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 2002  marzo 07 Giovedì calendario

Thurman Uma

• Boston (Stati Uniti) 29 aprile 1970. Attrice. «Occhi di ghiaccio, cuore da guerriera e spirito anticonformista. Uma Thurman è figlia di una baronessa svedese e di un americano monaco tibetano buddista. Una carriera che va dai pizzi e crinoline alle atmosfere psichedeliche di Gotham City. Le relazioni pericolose 1988: ad appena 18 anni, per Stephen Frears è l’educanda sedotta dal libertino visconte di Valmont, Malkovich, nella Francia settecentesca del romanzo di P. Choderlos de Laclos; Pulp fiction 1994: Algida, sensuale, viziosa cocainomane: per Tarantino diventa Mia, donna del boss Marcellus Wallace. Indimenticabile il ballo con Travolta alla sua rinascita. Per il film, Palma d’oro a Cannes; Cow girls 1993: Per Gus Van Sant è Sissy, fotomodella. Con le cowgirls si ribellerà alle autorità per salvare uno stormo di fenicotteri, simbolo di libertà sessuale e non solo; Batman & Robin 1997: Capelli rosso fuoco, sguardo magnetico e intenzioni molto pericolose. Nel Batman con Clooney la Thurman è Poison Ivy, ex chimico ora seducente dea della flora, alleata del perfido Mr Freeze al secolo Arnold Schwarzenegger. Vatel 2000: In un trionfo di cacciagioni e fuochi d’artificio per il più sontuoso pranzo della Chantilly seicentesca, la sua Anne de Montausier fa innamorare il re Sole, un laido marchese e l’infelice maestro di cerimonie Depardieu. Kill Bill vol. I e vol. II 2003-2004: Quasi dieci anni dopo Pulp Fiction, la Thurman è di nuovo la musa ispiratrice di Quentin Tarantino. Che nel suo ultimo, doppio film la trasforma ne La sposa, donna ferita, vendicatrice e impietosa, inguainata in una tutta gialla che diventa subito un personaggio cult» (’L’Espresso” 10/3/2005). «Uma Thurman è unica. Quentin Tarantino, che l’ha resa famosa con Pulp Fiction e Kill Bill, dice che ”appartiene al territorio divino di Garbo e Dietrich”, ma sbaglia: Uma Thurman non è una diva né una bellezza storica. alta, statuaria, eppure fisicamente sconnessa: come a Pippo, l’amico di Topolino, pare sempre che le lunghe braccia e gambe vadano disordinatamente in tutte le direzioni, che il bel corpo da sportiva risulti incontrollabile, indomabile. Pure la sua vita è unica: si chiamerebbe Uma Karuna, nome di una divinità hindu non stonato nella sua famiglia esotica (i suoi fratelli si chiamano Dechen, Ganden, Mipam). nata nel ’70 a Boston: la madre, psicoterapeuta svedese, aveva sposato Robert A. E. Thurman, buddista, primo americano monaco tibetano, amico del Dalai Lama. Ha avuto un’educazione buddista, nell’infanzia ha passato lunghi periodi in India. Ha avuto due mariti (Gary Oldman, Ethan Hawke) [...] difficile dire se è brava, ma quando compare sullo schermo ogni sguardo è per lei: che faccia Poison Ivy, creatura vegetale con l’apparenza di piante o fiore velenoso in Batman & Robin, oppure la moglie bisessuale di Henry Miller in Henry & June, o l’intellettuale elegante e crudele in Accordi e disaccordi di Woody Allen. Non si può dire che sia brava né che sia bella. Ha creato un nuovo adorabile modello di donna: è unica» (Lietta Tornabuoni, ”L’Espresso” 10/3/2005). «[...] a volte mi capita di incappare in un mio film. E ogni volta lo trovo sorprendente, soprattutto se è passato tanto tempo. molto diverso quando rivedi un film dieci anni dopo. Quando ho visto Pulp Fiction - io e Quentin lo abbiamo rivisto prima di fare la serie Kill Bill - ero scioccata. Ho pensato che era proprio un bel film, e che persino io non ero affatto male. Invece quando è uscito pensavo che alla gente piacesse solo il film, ma che io ero terribile. Come tutti i giovani ero insicura e piena di dubbi. Ma rivedendolo adesso ho pensato che sarei dovuta essere contenta di me anche all’epoca [...] I miei genitori mi hanno sempre sostenuta. Mia madre ha davvero incoraggiato la mia indipendenza. Era un suo grande obiettivo, voleva che i suoi figli si interrogassero sulle cose intorno a loro e che superassero i preconcetti stupidi e ottusi. Sono sicura che oggi si pente di quel giorno in cui ci ha insegnato a essere così sfrontati! Ma sono diventata attrice anche per il sostegno di tutte le persone che incontravo nel mondo del cinema [...] Quando avevo otto anni ho avuto la fortuna di iscrivermi a un corso di recitazione tenuto nel pomeriggio, dopo la scuola, da una donna meravigliosa. E il suo sostegno e la condivisione del mio entusiasmo per le recite drammatiche, credo siano stati la spinta che mi ha portato a lavorare. Perché non ero molto sicura di me. Ero timida. un cliché, detto da un attore. Ma è vero: per questo è un cliché! [...] Ho cominciato a recitare a sedici anni, e ho avuto tempo per imparare ad affrontare i giudizi, le falsità, gli insulti e l’invasione della privacy. Questo è il piccolo prezzo che pago per quella che altrimenti è una vita straordinaria. una cosa che cerco sempre di ricordare: che il cinema è l’arte che amo e che mi ha permesso questo viaggio fantastico. Quindi cerco di sopportare la celebrità e i paparazzi. Anche se a volte vorrei tirare un pugno a qualcuno...» (Debra L. Wallace / Planet Syndication - ”L’espresso” 10/3/2005). «Una anti-diva, un volto del cinema indipedente in contrasto con Hollywood. ”Io sono molto grata a Hollywood. Ho fatto film riusciti, altri un po’ meno. Ho avuto ruoli molto diversi. Mi sento a mio agio, non sono più la sedicenne timida e insicura dei miei primi film. Il mio sentimento, ripeto, è dunque la gratitudine”» (Lorenzo Soria, ”La Stampa” 1/10/2003). «[...] dà l’impressione non di una diva che vive in un mondo rarefatto e irreale ma di una persona normale... ”Ho iniziato a lavorare a 16 anni, sono stata al centro dell’attenzione così a lungo che non ci faccio neanche più caso. Sono un po’ viziata e confesso che quando ti abitui a questo è difficile rinunciarci. Ma penso costantemente che forse non avrò altro lavoro, che arriverà il giorno in cui mi metteranno da parte e non mi vorranno più [...] Ho la fortuna di essere nata da una mamma e un papà piuttosto belli, cerco di mangiare bene. [...]” [...] Suo padre è una delle figure più prominenti del buddismo negli Usa. E la sua spiritualità? ”Penso che il buddismo abbia molto senso, ma non sono praticante. Mi vedo come una che cerca di essere una buona persona che vuole dare significato alla sua vita. Penso anche di avere un senso innato della giustizia e dei valori. abbastanza?”» (’La Stampa” 16/2/2005).