Varie, 7 marzo 2002
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Travolta John
• Englewood (Stati Uniti) 18 febbraio 1954. Attore. Film: La febbre del sabato sera (John Badham), Grease, Blow-out (Brian De Palma), Pulp fiction (Quentin Tarantino), Face off (John Woo), Codice Swordfish (Dominic Sena) ecc. • «[...] ciò che mia madre sempre diceva. Quando superai i vent’anni, sentenziò: ”Vedrai, i trenta saranno più belli”; passati i trent’anni, mi rassicurò: ”I quaranta saranno migliori, tu sei nato quando io avevo 43 anni, e poi non dimenticartene, i cinquanta saranno perfetti. [...] Faccio l’attore, una professione che mi permette di vivere in un perenne stato da adulto-bambino. Questa è una cosa che Tom Hanks, uno dei miei grandi amici, ed io sempre ci ripetiamo, consapevoli del nostro privilegio. [...] Aspettarsi sempre qualcosa di più dai capitoli della vita e pensare che si è strateghi della propria esistenza, anche facendo errori, come fece Napoleone! [...] Non c’è stata una frattura per me tra gli anni del successo e quelli della crisi. Anche nei momenti difficili, ero un attore. Volavo tra le nuvole con i miei aerei e, quando leggevo un libro che avrei voluto portare sullo schermo, studiavo la camminata del mio ipotetico ruolo: è una mia fissazione [...] Le nuvole passano, altra massima di mamma Ella e babbo Salvatore Travolta che mi ha trasmesso l’allegria italiana, Paese che amo. [...] Conservare la memoria del valore di un solo dollaro e anche di un dime, dieci centesimi, è fondamentale [...]» (Giovanna Grassi, ”Corriere della Sera” 16/2/2004). «Amo cambiare, come i vecchi divi di Hollywood, e a quasi 50 anni mi concedo rischi, a differenza dei giovani attori che, a parte Johnny Depp e pochi altri, mirano al sicuro. [...] A 50 anni, con un matrimonio felice, in barba ai pettegolezzi e alle rotture delle coppie di alcuni amici, come Bruce Willis e Demi Moore e Tom Cruise e Nicole, sono un marito e padre felice, che insegna ai suoi figli Jet ed Ella a vivere e a ballare. Mi piace essere sposato e invecchiare, da single ero sempre triste. [...] Non ho tradito la mia immagine. Non penso di essere amato perché faccio qualche buon show, ma perché sono il ragazzo invecchiato di un tempo, che ha avuto anche il privilegio di far ballare quella fragile creatura che era la principessa Diana. Se ho fatto sognare qualcuno, anch’io, ragazzo povero del New Jersey, ho sognato con il mio pubblico e con il cinema» (Giovanna Grassi, ”Corriere della Sera” 12/6/2001). Vedi anche: ”Sette” n. 42/1998.