Varie, 7 marzo 2002
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Townshend Peter
• Chiswick (Gran Bretagna) 19 maggio 1945. Chitarrista degli Who, una delle leggende del rock’n’roll • «Gli appassionati di rock lo amano per la musica, naturalmente, per i “power chord” — gli accordi poderosi — che lui ha inventato, per Tommy e Quadrophenia. Ma c’è dell’altro. Il chitarrista e anima degli “Who” ha sempre avuto coraggio, tanto coraggio da sfiorare il patetico e da infischiarsene. Il “grosso naso in cima a uno stecco”, come lo chiamò il cantante Roger Daltrey al loro primo incontro, ha sfasciato gli strumenti sul palco quando tutti inneggiavano all’amore e alla pace, ha rischiato di frantumarsi il polso a ogni concerto pur di eseguire il “windmill” — il suo famoso mulinello sulla chitarra — ha concepito opere rock magniloquenti ignorando quanti gli ricordavano che in fondo si trattava solo di canzoni. Soprattutto, Pete ha avuto il coraggio di scrivere, nel 1965, un verso estremo che da allora lo tormenta come uno spettro: “Spero di morire prima di diventare vecchio”.[…] Ha navigato tra alterazioni della coscienza e fasi di lucidità che lo hanno consacrato come un punto di riferimento nella cultura britannica: musicista, scrittore, poeta, commentatore per il settimanale “The Observer”. […] L’opera più famosa degli Who è Tommy, il maestoso doppio album del 1969, trasportato sullo schermo da Ken Russell e poi anche a teatro. Il protagonista è un bambino che diventa “sordo, muto e cieco” dopo aver assistito all’adulterio della madre e alla morte del padre. Tommy subisce le attenzioni perverse del cugino Kevin — “Ora che i grandi se ne sono andati, inventiamoci un nuovo giochetto” — della Acid Queen — “Se il tuo bambino non è tanto a posto, ora ci penserà questa ragazza” — delle folle che lo adorano quando diventa un campione di flipper per poi abbandonarlo. “Pete è sempre stato tormentato dalla sua infanzia — diceva Nik Cohn, grande scrittore rock, autore della Febbre del sabato sera e amico da sempre di Townshend — . I suoi genitori litigavano, ha passato molto tempo con la nonna. Non ha ricordi di quand’era bambino, c’è qualcosa che lo blocca. Ma non ha mai smesso di cercare la verità. Sul mondo e su se stesso”» (Stefano Montefiori, “Corriere della Sera” 14/1/2003).