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 2002  marzo 07 Giovedì calendario

Teller Edward

• Budapest (Ungheria) 15 gennaio 1908, Stanford (Stati Uniti) 9 settembre 2003. Fisico teorico. Uno dei padri della bomba H. Membro anziano della Hoover Institution di Stanford e direttore emerito del laboratorio militare Livermore. Accanito sostenitore delle guerre stellari dell’amministrazione Reagan, più recentemente ha proposto l’idea di manipolarel’atmosfera terrestre per contrastare l’effetto serra • «Il messia del riarmo nucleare, che i media esaltarono o condannarono come il padre della bomba ”H” o a idrogeno (la ”Super” nel gergo del Pentagono) e dello scudo spaziale; e che il cinema parodiò nello scienziato pazzo in Dottor Stranamore . Come fisico, non fu accomodante. Quando il presidente John Kennedy accolse con scetticismo la sua proposta di scavare un secondo canale di Panama con le bombe atomiche, sbottò: ”Impiegherei meno tempo a realizzare il mio piano di quanto impiegherei a indurre lei ad approvarlo”. Come politico, perseguì fanaticamente l’eliminazione dell’Urss. Non a caso, quando Ronald Reagan, lo presentò al leader sovietico Mikhail Gorbaciov, dicendo: ”Ecco il famoso Teller!”, questi rifiutò di stringerli la mano. Forse per cambiare la sua immagine ha pubblicato un’autobiografia: Ricordi. Un viaggio del XX secolo nella scienza e nella politica, un tomo di 628 pagine edito dalla Perseus. la storia di una élite scientifica europea e americana che plasmò il nostro tempo e prevenne, sia pure per miracolo, la terza guerra mondiale, ma è anche un inno alla ”bomba”, all’energia nucleare e una denuncia dei pacifisti e dei verdi d’oggi. Chi si attendeva un pentimento resterà deluso. Nel dopo guerra fredda, il ”grande vecchio” dell’equilibrio del terrore rivendica tra gli altri il merito di avere creato il più potente e misterioso centro di ricerche atomiche del mondo, il Livermore national laboratory in California - che soppiantò quello di Los Alamos nel Nuovo Messico dove Teller aveva lavorato con Fermi - e di avere contribuito ad affossare il comunismo. Per una curiosa coincidenza, l’autobiografia è uscita alla vigilia dell’estinzione dell’Abm, il trattato contro i missili anti missili firmato da Nixon e Breznev nel ”72, un pilastro del disarmo nucleare e della distensione, cui Teller si oppose con ferocia, definendolo ”profondamente immorale”. Lo scienziato vanta così la sua ultima vittoria: ha via libera l’unico progetto da lui non realizzato, quello delle ”guerre stellari”. Il motivo del suo accanimento è spiegato nel libro. Nella giovinezza, ebreo ungherese di famiglia liberal e colta, conobbe gli orrori della rivoluzione bolscevica prima, del nazismo poi, e per ultimo dello stalinismo, riuscì sempre a sfuggire, ma perdette i compagni più cari. Giurò a se stesso di combattere tutte le dittature con le armi che il suo genio concepiva. Costruì la bomba ”H” nel ”52 contro la volontà della comunità scientifica, ormai votata alla pace, per sorpassare l’Urss. I suoi Ricordi incominciano con una carrellata storica nella Germania e nell’America degli anni Venti e Trenta, tra fisici come Heisenberg, che preparava l’atomica per Hitler, e Einstein, che la caldeggiò presso Roosevelt. Più avanti, descrive la prima esplosione nucleare, dopo la scoperta di Fermi: ”Dovevamo sdraiarci a terra con la schiena al ground zero. Ma io disobbedii. Indossai degli occhiali neri sotto altri da saldatore e un paio di spessi guanti per proteggermi ulteriormente la vista, mi spalmai il volto di una potente crema antisolare contro le bruciature. Intravidi un enorme anello luminoso, sollevai il guanto da un occhio e fu come se un sole cocente illuminasse una stanza buia”. Lo scienziato si rese conto dei pericoli a cui andava incontro l’umanità. Ma li minimizzò sempre: quando sperimentò la bomba ”H” nell’atollo di Bikini, ne disconobbe gli effetti nocivi a lungo termine sugli isolani e fece altrettanto per i test sotterranei nel Nevada. Nella lunga marcia verso le armi di distruzione di massa, l’uomo che i colleghi tedeschi chiamarono ”Herr molecular inspecktor” travolse ogni ostacolo. Durante il maccartismo testimoniò al Congresso contro Robert Hoppenheimer, il suo superiore a Los Alamos. Più tardi calunniò il matematico Stanislaw Ulam, senza il quale forse non sarebbe riuscito a produrre la ”Super”. All’apice della guerra del Vietnam, da lui appoggiata incondizionatamente, la sua fama di ”Stranamore” gli costò quasi il linciaggio. Se come testamento politico l’autobiografia è più che discutibile, come testamento personale è un utile richiamo alla complessità dei problemi che i leader dell’epoca moderna dovettero affrontare. La figura del fisico è contraddittoria. un uomo di coraggio - da giovane perdette un piede sotto un tram, ma non se ne lamentò mai - legatissimo alla moglie, morta nel Duemila dopo 66 anni di matrimonio, è un cultore di Platone e degli altri classici dell’antichità, nonché un discreto pianista, da Bach a Mozart. Ma in lui ci sono una aggressività e un’ambizione, difetti che ammette apertamente riconoscendosi ”collerico”. il prototipo del combattente della guerra fredda. Una specie, c’è da sperare, in via d’estinzione» (Ennio Caretto, ”Corriere della Sera” 21/6/2002). «A cinque anni si appisolava non contando le pecore come fanno i bambini qualsiasi, ma calcolando i secondi che stanno in un minuto, poi in un´ora, in un giorno e in un anno. I numeri furono l´ossessione e la felicità dei suoi 95 anni di vita, prima numeri semplici, poi simboli, espressioni, equazioni capaci di riempire una lavagna intera e di annientare il mondo con il loro risultato finale, che fu la bomba all´idrogeno. La Bomba termonucleare di Bikini che Edward Teller, il bambino che inventò la fine del mondo, produsse. Era un visionario che, per fortuna sua e nostra, non vide mai la propria visione realizzarsi in guerra. Era nato in Ungheria, sotto il regno di Francesco Giuseppe nel 1908, in una famiglia di raffinati e colti ebrei, da un padre avvocato che gli insegnò a parlare il magiaro e il tedesco e da una madre pianista, che invano tentò di fare di lui un musicista. ”La musica mi era incomprensibile mentre i numeri mi parlavano e mi cantavano”. A differenza di Einstein, mediocre liceale e probabilmente dislessico, questo giovanotto nato nella luce crepuscolare dell´impero Austro-Ungarico, era un enfant prodige, a vent´anni già conteso dalle facoltà di Fisica e di Chimica nelle università di Karlsruhe, di Monaco e di Lipsia. Aveva appena 19 anni, studente a Monaco, quando, attraversando una strada distrattamente, secondo il classico stereotipo del genio, fu investito da un tram che gli sbriciolò il piede destro. Dovette imparare a camminare con una protesi che gli dava una visibile zoppia. Quella immagine che Stanley Kubrick aveva ben presente quando immaginò, handicappato e con una protesi al braccio, il suo "Dottor Stranamore", lo scienziato che sognava la fine del mondo. Ma Teller sorrideva quando qualcuno ripescava la storia del Doctor Strangelove e della sua creatura all´idrogeno che avrebbe potuto far di lui "il distruttore di mondi", come aveva detto Oppenheimer guardando la prima bomba A destinata a Hiroshima esplodere ad Alamogordo, e rispondeva che proprio l´enormità devastante della sua bomba all´idrogeno sperimentata nell´atollo di Bikini mentre in Urss Andrej Sakharov preparava la stessa bomba per Stalin, aveva congelato la non-guerra per mezzo secolo e dissuaso russi e americani da uno scambio nucleare senza speranza di sopravvivenza. E con altrettanto vigore e calore difendeva la sua ultima visione, lo "scudo spaziale", le guerre stellari, che avrebbero dovuto rendere inattaccabili di Usa. E che ancora oggi il Pentagono non riesce a far funzionare nella pratica. Anche lui, come i grandi della nuova fisica nucleare fuggiti dalla demenza razzista di nazisti e fascisti, aveva lasciato la Germania (nel 1934) per seguire il cammino che portò Einstein a Princeton e Fermi con Oppenheimer verso il progetto Manhattan. Ma a differenza dello stesso Einstein e di Oppenheimer, sconvolti dall´enormità di quello che avevano creato, Teller non ebbe mai ripensamenti pubblici. Si può pensare che lo scudo spaziale, la sua ultima ossessione maturata nel laboratorio di armi future che aveva costruito, il Lawrence Livermore Laboratory in California, portasse il segno di un ravvedimento. Ma se fu così, non lo ammise e non lo avrebbe ammesso mai. Non sappiamo, perché ormai era troppo anziano nella casetta sul campus di Stanford dove aveva insegnato, come avesse reagito all´11 settembre, alla atrocità che aveva consumato 3 mila americani senza fissione nucleare, senza missili, senza laser, ma soltanto con 19 fanatici armati di quattro temperini. Non è ancora stata inventata, neppure da un genio come Teller, l´equazione che rappresenti l´ironia della storia umana» (Vittorio Zucconi, ”la Repubblica” 11/9/2003). «’ meglio lo scudo della spada” ripeteva al presidente americano Ronald Reagan il suo consigliere scientifico Edward Teller. Così nasceva il progetto delle guerre stellari. Ma Teller non è riuscito a vederlo materializzato in cielo [...] Mai una vita fu così intensa, controversa e discussa. [...] Faceva politica con la scienza, una scienza sempre armata. Indubbiamente era un grande fisico. Nato nel 1908 a Budapest cresceva imparando da due giganti come Heisenberg e Born. Erano gli anni Trenta e faceva anche una visita a Enrico Fermi a Roma, già noto per le sue ricerche. Di famiglia ebraica e benestante, nel 1935 a causa del clima politico in Europa emigra negli Stati Uniti in compagnia di altri ungheresi che diventeranno altrettanto famosi. Così sfuggiva agli orrori dello stalinismo e del nazismo. Insegna all’Università di Washington e nel 1942, ottenuta la cittadinanza americana viene arruolato a Los Alamos per partecipare alla costruzione della bomba atomica. Qui nasce il mito del falco che coltiverà sino all’ultimo giorno della sua vita. Ma a Los Alamos, raccontava Emilio Segrè che condivideva la stessa sorte, Teller non aveva voglia di fare nulla. O meglio coltivava una sua idea, quella di una bomba ancora più potente dell’atomica, la bomba termonucleare, a idrogeno, la ”Super”, come la chiamava. E finita la guerra , grazie alla concorrenza dei sovietici, coronò il suo sogno nel 1952 facendola brillare sull’atollo di Eniwetok, nel Pacifico. La guerra fredda era scoppiata e Teller diventava il maestro del terrore atomico. Da lui nasceva la figura del ”Dottor Stranamore” e il suo furore, appoggiando la politica, faceva vittime illustri. A cominciare da Julius Robert Oppenheimer, lo scienziato-capo a Los Alamos che dopo la fine della guerra rinnegava l’atomica. Teller lo accusa di essere un comunista e quindi viene screditato ed emarginato. Solo John Kennedy gli restituirà, poi, l’onore. Intanto, grazie ai suoi legami a Washington, riesce a fondare il centro di ricerche di Livermore, in California, capace di oscurare anche gli studi di Los Alamos in materia di armi. Lì nasceranno le tecnologie più sofisticate care al Pentagono, comprese le idee su un imponente scudo spaziale per difendere gli Stati Uniti dai missili sovietici. Immaginava armi laser, cannoni a neutroni che richiedevano imponenti risorse. In questo modo costringeva l’Unione Sovietica a seguirlo sino a farla crollare sotto il peso delle spese militari. Perciò Teller si vantava di aver demolito il comunismo. Amava leggere Platone e suonare Mozart al pianoforte, ma soprattutto amava combattere con la scienza delle armi» (Giovanni Caprara, ”Corriere della Sera” 11/9/2003). «Nei primi Anni Cinquanta circolava nell’ambiente dei fisici Usa una storiella secondo cui i marziani erano già scesi sulla Terra ed intendevano distruggerla inventando armi micidiali di distruzione di massa, vedi la bomba atomica. I marziani circolavano liberamente travestiti da scienziati ungheresi, in maggioranza ebrei fuggiti dall’occupazione nazista, tra cui Eugene Wigner, John Von Neumann, Leo Szilard e infine Edward Teller. Ho citato nomi di altissimo livello noti non solo per la costruzione della bomba atomica ma anche per i loro contributi alla fisica delle particelle. Ho incontrato Teller più volte in occasione di congressi scientifici, l’ultima volta poco prima di lasciare definitivamente gli Usa. Come tutti i marziani parlava con forte accento ungherese e in politica era conservatore accanito ed irriducibile, oserei dire reazionario. Se ben ricordo girava con una gamba di legno, quella vera l’aveva persa a Budapest al tempo di Bela Khun, durante una sommossa. Tra Oppenheimer e Teller non correva buon sangue e gli scambi di battute velenose non si contavano più. Teller voleva a tutti i costi la bomba H, era convinto che in breve tempo l’avrebbero avuta anche i russi e che Stalin l’avrebbe usata per distruggere i concorrenti, capitalisti o proletari che fossero: gli Usa sarebbero stati il primo bersaglio, forse non aveva tutti i torti. L’anticomunismo di Teller era proverbiale e senza dubbi eccessivo, non escludo che pensasse ad un attacco preventivo contro l’Urss. Oppenheimer era invece l’intellettuale che parlava un linguaggio poetico e raffinato, che all’epoca poteva passare per uno di sinistra, qualunque cosa volesse dire questa parola, un vezzo che lo condusse al famoso processo a suo carico. Infine non nascondeva il suo rimorso per i morti di Hiroshima. Anni dopo e calmate le acque i due contendenti, pur detestandosi a vicenda, posero fine a una battaglia durata fin troppo a lungo. Oppenheimer ricevette il premio Fermi anche per l’intervento di Teller in suo favore. Appena i giornalisti seppero di questo appoggio si precipitarono da Oppenheimer e gli chiesero se lui e Teller erano diventati amici. Oppy rispose con un esempio mirabile della sua contorta eloquenza, un vero mobile verbale di Calder fatto di pesi e contrappesi: ”Prima non pensavo a lui come ad un amico, ora non penso più a lui come ad un nemico”. Con Teller scompare l’ultimo marziano» (Tullio Regge, ”La Stampa” 11/9/2003).