Varie, 6 marzo 2002
TACCONI Stefano
TACCONI Stefano Perugia 13 maggio 1957. Ex calciatore. Portiere, è cresciuto nello Spoleto, ha poi giocato con Inter, Pro Patria, Livorno, Sambenedettese, Avellino, Juventus e Genoa. Il suo palmares con la Juventus: due scudetti (’84 e ’86), una Coppa dei Campioni (’85), una Coppa delle Coppe (’84), una Coppa Uefa (’90), una Supercoppa Europea (’84), una Coppa Italia (’90) e una Coppa Intercontinentale (’85). È uno dei cinque giocatori italiani che hanno vinto tutte e tre le coppe europee (gli altri sono Antonio Cabrini, Gaetano Scirea, Marco Tardelli, Gianluca Vialli). Sette presenze in nazionale • «Ha sempre avuto la lingua lunga: “Ho litigato con tutti, Boniperti in testa. Mai avuto un procuratore: facevo tutto per conto mio, contratti e litigate”» (Mimmo Ferretti, “Il Messaggero” 30/10/2002) • «[...] Da quando ha smesso di giocare e ha intrapreso la professione del vip ha collezionato - tra una comparsata alla Prova del cuoco e un cameo in Un posto al sole - una serie di papere niente male. In ordine sparso, si possono citare [...] le seguenti “uscite’: cavia umana per il viagra in una trasmissione di Costanzo, eliminato rapidamente dall’Isola dei famosi, presidente del Varese tre mesi giusto in tempo per vedere la squadra cancellata dal calcio professionistico, denunciato dall’ex compagno Favero per truffa e appropriazione indebita (archiviata) [...] è stato per alcuni mesi il coordinatore lombardo del nuovo Msi-Dn ritirando in extremis la propria candidatura alle [...] regionali, dopo aver dichiarato cose tipo “se Reagan è diventato presidente degli Stati Uniti, io posso arrivare ovunque” e “odio l’Islam ma bisogna avere rispetto di tutti”. Il partito era quello fondato da Gaetano Saya, quel personaggio indagato per aver fondato un corpo di polizia parallela per la lotta al terrorismo e per la difesa del Papa, un mitomane delirante dalle simpatie naziste che millantava un passato nei servizi segreti della Nato e il grado di Maestro Venerabile della massoneria, insieme ad altre pataccate. Uno che, insomma, giusto l’ingenuo ed esuberante Tacconi poteva prendere sul serio. [...]» (Emilio Marrese, “la Repubblica” 3/8/2005).