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 2002  marzo 07 Giovedì calendario

TONINI

TONINI Ersilio Centovera di Sangiorgio (Piacenza) 20 luglio 1914. Cardinale • «Porta nei tratti l’impronta della sua gente [...] perché lo stampo era ben marcato. 20 luglio 1914, in una grande cascina a Centovera, frazione di San Giorgio, provincia di Piacenza, Celestina, moglie del capobifolco Cesare Tonini, mette al mondo il suo terzogenito. lì, questa madre molto amata , in una foto accanto alla scrivania, gli occhi anche lei chiari, il figlio di un anno in braccio. Sola: il marito era un fante nelle trincee del Carso. [...] Nell’Emilia visceralmente rossa di quegli anni, una famiglia intensamente cristiana che insegna ai figli le preghiere del mattino, e prima ancora la gioia e lo stupore per il dono ricevuto con quelle vite: "Abbiamo fatto tanta festa, quando siete nati". La certezza di essere stati pensati e amati da Dio, è la prima cosa tramandata. [...] "Questa certezza dell’infanzia, di essere dentro un disegno, mi ha accompagnato. Ho visto l’intervento del Signore. Qualcuno ti guida, sei aspettato. Io studiavo in seminario e pensavo: mi preparo per gente che è ancora ’in mente dei’, ed era vero. Meraviglioso incrociarsi di destini. Ho imparato che ogni avversità è per un bene: gli scioperi feroci degli anni Venti, con le vacche lasciate tutta notte a muggire nelle stalle, e il contadino che mi sfidava col suo ateismo: ’Non andrai mica prete? Guarda che quelli servono solo a mantenere la bottega’. E me ne veniva una più grande voglia di capire le mie regioni, e le sue, e già imparavo a confrontarmi con chi non crede [...] Quando in Burundi vedo i bambini che mangiano le formiche, torno a Ravenna e vorrei salire sui tetti, e gridare di aprire gli occhi, di finirla con questa nostra follia di gente che non vede, men tre un altro mondo muore. Viviamo, discutiamo, ci arrabbiamo per cose in fondo così piccole, mentre quelli, Dio mio [...] mia madre, quando faceva la pasta, e la vedevo che muoveva le labbra, perché pregava senza parlare. Essere cristiani non è una condotta morale, è una gratitudine. essere come tanta gente semplice che ho conosciuto in confessionale, quando ero parroco: semplicemente grati a Dio, come un figlio col padre» (Marina Corradi, "Avvenire" 17/7/2004).