Varie, 6 marzo 2002
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Tanjevic Bogdan
• Pljevlia (Montenegro) 13 febbraio 1947. Allenatore di basket. Nel 2010 ha condotto la Turchia al secondo posto mondiale (sconfitta in finale con gli Stati Uniti). Dal 2010/2011 anche direttore tecnico della Lottomatica (Roma). Ex c.t. della nazionale italiana, con cui nel 1999 vinse il campionato d’Europa. Portò il Bosnia Sarajevo al titolo europeo e la Jugoslavia all’argento continentale. Ha vinto lo scudetto a Milano, il campionato francese con Limoges e Villeurbanne. A Caserta lanciò Gentile ed Esposito; a Trieste, Bodiroga e Fucka • «Romantico e colto, emotivo e passionale, ha sempre preferito i progetti a lunga scadenza. Sbarcato a Caserta nell’82, vi restò fino all’86 svezzando gli scugnizzi Gentile ed Esposito e creando i presupposti del tricolore ’91 del club campano. E fu ancora lui a proiettare con pazienza Trieste nell’élite del basket nazionale, scoprendo l’airone italosloveno Gregor Fucka e il “Magic Johnson bianco” Dejan Bodiroga. Ma dopo il suo arrivo in Italia parve aver smarrito la fama di corsaro dei canestri. I frutti di quanto seminava venivano spesso raccolti da altri e il suo lavoro sembrava evanescente come il fumo dell’immancabile sigaro che torturava fra dita e labbra. Fino al suo ennesimo capolavoro, lo scudetto `96 con Milano che gli aveva già dato il benservito. Dovette ricominciare tutto da capo, il gitano del basket che però aveva imparato la lezione. Subentrato dal ’98 sulla panchina azzurra a Ettore Messina (proprio come oggi alla Virtus Bologna), ha subito migliorato l’argento europeo conquistato nel ’97 dal suo predecessore, conquistando l’oro a Parigi ’99, sedici anni dopo Nantes ’83. […] Lasciata la panchina azzurra dopo gli sfortunati Europei 2001, è stato esiliato ancora una volta dalla sua nuova patria, ripiegando all’estero. Pareva l’anticamera della pensione, invece ha di nuovo stupito, conquistando il titolo jugoslavo con il Buducnost e quello transalpino con il Villeurbanne, che non vinceva lo scudetto da 21 stagioni e - come Milano nel `96 - aveva già deciso di silurarlo. Cinque campionati vinti in tre diverse nazioni: un record» (“La Stampa”, 17/7/2002) • «“Sono diventato un allenatore ‘global’”. Prego? “Sì, ‘global’, avete capito bene. Non sono ‘no-global’.… Nel mio mestiere, ormai, bisogna avere una valigia nella mano destra e una nella sinistra: pronto a restare o a partire”. […] Personaggio dalla dialettica fine e dalle idee provocatorie tanto quanto le sue scelte tecniche. Spesso non ha vinto ed è arrivato secondo (“Me l’hanno appena rinfacciato pure qui: ho giusto perso la finale della Coppa di Francia...”) perché non si è mai accontentato di imporsi; ha voluto tentare di farlo a modo suo, ma qualche volta è andata male. Ad esempio, nel 2001 agli Europei in Turchia. L’Italia aveva praticamente battuto la Grecia all’esordio e lui sfidò i manuali del basket ordinando una zona “lunga” sulla rimessa avversaria: tripla allo scadere di Alvertis e macchia indelebile sulle speranze di conferma degli azzurri. “Lo sapevo che me l’avreste ricordato, quell’episodio. I soliti ‘amici’ giornalisti... Però io avevo buone ragioni, quella non era un’eresia tattica. Bisogna poi riconoscere la virtù di chi ha segnato quel canestro, dopo sette errori di fila. Eravamo ancora da titolo, ecco il dispiacere che resta”» (Flavio Vanetti, “Corriere della Sera” 23/5/2002).