Varie, 6 marzo 2002
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Stallone Sylvester
• New York (Stati Uniti) 6 luglio 1946. Attore, famoso soprattutto per le serie di Rocky (fino al V) e Rambo (fino al III) • «La madre, un’astrologa di professione, l’aveva detto in tempi non sospetti: ”Avrai una vita bellissima ma piena di conflitti. Una vita a tutta velocità”. […] Testardo e ossessivo come solo i nati sotto il segno del Cancro sanno essere. […] Quando scrisse il primo Rocky, nonostante in banca avesse solo 28 dollari, rifutò di vendere il soggetto per mezzo miliardo. Il film, che poi vinse l’Oscar, voleva farlo da sé. Testardo fino all’inverosimile, Sly si è trasformato in miliardario grazie a quella scelta. Ma da allora il suo rapporto con Hollywood è stato sempre a corrente alternata.[…] ”Lo sport è l’ultima frontiera di questa umanità. Il campo in cui l’individuo raggiunge veramente i propri limiti, in cui spesso tira fuori il meglio e anche il peggio di se. Non lo dico io, lo ha già spiegato molto bene Ernest Hemingway. Esistono soltanto tre sport: la corrida, scalare le montagne, e le corse d’auto. Naturalmente Hemingway era anche un amante della boxe. Tutte discipline con un tratto comune: non sai mai se alla fine della tua giornata, sarai sopravvissuto. Sono mondi che regalano personaggi unici, introversi, straordinari. Quale altro sport ha mai prodotto un individuo tanto controverso e popolare nel bene e nel male, come Mike Tyson, per esempio? Il pubblico adora chi raggiunge il punto di non ritorno, anche se oggi lo sport è in crisi di valori, e molta gente si spinge all’estremo facendo uso della violenza. Una volta era diverso, molto diverso» […] Ho veramente avuto una vita molto bella e fortunata. Ho quattro figli meravigliosi e una moglie che amo. Certo, se mostrassero il film della mia vita, lo guarderei scuotendo la testa. Ho fatto un sacco di stupidaggini, ed è vero, ho vissuto a tutta velocità, passando dalla vita di guardiano dello zoo a quella di stella del cinema. Ma almeno non mi sono piegato alle leggi di Hollywood e dello stupido star system. In più ho il privilegio di fare film in cui credo. Sono una persona serena. […] A me Rocky 5 non è piaciuto e speravo in una diversa conclusione della serie. Ma per ora è fuori discussione. L’idea mi è venuta quando Foreman ha vinto il mondiale a 46 anni. Ho pensato che potevo provarci, ma nessuno vuol vedere il proprio eroe imbruttito e invecchiato. come quando ti mostrano le foto di Elvis 30 chili più grasso» (Riccardo Romani, ”Corriere della Sera” 24/4/2001). «I suoi personaggi di successo, da Rocky a Rambo alla guida alpina di Cliffhanger, sono vincenti modelli di virilità. […] ”Sono stanco di una vita da Rocky o Rambo, non è l’età a spingermi alla sintonia con me stesso. Non sopporto più chi vuole tastare i miei muscoli. Provo un rifiuto per la violenza e mi avvio a una fase della vita in cui sceglierò personaggi come il perdente poliziotto di Copland […] Ho creato un mio sito (www.sylvesterstallone.com) in cui ho immesso i miei racconti, le mie osservazioni sull’arte, sulla musica. Perché non sono Rambo: sono un collezionista d’arte, dipingo da anni, adoro la musica di Ornette Coleman, Bob Dylan o Tom Waits. Aver avuto meno successo mi ha spinto a essere me stesso. Sono un uomo insicuro, che ha sbagliato molte cose e non è affatto orgoglioso di aver conquistato la fortuna uccidendo persone, glorificando la violenza. Preferivo lo Stallone che se ne stava a casa sua a scrivere storie, a leggere Poe. Non ancora travolto dalla mia immagine. […] Se potessi ricominciare, eviterei di diventare il peggior nemico di me stesso, la mia caricatura. Privilegerei l’interesse per l’arte, mi commuove un Rodin; lo studio delle lingue (ne parlo 4); piccoli film. I produttori chiedono di dispensare adrenalina, uscire dalla macchina dell’industria è duro, diventi egotista per il successo» (Giovanna Grassi, ”Corriere della Sera” 18/6/2001).