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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

Stern Isaac

• Kreminiecz (Ucraina) 21 luglio 1920, New York (Stati Uniti) 23 settembre 2001. Violinista • «Ritornò sul palco, non indossò la maschera antigas, riprese a suonare la Sarabanda dalla Partita in re minore per violino di Bach. A Gerusalemme, durante la guerra del Golfo, l’allarme annunciava l’arrivo di un missile scud iracheno, ma Isaac Stern affrontò l’emergenza a modo suo: ”La musica sarà sempre più forte di ogni minaccia”. [...] Era nato in Ucraina, ma dopo dieci mesi la sua famiglia emigrò verso gli Stati Uniti: Stern fu dunque tra i primi musicisti di nascita russa, di religione ebraica, di nazionalità statunitense: un triangolo di condizioni che molto ha dato alla musica del Novecento. Cominciò a studiare pianoforte, per poi preferire il violino. Appartiene a lui la strepitosa battuta sui motivi della scelta: ”Avete mai provato a scappare portandovi il pianoforte sulle spalle?”. Gli esordi precocissimi, il concerto, sedicenne, con l’orchestra di San Francisco diretta da Pierre Monteux: suonò Brahms, la radio portò la brillante naturalezza e potenza del suo suono nelle case degli americani. Era nato un talento. Poi, saggiamente, preferì interrompere la già avviata carriera e dedicarsi per due anni soltanto allo studio. Artista curioso, partecipe, mai distratto di fronte alle scansioni della storia, chiese a molti compositori contemporanei di scrivere per lui, contribuendo così a rinnovare il repertorio violinistico: tra gli altri, lo accontentarono Bernstein, Penderecki, Dutilleux, Maxwell-Davies. Concertista che amava parlare di ”logica della musica” e sapeva coniugare una spregiudicata disinvoltura tecnica con una passionalità febbrile, non trascurò mai il piacere della ”musica d’insieme”. All’inizio degli anni Cinquanta è ospite di Pablo Casals al Festival di Prades (dove esiste oggi una simile occasione di ascolto per la musica da camera?), fonda poi un trio col pianista Eugène Istomin e il violoncellista Leonard Rose: l’entrata del violino nel secondo movimento del trio op. 100 di Schubert appartiene agli esiti supremi della sua arte. La discografia di Stern è sterminata: esiste, pubblicata dalla Sony Classical, una ”Stern edition”. Possedeva due Guarneri del Gesù: il ”visconte di Panette” (1737) e quello appartenuto a Eugène Ysaye (1732), ma non amava idolatrare il mezzo attraverso cui si esprimeva. Considerava doveroso insegnare: ”Ho la responsabilità di trasmettere alla generazione che verrà quanto ho imparato dai miei maestri”. Isaac Perlman e Pinchas Zukerman sono stati suoi allievi e a tanti altri giovani ha dato la possibilità di studiare. Come è concesso a pochi musicisti, Stern si faceva amare anche per il coraggio di alcune battaglie: usò tutto il suo potere mediatico e di relazioni per impedire l’abbattimento della storica sala della Carnegie Hall che, nel 1957, doveva essere sacrificato ad una nuova ”tower” di 44 piani: ”La Carnegie era, è e sarà non solo un edificio, ma un’idea”. E vinse. Quando Cina e Stati Uniti ripreso normali relazioni diplomatiche, fu il protagonista di Da Mozart a Mao, documentario premiato con l’Oscar ed è il suo violino ad eseguire la colonna sonora di Un violinista sul tetto. Basso, minuto, sorridente, di humour fulminante, amava rispettare le proprie convinzioni etiche: accettò di suonare in Russia soltanto dopo la morte di Stalin e boicottò la Germania, responsabile dello sterminio degli ebrei, fino al 1999. Tornò non per un concerto, ma per un seminario di nove giorni, per verificare come ”i giovani musicisti tedeschi abbiano assorbito la lezione di Bach, Beethoven, Brahms e Mendelssohn”. E aggiunse: ”Non è umano non dare a un popolo una possibilità di cambiare. Sono venuto ad ascoltare, cercare e pensare. Ma io non dimentico”» (’La Stampa” 24/9/2001).