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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

STING (Gordon Matthew Sumner) Newcastle (Gran Bretagna) 2 ottobre 1951. Cantante • «Prima c’erano i Police: quattro anni di vta, cinque album ufficiali, una popolarità planetaria grazie a canzoni indimenticabili come Roxanne, Message in a bottle, Every Breath You Take, Walking on the Moon, Don’t Stand so Close to Me

STING (Gordon Matthew Sumner) Newcastle (Gran Bretagna) 2 ottobre 1951. Cantante • «Prima c’erano i Police: quattro anni di vta, cinque album ufficiali, una popolarità planetaria grazie a canzoni indimenticabili come Roxanne, Message in a bottle, Every Breath You Take, Walking on the Moon, Don’t Stand so Close to Me. Alla batteria di Stewart Copeland e alla chitarra di Andy Summers, quel primo Sting aggiungeva il sapore jazze-reggae del basso elettrico oltre a un’innovativa vocalità straordinaria e tagliente. Nell’85 prende il via la carriera del secondo Sting, quello solista, anche se i Police non si sono mai ufficialmente sciolti e regolarmente girano voci di un ritorno del trio. Questo periodo è scandito da successi come Fields of Gold, Englishman in New York, They Dance Alone, Fragile, Russians» (’GQ” ottobre 1999) • «Il più rinascimentale degli artisti rock [...] il più straordinario fenomeno del rock [...] un esempio di longevità e di successo; l’unico sopravvissuto, in perfetta forma, al fuoco punk di venti anni fa; l’unico a mantenersi sempre su livelli d’eccellenza [...] ”Ho preso droga ma non sono mai caduto nella dipendenza. Per un musicista rock la droga, senza distinzione tra marijuana, alcol o eroina, fa parte del cliché, ci passi dentro per forza. Poi c’è chi rimane invischiato e chi se ne libera. Con i miei figli parlo molto di questo argomento, spiego loro i rischi, voglio che abbiano idee chiare. In Inghilterra c’è questo slogan contro la droga che dice ”just say no”, io preferirei che si usasse ”just say know”, perché la consapevolezza è tutto [...] Sono un ragazzo fortunato. Canto molto bene, la mia musica piace e ho una bella moglie, dei figli splendidi. All’inizio non pensavo che sarei arrivato a questo [...] A 16 anni correvo i 100 metri. Nessuno era più veloce di me, ma un giorno un ragazzo mi ha battuto e ho smesso. Ho capito che quello era il mio massimo: nei 100 contano i muscoli, o li hai o no. Io non li avevo. Lo sport è crudele. Nell’arte la competizione non esiste: con Bruce Springsteen o Peter Gabriel, miei cari amici, ci confrontiamo su chi vende più dischi. A turno vince uno di noi, ma è diverso, non è una gara. Ognuno ha la sua strada, ognuno corre per sé [...] Non sono un attore anche se ho recitato in più di dieci film. L’ho fatto per curiosità e, almeno all’inizio, anche per guadagnare qualche soldo. Non ho mai studiato recitazione e non ho mai passato ore davanti al telefono aspettando la chiamata di un produttore [...] Sono un po’ sordo. Un rischio professionale per chi è esposto a forti rumori. A volte quando sono in auto non riesco a capire chi mi parla dal sedile davanti. Ma non sto peggiorando [...] So che molta gente mi ritiene un arrogante e mi dispiace, non credo di esserlo. Forse ho solo un viso arrogante. Forse dipende dalle fotografie: quando guardo in macchina indosso una maschera, non voglio farmi rubare l’anima e così mi difendo”» (Antonio Orlando, ”GQ” ottobre 1999) • «’[...] mi sono trasformato, da figlio di un umile lattaio inglese senza alcuna via d’uscita, in un musicista di discreto successo” [...] Ha venduto sui 90 milioni di dischi (ed è doveroso ricordare che, secondo un articolo del ”Times” di qualche mese fa, guadagna 1 sterlina - circa 1 euro e mezzo - al secondo); ma poi non bisogna neanche dimenticare che fra le star consolidate di mezza età il maestrino di Newcastle è anche quello che più riesce a conciliare i gusti del pubblico maschile e femminile: un po’ per il genere senza tempo che si è inventato, una mescolanza morbida ed elegante di jazz e pop con spezie che assecondino la moda del momento (l’ultima è stata l’etno); e un po’ anche perché ha conservato una allure sexy che cattura più generazioni. Non solo è un bell’uomo dal fisico prestante. Resta sempre nell’aria, quando si parla di Sting, la confessione che qualche anno fa gli ”sfuggì”" sulla propria resistenza erotica grazie allo yoga. Disse che poteva fare l’amore anche per otto ore di seguito e a lungo non si parlò che di questo: solo molto tempo dopo, precisò che nelle otto ore erano compresi almeno un pasto e la visione di un film. Ma intanto la fama era volata. [...] Uomo che non maschera l’età. Porta con orgoglio le ampie macchie grigie sulla corta barba bionda, concentra la civetteria sull’eleganza degli abiti e si concede alle confessioni nella sua nuova veste di gentiluomo saggio che viene da molto lontano. [...] Nella sua Newcastle, crescendo con i tre fratelli accanto al padre lattaio Ernest Sumner e alla madre parrucchiera Audrey, il futuro Sting si sentiva paralizzato per sempre dalla povertà e dalla rigida divisione delle classi sociali. [...] Si sa che la star aveva affrontato negli Ottanta un percorso psicanalitico. Quel che successe alla fine fu la scoperta di una solidità all’interno della famiglia che aveva a sua volta costruito: ”Ho dovuto viaggiare per immense distanze per realizzare che cosa davvero significhi casa”. Sarà anche per questo che di case, oggi, la famiglia Sumner trabocca: una, si sa, è in Toscana a Figline Valdarno, dove ha appena acquistato alcune colline circostanti per produrre altro vino e olio; una seconda è a Malibù, sull’oceano della California, una terza è nel quartiere londinese di Hampstead e una quarta nella campagna inglese, una quinta a New York. Ma naturalmente, quando Sting parla di casa, si riferisce alla famiglia: ”Mi sono organizzato con i tour, e riesco quasi sempre a dormire in una delle mie residenze, facendo il pendolare con l’aereo privato. Ogni agosto è sacro, riservato alla Toscana: ed è il meglio perché sono con i miei figli”. Di loro è molto orgoglioso: ”Mi complimentano tutti perché sono educati, e belle persone. Quando sono intorno ai 18 anni, porto ognuno di loro in un viaggio in cui siamo soli: esser solo con tuo figlio è molto importante, impari a conoscerti”» (Marinella Venegoni, ”La Stampa” 12/8/2003) • «Faccio musica per mio piacere personale. Che abbia successo o no non influisce. Non inseguo le mode, faccio un disco per me, per i miei amici, per i musicisti. Se scala le classifiche bene, altrimenti lo farà il prossimo. [...] Nel pop l´amore è tutto sentimento, violini e cinguettii. Invece può essere davvero un´emozione violenta. [...] Negli ultimi anni ho cercato di dare prima una struttura musicale al brano, lasciando che la musica mi suggerisse una storia, uno stato d´animo, un personaggio, una piccola soap. [...] Agli esordi un cantautore tende a essere autobiografico, ma con la maturità risulta più semplice mettersi nei panni delle altre persone e vedere il mondo dal loro punto di vista. Come in Never coming home, la storia di una donna che lascia il marito violento per iniziare una nuova vita. Io do voce a entrambi i personaggi» (Gary Graff, ”la Repubblica” 19/9/2003) • «Il bambino si chiamava Gordon Sumner: solo più tardi un musicista dei Phoenix Jazzmen (con cui si esibiva quando era ancora un maestro elementare che cercava disperatamente di suonare il basso come Mingus e Stanley Clarke nei club di Newcastle) gli avrebbe regalato il soprannome di Sting. Era figlio di un lattaio. Ora è una star del rock con un passato da Hall of Fame. Una carriera fulminante con i Police, un curriculum da artista versatile che spazia dal jazz al rock, dal teatro di Brecht (L´opera da tre soldi) al cinema (Dune, The bride). [...] Il rapporto con i genitori è il nodo della sua inquietudine esistenziale, il tormento che per decenni l´ha tenuto lontano da Newcastle. La mamma, ”la prima donna dei miei sogni”, gli trasmette l´amore per la musica e la passione. Il ragazzo è felice, vince una borsa di studio per le magistrali, ma in casa qualcosa non funziona. Lo scopre da solo: la vede mentre fa l´amore con Alan, un collega di suo padre. Lei sa che lui sa. Si rifugia a casa dei nonni e comincia a picchiare come un forsennato sui tasti del pianoforte. ”Non riesci a suonare qualcosa di meglio di questa broken music, di questa musicaccia?” gli grida sua nonna. Da quel momento diventa testimone muto di un amore che si disintegra ma che ostinatamente continua a chiamarsi famiglia. Ogni giovedì sera la mamma fa visita a ”un´amica”. Suo padre si chiude in un mutismo doloroso e inespugnabile. I personaggi si muovono in una scacchiera dove si sfiorano senza mai toccarsi. Una distanza che neanche la morte riuscirà a colmare. In uno dei momenti più toccanti di Broken music (l’autobiografia), Gordon, che ha appena ricevuto in regalo una nuova bicicletta, scruta i movimenti sua madre. giovedì sera, lei indossa il soprabito per la ”fuga” settimanale. Non visto, il ragazzo pedala furiosamente per tenere il passo con l´automobile della signora Sumner. Sospetta che quell´amica sia solo una complice. Vuole avere le prove della tresca. E infatti l´auto svolta nella direzione opposta, verso la casa di Alan. Incapace di stabilire col padre un rapporto di complicità e di conquistare la sua approvazione, Sting sceglie di suonare il basso, ”lo strumento che meglio si adatta al lato oscuro della mia personalità, molto meglio della chitarra. Ero alla ricerca di un quieto e stoico eroismo musicale che assomigliasse a quello di mio padre nella vita”» (Giuseppe Videtti, ”la Repubblica” 9/12/2003).