Varie, 6 marzo 2002
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Stoiber Edmund
• Oberaudorf (Germania) 28 settembre 1941. Politico. Dal 1999 al 2007 presidente della Csu, il partito che dal 1949 guida incontrastato la Baviera • «[...] è stato l’ultimo padre padrone della Csu e della Baviera, da lui governata per 14 anni [...] Alle [...] elezioni del 2003, Stoiber ottenne una trionfale rielezione con i due terzi nel Parlamento regionale. Ha avuto meno fortuna al livello federale: da candidato al cancellierato dell’Unione Cdu-Csu, nel 2002, subì una cocente sconfitta da Gerhard Schröder; il declino definitivo della sua stella è iniziato alla fine del 2005, dopo la sua improvvisa ed inspiegabile rinuncia a entrare come superministro nel governo Merkel. [...]» (Vincenzo Savignano, “Avvenire” 30/9/2007) • «Che non sia un bavarese come gli altri ha senz’altro pesato sulla scelta come candidato dell’opposizione alla Cancelleria, di fronte al socialdemocratico Gerhard Schroeder, il cui mandato scade in settembre. La designazione del ministro-presidente di Monaco, nove mesi prima delle elezioni federali, sarebbe stata assai più difficile senza quel suo tratto prussiano che nasconde in lui ogni apparente somiglianza con lo stereotipo del bavarese gioviale e chiassoso. Per l’Unione cristianodemocratica (Cdu), che abbraccia l’insieme della Repubblica Federale esclusa la Baviera, non è stato indolore cedere il posto chiave al capo d’una formazione minore, ma non subalterna, quale è l’Unione cristianosociale (Csu), considerata la piccola sorella bavarese. rappresenta il successo ininterrotto. A renderlo un avversario temibile per il cancelliere in carica è però anche quel suo piglio, quel suo tratto prussiano, che non lo confina, appunto, nella caricatura del bavarese rumoroso, spesso fastidiosa, o troppo provinciale, per la gente di Berlino e di Amburgo. [...] È noto il suo scarso amore per la birra nella terra in cui la birra è come l’acqua santa. Quando proprio la deve bere, ad esempio all’Oktoberfest, la rituale libagione d’autunno, quando la Baviera è invasa da boccali traboccanti schiuma, sembra che ingurgiti una medicina. In quanto alle riunioni popolari vi fa brevi apparizioni, pronuncia discorsi taglienti, dai quali a volte spuntano citazioni latine; e appena può se la svigna, ritorna nel silenzio della Staatskanzlei, da dove amministra da quasi dieci anni uno dei più ricchi Laender della Repubblica Federale. Né si spende troppo nell’esibire la cordialità dei tedeschi del Sud (dei quali si dice siano i primi italiani del Nord). Questo ritratto del personaggio è ormai leggendario, suona persino un po’ ovvio: è lo studiato ritratto dell’antieroe che diventa eroe proprio perché le sue virtù non sono quelle degli altri. La Baviera, in cui quelli del Nord vedono qualcosa di sguaiato, è in realtà una provincia sofisticata e cosmopolita, che a volte esibisce un forte accento, non senza civetteria, come un segno d’identità. Stoiber però non lo sbandiera troppo. I suoi argomenti sono a volte pesanti come macigni. Le battute sono la sua specialità. È un oratore che sa scandalizzare e ferire, senza essere volgare. Le decantate peculiarità, rispetto agli stereotipi bavaresi, rendono il leader cattolico e conservatore più accettabile alla Germania del Nord, liberale e laica, comunque protestante, tradizionalmente allergica, almeno sul piano politico, all’esuberante Germania del Sud; e adesso forse anche un po’ invidiosa di una provincia passata in cinquant’anni da un’economia rurale a un’economia industriale che ha moltiplicato i redditi individuali; oggi tra i più alti della Repubblica federale; e dove la disoccupazione è la più bassa nelle statistiche nazionali. Ventidue anni or sono Stoiber era uno dei più stretti collaboratori di Franz Josef Strauss, quando l’allora ministro-presidente bavarese tentò di conquistare la Cancelleria federale e subì una clamorosa disfatta di fronte al socialdemocratico amburghese Helmut Schmidt. Strauss aveva carisma in Baviera ma appariva troppo agitato, “troppo meridionale” al resto del Paese. Stoiber è il contrario del suo predecessore, all’ombra del quale è cresciuto politicamente: ha un aspetto ascetico; è asciutto nel fisico e preciso nel linguaggio; di Strauss ha conservato molti temi, che esprime con un misto di foga e di rigore. Insomma, dice cose pesanti con una certa eleganza. Il partito di Stoiber è presente nei più remoti angoli della Baviera, attraverso una rete di associazioni che abbraccia tutte le categorie sociali, dagli agricoltori ai professionisti. Gli sfugge soltanto la città di Monaco, amministrata dai socialdemocratici. Si è soliti riassumere la politica della Csu con tre K: Kirche, Kinder, Kueche (Chiesa, bambini, cucina). Vale a dire una politica ultraconservatrice. In realtà prevale il pragmatismo dei vecchi partiti popolari. L’opposizione dice con una punta di disperazione che è impossibile seguire le evoluzioni di Stoiber. Se il discorso generale resta più o meno immutato, nella pratica, per non perdere gli elettori, non esita a compiere le evoluzioni più spericolate. Per definire la sua linea si ricorre a una metafora, si dice che egli oscilla “tra le braghe di cuoio e il computer”, tra la tradizione bavarese e il progresso. [...] Quando in Austria esplose il caso Haider, Stoiber difese il capo carinziano. Si parlò allora d’un filo che corre lungo le regioni dell’arco alpino. Un’inquietante alleanza di sentimenti nel cuore ricco dell’Europa. In quell’occasione il ministropresidente di Baviera si delineò come il leader (non solo) virtuale di quell’intesa basata sul comune desiderio di conservare un’identità quasi tribale. I suoi attacchi all’Europa che aveva isolato Haider sembrarono avvalorare la tesi. Alcuni profondi conoscitori della Baviera, collaboratori del liberale quotidiano “Sueddeutsche Zeitung”, videro tuttavia nel comportamento di Stoiber uno delle solite manovre. Egli doveva riacciuffare le correnti d’opinione favorevoli a Haider che si sarebbero potute concretizzare nel Land. Ma non per questo c’era un legame tra i due. Con questa tattica egli sarebbe riuscito, seguendo gli insegnamenti del suo maestro Strauss, a evitare la nascita di formazioni d’estrema destra in Baviera. Di questo si vanta spesso. Ripercorrendo i suoi discorsi si prova comunque un certo fastidio, di cui non è facile liberarsi del tutto. Più che un euroscettico, è un eurocritico. Vuole che l’Europa abbia una politica estera e una difesa, ma al tempo stesso desidera un ridimensionamento della politica agricola. E anche una definizione più precisa delle competenze europee, nazionali e regionali. Anche in questo l’opposizione vede un doppio gioco. Nella pratica è molto più conciliante con Bruxelles» (Bernardo Valli, “la Repubblica” 19/1/2002).