Varie, 6 marzo 2002
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Suarez Luis
• La Coruna (Spagna) 2 maggio 1935. Ex calciatore. Pallone d’oro 1960, secondo nel 1961 e nel 1964, terzo nel 1965, quarto nel 1959, ottavo nel 1963, quindicesimo nel 1962. Con la nazionale ha vinto gli europei 1960, col Barcellona le Coppe delle Fiere 1955/58 e 1958/60, con l’Inter le coppe dei Campioni 1963/1964 e 1964/1965 e gli scudetti 1962/1963, 1964/1965, 1965/1966 • «Uno dei più grandi registi della storia del calcio, forse la più importante pedina dello scacchiere della grande Inter di Angelo Moratti ed Helenio Herrera. Mezzala completa, aveva la rara capacità di ribaltare velocemente il gioco con i suoi lanci lunghissimi e molto precisi a tal punto da essere soprannominato ”l’architetto”. Cresciuto nel Deportivo La Coruna, a 19 anni fu prelevato dal Barcellona e mandato in orbita. Negli otto anni di milizia in maglia azulgrana Luisito, insieme all’uruguayano Villaverde, offrì la misura di ciò che una coppia di talenti può garantire allo spettacolo. All’Inter lo volle Helenio Herrera che lo aveva scoperto e valorizzato nel Barcellona dove segnò 112 gol in 216 partite, vincendo due titoli della Liga, due coppe del Re e due coppe delle Fiere. Nel 1961 Angelo Moratti lo portò all’Inter sborsando una cifra di 250 milioni di vecchie lire ed è innegabile che la sua classe infinita consentì ai due velocissimi attaccanti, Jair e Mazzola, di diventare micidiali e irresistibili per qualsiasi difesa. In nove stagioni con Luis Suarez, l’Inter vinse tre scudetti, due coppe dei Campioni e due coppe Intercontinentali. Chiuse l’avventura italiana nel 1973 nella Sampdoria con un ruolino di 51 gol in 320 partite. Campione d’Europa con la nazionale spagnola nel 1964, ha vinto il Pallone d’oro nel 1960, fu secondo nel 1961 e 1964, terzo nel 1965. La classe, l’eleganza e il portamento ne hanno fatto un vero signore, sia in campo, sia in panchina che dietro una scrivania» (Luca Marianantoni, gazzetta.it dicembre 2004). «[...] La sua grandezza può essere forse valutata ripensando al clima dell’arrivo nella Milano del ’61: il quotidiano ”La Notte” lo definisce ”el pibe de oro” (lo stesso nomignolo che toccherà a un certo Maradona) [...] recupera palloni, fa girare i reparti, detta i tempi, sa coprire, ha il tiro e il senso della porta. Un’intelligenza calcistica superiore [...] un fuoriclasse, un gentleman, un atleta che sa emozionarsi: sono celebri i suoi pianti a dirotto dopo alcune sconfitte [...] Come allenatore non brillerà altrettanto: crea in Spagna una bella Under 21, ma le due volte che si siede sulla panchina interista sono dolori. [...]» (Dizionario del calcio italiano, a cura di Marco Sappino, Baldini&Castoldi 2000). « stato uno dei più grandi registi del calcio europeo. Eccezionali la rapidità e la precisione con cui ribaltava il fronte di gioco con lanci lunghissimi. Dopo aver contribuito a importanti successi del Barcellona, è stato il fulcro dell’Inter di Moratti e Herrera [...]» (Enciclopedia dello Sport Treccani).