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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

STRADA

STRADA Gino Sesto San Giovanni (Milano) 21 aprile 1948 • «Vociante demagogo della carità [...] l’unico operatore umanitario al mondo capace di produrre più chiacchiere che opere di bene [...] La sinistra e la buona gente della Milano che spende hanno scelto questo strano profeta per abbellire le loro coscienze e prender voti ma forse cominciano ad accorgersi che ad aggiustare i corpi rovinati dalla violenza terroristica e dalla guerra sono in tanti – Dio li benedica – ma a guastare le identità e le anime tormentate della gioventù, con smargiassate buoniste prive del più naturale senso del tragico, sono in pochi: e uno di questi pochi è lui, l’acclamato chirurgo di nome Gino Strada» (’Il Foglio”, 18/12/2001). «Primo: lui non crede alla politica come strumento di gestione e di composizione dei conflitti. Secondo: non crede, quindi, agli strumenti istituzionali della politica, i Parlamenti, i governi, gli organismi internazionali, la diplomazia. Terzo: non crede neppure alla democrazia rappresentativa secondo la quale il popolo delega ai Parlamenti e ai governi, attraverso libere elezioni, la difficile funzione di mediazione fra l’idea del mondo come vorremmo che fosse (la pace universale, l’eguaglianza) e il mondo com’è (le guerre, le ingiustizie); la sua proposta di chiedere per referendum agli italiani se siano o no per la guerra è concettualmente e politicamente esilarante. Quarto: sa benissimo che le guerre ci saranno sempre e che non le si potrà fermare mettendoci tutti uno straccetto bianco al polso. […] Il che non significa peraltro che, a modo suo, egli non sia un politico. […] Voleva, ieri, che il suo ”ospedale di guerra” in Afghanistan funzionasse; vuole che, in caso di guerra, funzioni, domani, in Iraq. Prendersela con l’Onu o con gli Stati Uniti non costa; prendersela coi talebani, gli sarebbe costata l’espulsione dall’Afghanistan; prendersela con Saddam Hussein, gli costerebbe quella dall’Iraq. Il suo pacifismo è una grande operazione di marketing e perciò tutt’altro che velleitario. una macchina per produrre consenso e sostegno, nazionale e internazionale, anche finanziario, alla propria opera di ”chirurgo di guerra”, ovunque ci sia una guerra, indipendentemente da chi la combatta e perché. Egli è animato dalla stessa, grande ambizione personale di tutti i predicatori e i facitori del bene di tutti i tempi. Una sorta di madre Teresa di Calcutta, un po’ più chiacchierona. In versione laica, egli assomiglia a quei capitalisti-filantropi, meno chiacchieroni, che in passato hanno finanziato e fatto finanziare dai loro amici la costruzione di ospedali, case di riposo e quant’altro. Lui i soldi, di suo, non li ha. Per indurre gli altri a impegnarsi, ci mette la sua opera di chirurgo e la sua predicazione pacifista. Conosco gente che, pur non condividendo una sua sola parola, lo ha finanziato e continua a finanziarlo» (Piero Ostellino, ”Corriere della Sera” 16/11/2002). Tommaso Pellizzari, ”Sette” n. 3/1999.