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 2002  marzo 06 Mercoledì calendario

Streisand Barbra

• Brooklyn (Stati Uniti) 24 aprile 1942. Attrice. Cantante. Oscar come migliore attrice nel 1969 (Funny Girl) • « una di quelle mamme cattive che intimidiscono gli uomini e li incantano nella speranza d’aver trovato chi sappia guidare e dominare la loro vita. A volte sembra un travestito. Sempre può essere imitata e viene parodiata negli spettacoli di travestiti. Ha una voce antiquata e meravigliosa, una forza indomabile, una volontà da newyorchese, un figlio poco felice. Agli inizi, brutta com’era, partiva male: poche qualità, enorme ambizione. Assunto il controllo di se stessa, ha imparato a cantare meglio, a muoversi con sicurezza (Funny Girl, Hello Dolly), a recitare (Come eravamo, Pazza), a sostenere appassionatamente il partito democratico e l’ambientalismo, a spostarsi da diva accompagnata da un corteo di dieci persone più il cane Samantha, anche a rimanere lontana dallo schermo otto anni per poi tornare in una parte secondaria, in una commedia domestica minore [...]. Cantante, attrice, regista, produttrice: soprattutto ostinata, imperiosa, comandante» (Lietta Tornabuoni, ”L’Espresso” 23/12/2004) • «Dopo aver studiato alla Bais Yakov School e alla Erasmus Hall High School di Brooklyn, è a Manhattan a cantare nei cabaret. La sua voce che osa l’inosabile e il suo magnetico appeal la catapultano ben presto a Broadway […] Nel 1965 è già una stella della televisione che merita show personalizzati come My name is Barbra […] Il battesimo cinematografico avviene con Funny Girl: Oscar come migliore attrice protagonista e una sequenza che sovrasta tutte le altre, quando intona Don’t Rain On My Parade. Replica il successo con Hello, Dolly (1969) e con Come eravamo (1973). Ma la commedia musicale, che la vede indiscussa protagonista, è un’arma a doppio taglio: difatti, quando nel 1975 e nel 1976 interpreta Funny Lady (il sequel di Funny girl) ed nata una stella il responso del box office è tutt’altro che irresistibile, in compenso le canzoni tratte dalla due pellicole si arrampicano in vetta alle classifiche […] I suoi lineamenti hanno un che di picassiano: naso e bocca extralarge, occhi ravvicinati e un po’ strabici. Eppure, quand’è davanti alla macchina da presa, il suo viso perfettamente imperfetto si riempie di dolcezza e sensibilità. Come Liza Minnelli, riesce ogni volta a bucare lo schermo» (Stefano Bianchi, Un secolo di grande cinema - 100 Star, supplemento a ”Ciak” del settembre 2000) • «Una donna determinata, affascinante, simpatica, ironica, che tiene rigorosamente lontani da sé tutti i marchingegni del divismo. Una volta si definì: un’attrice che canta, ma anche questa definizione le sta stretta per tutto quello che ha seminato nel mondo dello spettacolo. Oltre i due Oscar, ha vinto tutti i premi possibili ed immaginabili ed è, insieme ai Rolling Stones, al terzo posto (con 36 dischi d’oro) delle vendite di tutti i tempi, preceduta da Elvis e dai Beatles. […] ”Le cose che amo di più oggi sono: costruire case, arredare stanze, essere impegnata in politica, perseguire ideali… E di tanto in tanto fare dischi e film […] Non mi piace la fama, la notorietà, mi piace solamente il lavoro, il processo che porta alla creazione di qualcosa: un disco, un film, un abito, una casa, una relazione…”» (Vincenzo Mollica, ”Il Venerdì” 16/1/1998) • «Mai bella secondo i canoni tradizionali, un naso e un profilo decisamente ”importanti”, ha lottato per uscire dai limiti della ragazza sgraziata, simpatica, ma bruttina, e grazie alla magia della sua voce e a una determinazione implacabile si è imposta come artista e donna d’affari – è una delle donne più potenti e ricche d’America – ma anche come irresistibile seduttrice. Dopo il divorzio nel 1971 da Elliott Gould, da cui nel 1966 è nato il figlio Jason, ha messo su una bella collezione di incontri e di addi: Omar Sharif, Ryan O’Neil, Kris Kristofferson, Yves Montand, Warren Beatty, Jon Peters, Trudeau, André Agassi…» (Maria Pia Fusco, ”Il Venerdì” 24/1/1997) • «La diva delle [...] si è costruita nel corso dei decenni una reputazione di ”control freak’, maniaca del controllo (lei preferisce dire ”perfezionista”). [...] Sono pigra, fare film è uno strazio. Sei costretta ad alzarti presto la mattina, truccarti, fare i capelli, sottoporti alle prove di costume. Una scocciatura. Come del resto dare interviste [...] Ricordo solo due occasioni in cui mi sono emozionata in presenza di qualcuno. La prima, quando incontrai Marlon Brando. La seconda, con Kevin Costner: avevo una cotta per lui [...] Sono una liberal irriducibile. In Europa direste una di sinistra. Dunque tagliata fuori. Ha mai visto un democratico di sinistra governatore, sindaco o qualcosa del genere? La destra non ha problemi con un attore repubblicano, Arnold Schwarzenegger, al governo della California; Ronald Reagan è potuto diventare presidente degli Stati Uniti e quel fascistone di Charlton Heston essere capo della Nra, la National Rifle Association, la lobby delle armi. Se sei un democratico liberal è invece tutto no-no-no. E mi fanno arrabbiare i democratici che non difendono i valori fondamentali della sinistra, non si curano della previdenza sociale, della salute e del sistema delle scuole pubbliche. Pensi alla lotta contro la segregazione razziale, contro l’apartheid, contro il lavoro minorile. un retaggio del liberalismo, dovremmo esserne fieri. Invece sembra che tutti se ne vergognano. Mi vergogno io a pensare a loro”. [...]» (Silvia Bizio, ”L’Espresso” 23/12/2004) • «[...] ”Diciamolo chiaramente: il cinema è una noia mortale e non mi diverte affatto alzarmi alle cinque del mattino per farmi fare due ore di trucco e capelli! A me piace dormire al mattino fino a tardi e staccare il telefono” [...] Una primadonna d’altri tempi [...] ”mia madre non mi ha mai dato nessuna disciplina. [...] non mi hanno insegnato le buone maniere, non abbiamo mai mangiato a cena insieme intorno a un tavolo, non abbiamo mai avuto una conversazione. Io mangiavo seduta su un vaso in giardino. Stavo seduta con la gamba sul tavolo. stato molto difficile per me imparare che la gente non sta seduta con la gamba sul tavolo. Non so perché sono diventata così. Ricordo che quando avevo dieci anni ho fatto vedere io a mia madre come fumare una sigaretta, perché lei lo faceva in modo buffo. Non ho mai avuto regole. Non dovevo essere a casa a una cert’ora, andavo al teatro d’estate a 14 anni, raccontavo bugie quando studiavo recitazione e per non ferire i sentimenti dei miei insegnanti non dicevo che andavo in due diverse classi con uno pseudonimo. Forse è un modo di essere che ho ereditato geneticamente [...] Mio padre era un uomo straordinario. Io non l’ho mai conosciuto, è morto quando avevo 15 mesi, ma è una delle persone descritte nel libro Leaders of Great Education. Ha insegnato a carcerati e a giovani criminali, scriveva poesie e disegnava album fotografici e voleva essere uno scrittore e un insegnante allo stesso tempo. Io mi scopro sempre più come lui, anche se non ho mai scritto nulla, neppure una tesi di laurea. Ho scoperto la letteratura, Cechov e Turgenev, e le commedie greche a 16 anni perché volevo fare l’attrice. Andavo in biblioteca e leggevo Garcia Lorca e Medea e Giovanna d’Arco e sognavo di recitare quei personaggi. Nessuno poteva dirmi allora come dovevo essere e tanto meno ora” [...]» (Silvia Bizio, ”la Repubblica” 15/2/2005).