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 2002  marzo 07 Giovedì calendario

TORNATORE

TORNATORE Giuseppe Bagheria (Palermo) 27 maggio 1956. Regista. Figlio di un sindacalista della Cgil, fin dalla gioventù si dimostrò attratto dalla recitazione e dalla regia. A sedici anni mise in scena a teatro opere di maestri come Luigi Pirandello e Eduardo De Filippo. L’incontro con il produttore Franco Cristaldi portò alla genesi di quello che è considerato il suo capolavoro, «Nuovo cinema Paradiso», pellicola che riscosse un successo clamoroso in tutto il mondo e gli valse il gran premio della giuria al Festival di Cannes e il premio Oscar come miglior film straniero. Tra i suoi maggiori successi, «Stanno tutti bene», con Marcello Mastroianni, «L’uomo delle stelle» con Sergio Castellitto, «La leggenda del pianista sull’oceano », con protagonista l’attore inglese Tim Roth, «Malèna», con Monica Bellucci • «L’Orson Welles di Bagheria, la risposta italiana al Titanic. Perché quando le pulci hanno la tosse, e i pidocchi l’estrema unzione, tirano fuori quaranta miliardi di lire che non saranno duecento milioni di dollari ma possono essere cambiate in euro; costruiscono il Virginian che almeno il nome ce l’ha più lungo del Titanic; fanno suonare Morricone per due ore che alla fine non capisci più se è Beethoven o Jovanotti; affittano Tim Roth che ha recitato con Tarantino mentre Di Caprio proprio no; scoprono Melanie Thierry che se uno chiede: e chi è, loro pronti rispondono: e chi era Kate Winslet? Prendono un soggetto di Baricco, e scusate, qui non c’è gioco, neppure se a Hollywood trovassero un racconto inedito di Hemingway. Certo, un pericolo c’è: va bene che Peppino è nato con l’Oscar, però don Ciccio Cristaldi non c’è più. E prima che lui lo facesse tagliare e rimontare nel Nuovo Cinema Paradiso, il Vecchio Cinema Paradiso neppure a Carrapipi se lo andavano a vedere» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini” 31/10/1998). «Nell’Uomo delle Stelle suo papà ha interpretato il ruolo di un medico che condanna l’illusoria chimera del cinema proposta ai diseredati della Sicilia ”che vogliono pane e lavoro”. ”Eppure papà non mi ha mai ostacolato [...] semmai si rammaricava quando, da ragazzino, facevo il il proiezionista, asserragliato in cabina. ”Vai un po’ a giocare’ mi diceva ”Non startene sempre chiuso lì’”. Per il piccolo Giuseppe, la cabina di proiezione del cinema Capitol di Bagheria - dove conobbe il proiezionista Mimmo Pintacuda, il primo che gli mise in mano una macchina fotografica - era il luogo dei sogni, della fantasia, anche della fuga. quel che racconta Nuovo Cinema Paradiso ”che di autobiografico ha solo i sentimenti, perché i fatti della mia vita sono andati in maniera un po’ diversa. In quel film mio padre avrebbe dovuto fare un piccolo ruolo. Ma proprio il mattino che toccava a lui, s’annunciò una malattia da cui ha impiegato molto tempo a guarire. Così, anni dopo, l’ho spinto a riprovare, per dimenticare quella sfortunata circostanza. stato lui a scegliersi il personaggio del dottore. Io, per me, gli ho solo rimesso i baffi che portava quand’era giovane e gli occhiali uguali a quelli che usava il nostro medico di famiglia”. Figlio del segretario della sezione comunista di Bagheria (’ma nel tempo mio padre ha lavorato alla Cgil, alla Federbraccianti, in Federazione”), ha passato tutte le sere degli anni del liceo facendo il proiezionista al cinema di Villabate ”provando un sentimento di onnipotenza quando sentivo che in sala la gente rideva, e sentendomi svuotato quando c’erano pochi spettatori distratti”. A 19 anni già realizzava dei piccoli cortometraggi in superotto, che finanziava facendo - professionalmente - i filmini dei matrimoni. ”Nel ”79 girai Scene di morte a Bagheria: avevo ripreso il mio paese nella settimana di Ferragosto, fra le due e le tre di pomeriggio”. Poi, le prime collaborazioni con la Rai regionale, che acquistò un suo documentario, che Guttuso aveva visto e molto amato. Finalmente, il cinema: ”Con la cooperativa che avevo fondato [...] feci la produzione esecutiva del film realizzato da Giuseppe Ferrara sul generale Dalla Chiesa”. Da lì il balzo a Roma e, dopo il debutto con Il camorrista, l’incontro con Franco Cristaldi che diede il via a Nuovo Cinema Paradiso, premiato con l’Oscar. [...] ”Quando giravo Una pura formalità, Fellini venne a trovarmi. Il mio era l’unico film in lavorazione. Gli altri studi erano occupati da produzioni televisive. Entrò e disse: ”Sembrate una pattuglia di soldati giapponesi ai quali non hanno ancora detto che la guerra è finita’” [...] ”Vorrei fare tutto, dall’operatore di macchina al fonico, dal produttore alla comparsa. L’attore no: ci ho provato al liceo, con Pirandello, ed ero un cane”» (Patrizia Carrano, ”Sette” n. 14/1997). «Sono autodidatta. Ma fin da ragazzino non mi occupo d’altro. Credo che la migliore scuola di cinema sia andare al cinema. [...] Quando arrivai a Roma, chiesi a Pontecorvo se mi prendeva come aiuto. ”Stai fresco” rispose ”io giro un film ogni vent’anni. Vuol dire che diventerai direttamente regista» (Manuela Grassi, ”Panorama” 22/10/1998).