Varie, 7 marzo 2002
TONI Luca
TONI Luca Pavullo nel Frignano (Modena) 26 maggio 1977. Calciatore. Dal gennaio 2011 alla Juventus. Ha giocato anche, tra l’altro, con Vicenza, Brescia, Palermo, Fiorentina, Bayern Monaco, Roma, Genoa. Con la nazionale ha vinto i mondiali 2006, nello stesso anno è arrivato 20° nella classifica del pallone d’oro e ha vinto la Scarpa d’oro. Ha vinto la Bundesliga 2008, capocannoniere del campionato di serie A nel 2005/2006, della Bundesliga nel 2007/2008 • «[...] Ha incominciato nel Modena, in C1, e dopo due anni è salito di categoria con l’Empoli. Dopo le stagioni con Fiorenzuola e Lodigiani, l’inarrestabile scalata: Treviso, Vicenza, Brescia e Palermo (50 gol in 80 partite). Ha esordito in Nazionale il 18-8-2004 in Islanda- Italia 2- 0. [...] Fino a 23 anni [...] era un emerito sconosciuto nel calcio che conta. Quindici reti nel Treviso, in serie B, convincono il Vicenza a prenderlo nell’estate 2000. L’esordio in A arriva nel tempio di San Siro, contro il Milan. In quell’anno Toni segna 9 reti e arriva aconvincere un santone come sir Alex Ferguson a presentarsi intribuna per vedere se il ragazzo è “da Manchester”. La cosa non si fa, Toni deve accontentarsi di un’altra squadra, il Brescia, e di un altro santone, sir Carlo Mazzone. Il tecnico punzecchia e stimola continuamente il ragazzone di Modena per tirarne fuori il meglio. Luca sbuffa, a volte addirittura piange, ma nella stagione 2001-02 ricambia con13 reti in 28 gare. L’anno successivo è un calvario, ma forse proprio allora Toni diventa un campione. Si stira il legamento collaterale del ginocchio sinistro in precampionato, accelera i tempi per rientrare e puntuale arriva una ricaduta. Due reti appena, ma il Palermo decide di puntare su di lui: ben sei milioni di euro per far dimenticare Pippo Maniero, autore di 13 reti, e tornare in A dopo lustri. Toni diventa l’eroe della promozione segnando trenta reti in 45 gare. “Facile, in B”, pensa qualcuno. E il signor Luca Toni da Pavullo del Frignano si rimette in discussione, a suon di reti. Inizia alla prima giornata, con una deviazione sotto porta su assist dell’imprescindibile Zauli, lo Zidane rosanero. Il bis arriva puntuale a San Siro, contro l’Inter di Mancini che sta per aprire il festival del pareggio. Ad Adriano risponde Toni con un grande anticipo su Cordoba, dopo slalom ubriacante di Zauli. La serie s’interrompe alla terza giornata. Forse Toni ha dei presagi. Alla Fiorentina non si può fare del male... Forse Toni di presagi ne ha troppi, e pure confusi, perché l’attaccante resta a secco, in sequenza, anche contro Juventus, Bologna, Lecce, Roma, Livorno, Udinese, Parma e Messina. Niente gol dal 18 settembre al 14 novembre, quando in coppia con Brienza affonda la Sampdoria. Il triangolo di Guidolin infatti è ben definito, conil peperino ex Perugia e Zauli a giocare alle spalle di Toni, ormai abituato a fare reparto da solo e non a caso in cima alle preferenze di Prandelli, che del 4-2-3-1 ha fatto il suo biglietto da visita a Parma, complici le magie di tali Adriano, prima, e Gilardino poi. L’autunnodiToni scivola via così, facendo a sportellate in area per regalare varchi e gloria a chi primagli regalava assist. Dopo 14 giornate il bomber di Modena è fermo a quota 3 reti, ma nessuno lo mette ancora sul banco degli imputati. Sentire la fiducia incondizionata dell’ambiente è decisivo per “attaccare” il 2005 a suon di gol. Il 17 gennaio 2005 una doppietta di Toni, guarnita da un gioiello di Zauli, fissa il 3-1 con cui il Palermo stordisce la Lazio all’Olimpico e capisce che sognare l’Europa non èpeccato. Le vittorie contro Fiorentina (ma lui si astiene ancora...) e Juve non portano la firma di Toni, che torna decisivo decidendo quello spot del calcio che diventa Palermo-Lecce 3-2, il 20 febbraio. Altra sigla nobile contro la Roma, ma anche un’ammonizione che fa scattare la squalifica nello spareggio Champions contro l’Udinese. La banda Spalletti sbanca la Favorita 5-1 e chi ancora aveva dei dubbi si convince che senza Toni è tutta un’altra musica. Quella gara è lo spartiacque della stagione. Il Palermo, infatti, batte sì il Messina nel derby (toh, decide Toni), ma poi s’inceppa fino a rischiare di compromettere anche la qualificazione alla coppa Uefa. Qui iniziano a dividersi le strade di Toni e Palermo, perché l’attaccante, che ora tira pure i rigori, stante una macumba che grava sullo specialista Corini, prosegue imperterrito la campagna del gol. Valga per tutte la dichiarazione del focoso presidenteZamparini dopo il k. o. con l’Atalanta. “La squadra e Guidolin mi sembrano bolliti, l’’unico che tiene in piedi la baracca è Toni. Mi sorprende giorno dopo giorno. È l’unico incedibile di questa rosa”. Alla fine invece sono rimasti (quasi) tutti, tranne Toni, mister cinquanta gol in due anni. [...]» (“La Gazzetta dello Sport” 15/7/2005). «Ne ha fatta tanta di strada Luca Toni. Chilometri di sogno che lo hanno portato dal campetto di Stella di Serramazzoni al gol segnato alla Norvegia a Palermo con la maglia azzurra. Chilometri reali come quelli macinati sulla corriera che da Pavullo nel Frignano ogni giorno lo portava a Modena per gli allenamenti. Sì, perché il talento calcistico dell’attaccante della Nazionale è sbocciato proprio su quel bus. Toni frequentava l’istituto per ragionieri a Frignano del Pavullo e al termine delle lezioni prendeva la corriera che lo portava a Modena. A metà strada, a Stella di Serramazzoni dove il giocatore abitava, i genitori gli cambiavano la borsa. Prendevano quella con i libri e gli davano quella con le scarpe da calcio e due panini. Luca mangiava sul bus, faceva allenamento con la Primavera del Modena e la sera tornava a casa distrutto. Tutto questo per due anni di fila. [...] ha iniziato a giocare già a dieci anni. Con gli amici andava a piedi al campo di Serra. Poi fece un provino al Modena. Lo presero subito, ma non avevano squadre per ragazzini così piccoli e lo mandarono al Maranello. Giocava con la gente più grande ed era sempre così alto come adesso. Tanto che gli avversari andavano al comune di Pavullo per controllare se non barasse sull’età. E invece lo spilungone non barava. Anzi lavorava da matto per diventare qualcuno. Il lavoro duro che gli ha insegnato papà Giancarlo che a sedici anni faceva già il casaro e per venti anni ha fatto il parmigiano reggiano con le mani nell’acqua e nel latte sino a quando non ha dovuto smettere per l’artrite. Il lavoro di mamma Mara che ha cresciuto lui e il fratello Andrea a forza di tigelle alla cacciatora. Che insieme al marito ha costruito da sola la casa di via Casa Bartolacelli a Stella dove Luca è cresciuto. Papà e mamma ai quali il centravanti ha regalato la maglia dell’esordio contro l’Islanda. [...]» (Massimo Norrito, “la Repubblica” 6/9/2004).