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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

Stefanenko Natasha

• Sverdlovsk (Russia) 18 aprile 1971. Conduttrice tv • «Ha cominciato con Gerry Scotti, da valletta muta. Ha continuato con Fabrizio Frizzi, con Paolo Rossi, con Vincenzo Mollica. Giraffona russa, ha avuto un suo momento di popolarità con la pubblicità Riello (’No geli, no scotti più mano!”), ma il successo lo ha raggiunto con Convenscion, la trasmissione di Gregorio Paolini. Ochetta che viene dalla moda? Nemmeno per sogno. Laureata in ingegneria metallurgica. Natasha, la gente si chiede: perché metallurgia? ”A me non me ne poteva fregare di meno dei metalli. Ti mandavano in fabbrica. Io mi presentai in minigonna. Mi accorsi subito che non era l’abbigliamento adatto. Gli operai mi fischiarono e fecero dei commenti pesanti. Ho fatto l’università perché ero brutta.Brutta brutta. Insignificante. Bionda, con ciglia bianche, invisibili. Sembravo un’albina. Non mi si vedeva la faccia. I ragazzi non mi guardavano. A metallurgia il novanta per cento erano uomini. Sfigato o no, pensavo che qualcuno l’avrei trovato. Indifferenza totale. Come fossi inesistente. Camminavo in maniera sgraziata e avevo un taglio di capelli orrendo, perché facevo nuoto ed ero sempre bagnata. Nuotavo con il grande campione Alexander Popov, ”lo squalo”. Ero forte, ero ”Maestro di Sport”, sarei dovuta andare alle Olimpiadi del 1984, facevo i quattro stili. Ma preferii studiare. Abitavo in una città che non esisteva. Mio padre faceva l’ingegnere nucleare in una città segreta, vicino a Sverlosk, negli Urali, dove fu sindaco per molti anni Eltsin. Si chiamava con un numero. Mio padre la mattina usciva di casa e andava a lavorare sotto terra. Faceva bombe atomiche, credo. La città era recintata, protetta da soldati, da kalashnikov e da cani. Noi dovevamo avere un ”pass” per entrare. Il mio primo fidanzatino non poteva venirmi a trovare. Per fortuna avevamo la dacia sul lago. Nel 1992 sono uscita dalla Russia. Avevo 21 anni. Vinsi un concorso di bellezza. Volevo vedere il mondo e scelsi l’Italia perché il visto era più facile. E feci la modella, professione di cui non mi importava nulla. Mi vide Beppe Recchia in un ristorante e mi invitò a fare un programma con Gerry Scotti. Non parlavo una parola di italiano. Facevo la muta. Mi dissero: ”Tu devi solo dire ’Da’. Dicevo ’Da’. Come una cretina. E tutti ridevano. Mi sentivo ridicola e cominciai a studiare l’italiano. Quando dissi ”Buonasera” Gerry Scotti quasi svenne. Avevo paura delle avances degli uomini perché non potevo difendermi a parole e non era il caso di prenderli a schiaffi. Stavo sempre sulle mie. Dicevano: ”E’ una russa fredda”. Mi sono sposata con Luca. Faceva il modello come me. Io avevo dei pregiudizi nei confronti dei modelli. Lui ne aveva nei confronti delle modelle. Ci siamo parlati e abbiamo capito che non eravamo superficiali come altri. Luca quando mi ha visto in costume da bagno è rimasto colpito. Erano tempi d’oro. Non avevo un filo di grasso. Un fisico pazzesco. Sulla pancia avevo la tartarughina, quei muscoli talmente asciutti che formano i quadratini? Normalmente ce li hanno solo gli uomini. Luca mi disse, vedendo i miei addominali: ”Sarai mica un travestito!”. Adesso ho messo un paio di chili e la tartarughina se ne è andata. Da bambina i piccolini mi sfiancavano. Una volta un nanetto mi chiamò ”antennona” e la mia migliore amica si girò e gli disse: ”Ma non è colpa sua!”. I pianti!» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Corriere della Sera” 14/4/2002) • «Fu famosa per via di uno spot dello scaldabagno Riello, praticamente un ritaglio filmico ricavato in un rifugio di un nord che è quasi Siberia con degli scienziati scocciati di dover ospitare i colleghi delle altre spedizioni per la doccia. Entra una specie di Arbeiter alto alto scafandrato in una tuta bianca. Indica la doccia. La zip dal collo scivola verso il basso, ”no geli, no scotti più mano”, un braccio si sguaina dalla manica, ”no geli, no scotti più mano”, un paio di occhi grigi azzurri verdi vampeggiano rivelando nella scorza dello scienziato la più bella invenzione della vita, la donna. Due metri di donna distribuiti nel ragionamento essenziale di una lama. E infatti è snella come una sciabola, che se solo fosse possibile pensarla in una sera del grande inverno davanti al Bolscioi – con le pellicce e i colbacchi candidi, la neve nel respiro – verrebbe da pensare al girotondo delle stelle, alla madreperla delle pistole, alle slitte, verrebbe da pensare a Woland, il demonio eroe di ”Master margarita”, dell’amore che colpisce a un angolo della strada come fosse un bandito, perché è bella come un tuono» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini” 31/10/1998).