varie, 6 marzo 2002
SOMMA
SOMMA Sebastiano Castellammare di Stabia (Napoli) 21 luglio 1960. Attore. Lunga gavetta (teatro, conduttore televisivo con M’ama non m’ama nell’87, perfino fotoromanzi), ha ottenuto il successo con la fiction Sospetti. «[...] Palatucci, ossia l’altro Perlasca, per ben tre volte il magistrato tutto d’un pezzo della serie Rai Sospetti, e l’avvocato che si fa in quattro per qualunque diseredato gli capiti a tiro (Un caso di coscienza [...]) [...] nato in paese difficile, come Castellammare di Stabia, ”e sono cresciuto vedendo la paura negli occhi di mia madre. Ma i bambini si proteggono con l’incoscienza. Le mie giornate erano scuola, libri - pochi - in campagna, tra pesche da rubare e contadini ai quali sfuggire»” Poi Napoli, ”a Fuorigrotta, avevo 12 anni, ero nella filodrammatica della parrocchia. Da ragazzo ero pazzo per il cinema, era l’epoca di Porci con le ali, e non facevo che rivedere Hair e Matrimonio all’italiana. Mi dissi: ci provo. Non sapevo nemmeno io a fare che cosa, ma arrivai a Roma, frequentai scuola di dizione prima, di recitazione poi. Ed eccomi qui: chi avrebbe immaginato che - per seguire i primi mesi di mia figlia - mi sarei permesso il lusso di rifiutare il ruolo di Joe Petrosino? [...]”» (Micaela Urbano, ”Il Messaggero” 16/10/2005). « simpatico agli uomini che si riconoscono nel suo carattere volitivo, determinato; è adorato dalle donne che si perdono nel suo sguardo dolce e torbido insieme [...] ”Quando facevo i fotoromanzi avevo una gran voglia addosso di lavorare. Il mondo dello spettacolo mi affascinava. Non rinnego nulla di allora”» (Maria Volpe, ”Corriere della Sera” 28/1/2003). «A 15 anni. Facevo parte di una filodrammatica. Il mio primo spettacolo è stato ”La Santarella” di Scarpetta. Poi ho recitato De Filippo, Palazzeschi, Matilde Serao. Da grande Shakespeare [...] Non ho la smania di recitare in teatro solo perché pare un mestiere più di qualità. Anche il lavoro dell’attore che deve entrare nel personaggio di una fiction e tenerlo in piedi per tante puntate è onorevole. E poi se ti scelgono per figure importanti è anche un servizio che fai alla gente» (’La Stampa” 25/7/2004).