in quelli della popolazione nera. Quindi lascio ai neri il compito di scrivere la loro narrativa. Ma la loro tradizione di racconto è orale, quando attorno al fuoco la gente del villaggio ascoltava le storie che i vecchi ricordavano. pericoloso generalizzare, ma penso di poter dire che adesso più di tutto i neri preferiscono la televisione, che in un certo senso li riallaccia alla loro tradizione orale. Però laggiù come ovunque le cose cambiano in fretta e sono sicuro che presto avremo ottimi romanzieri neri sudafricani […] A me piace fantasticare in libertà, ma detesto andare contro la verità storica. Conosco abbastanza per averci viaggiato molto sia l’Egitto che tutta la parte nordorientale dell’Africa. Mi ha sempre affascinato perché lì sono nati l’uomo eretto, la civiltà, le religioni monoteiste… Quando ero piccolo mia madre mi leggeva la storia di Tutankamon e delle sue maledizioni e da allora ho sempre avuto molto interesse per i riti magici, le stregonerie, le antiche religioni. Io però non seguo una vera religione, sono forse animista: le mie cattedrali sono i paesaggi, la natura, le foreste, gli animali [...] Solo negli Stati Uniti per decenni non sono riuscito ad avere successo, perché mi giudicavano razzista. Tutto è cambiato quando è andato al potere Mandela, mi hanno perdonato di sentimenti che non ho mai avuto”. Infatti Wilbur Smith negli anni tragici della lotta per l’indipendenza sosteneva il Progressive Party di Helen Suzman, che riuniva i bianchi socialisti favorevoli alla fine dell’apartheid, ma lui era convinto che solo Mangosuthu Buthelezi, capo degli Zulu, avrebbe potuto unire la nazione sudafricana» (Natalia Aspesi, ”la Repubblica” 27/2/2001).