Varie, 6 marzo 2002
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Spaak Catherine
• Parigi (Francia) 3 aprile 1945. La nonna, Marie Spaak, fu la prima donna senatrice del Belgio. Lo zio Paul Henri, uno dei due fratelli del padre, fu ideatore del progetto della Comunità Europea, oltre che primo ministro belga. Attrice, il debutto a 13 anni nel film Il buco di Jacques Becker. A 15 anni è chiamata da Alberto Lattuada, su segnalazione di Sophia Loren, per I dolci inganni con Christian Marquand e Jean Sorel. Il successo arriva con La voglia matta di Luciano Salce, accanto a Ugo Tognazzi, e con Il sorpasso di Dino Risi, con Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant. Dagli anni ”80 è uno dei volti televisivi più popolari. Tra i suoi programmi, Forum con il giudice Sante Licheri, e Harem, il primo talk show tutto al femminile che ha condotto per 15 anni su Raitre. «A me è sempre piaciuto molto recitare, ma in tutti questi anni mi hanno proposto solo ruoli banali e noiosi. Il cinema italiano mi ha dimenticata? Peggio per lui. […] A me piacciono i personaggi fuori dal comune. Amo stupire, ricominciare ogni volta, ripartire da zero, rimettermi in gioco […] Ho interpretato alcuni ruoli molto vicini a me come l’ambigua Madamigella di Maupin di Bolognini, un’eroina che racchiudeva un’anima maschile e femminile. Era simile a me: il mio fisico androgino, asciutto, catturava il pubblico abituato a donne carnali e rotonde. E portavo un senso di ribellione e indipendenza. Mi divertiva fare a pezzi la morale bigotta e ipocrita. Non mi sono mai lasciata condizionare. Ancora oggi la gente si stupisce dei miei tre mariti. Ma quanti amanti hanno avuto altre donne che fanno il mio mestiere? Sarebbe una scoperta interessante […] Ogni dieci anni bisognerebbe cambiare casa, marito, figli e cani. Anzi, i cani no. Scherzi a parte, a me le novità fanno bene. E la mia vita negli ultimi due anni ha subito cambiamenti profondi, ora ho un nuovo compagno» (Sandra Cesarale, ”Corriere della Sera” 23/7/2002) • «Non ho neanche una cassetta. Non rivedo i film. Ma so che sono stati importanti. Vivo più nel presente che nel passato. Ho evitato la trappola in cui sono cadute tante colleghe. E l´ho fatto subito [...] Ho rappresentato un salto generazionale. Ero un modello, le ragazze si vestivano e pettinavano come me. Ma io ero come volevo essere, me stessa. Così come nel mio percorso successivo, sfaccettato: il teatro, la radio, la scrittura, il giornalismo, la tv. Sono sempre io [...] Arrivata a 40 anni non avevo più voglia di fare gli stessi ruoli. Meglio lasciare un buon ricordo, non tradire me stessa. Ho preferito la persona ’di dentro a quella ’di fuori’, non me ne pento [...] Ero più grande della mia età e avevo idee chiare su quello che non volevo. Mai altri hanno deciso per me, mai avute relazioni con registi e produttori, la mia carriera l´ho fatta da sola sbagliando da sola [...] Sui set dell´epoca il rapporto era quaranta uomini e due donne: o ”puttane”, quindi attrici, oppure sarte. Che Tognazzi mi mettesse le mani addosso era ”normale” ma non potrei spacciarlo per un bel ricordo. Ma ho la consapevolezza di aver partecipato a belle cose [...] Mio padre, sceneggiatore, aveva lavorato con Lattuada (La spiaggia) che mi aveva conosciuta bambina. Subito aveva detto ”questa qua farà cinema”. Mi ha chiamata per Guendalina, avevo 13 anni e mio padre ha risposto che dovevo andare a scuola. Ma è tornato alla carica per I dolci inganni. Intanto avevo fatto una particina nel Buco di Jacques Becker e Sophia Loren, dopo aver visto in tv un´intervista che mi avevano fatta all´uscita da scuola, mi ha ”raccomandata”. Ricordo l´arrivo a Ciampino, era il marzo ’60 [...] Harem non poteva essere fatta se non da me, l´ho ideata io su me stessa. Io non sono La voglia matta né Harem, ma un insieme che fa la mia personalità. Loren non è solo La ciociara o la signora che scrive ricette di cucina [...] Non sono affatto una signora borghese. Solo perché non mi presento con le tette di fuori ma rigorosa e diciamo pure elegante? Banalità sconcertante, sfatiamola una buona volta"» (Paolo D’Agostini, ”la Repubblica” 6/6/2003).