Varie, 7 marzo 2002
TRICARICO
TRICARICO Francesco Inzago (Milano) 1 febbraio 1971. Cantante • «L’autore di Io sono Francesco (il brano che aveva stupito tutti e fatto arrabbiare le maestre d’Italia, offese da quel puttana la maestra che ricordava una personalissima ferita d’infanzia) pubblicherà il suo primo album a primavera, si dice ad aprile ma la data precisa a questo punto è un dettaglio di pochissima importanza. Tricarico ha sempre sostenuto di non aver scelto la dimensione dei singoli per mancanza di canzoni o d’ispirazione, e nemmeno per calcolo, considerato che Io sono Francesco restò nella classifica dei singoli per più di venti settimane: ”Ho i cassetti pieni di belle canzoni, sono decine e ce n’è una bellissima che sarebbe stata perfetta per il Festival di Sanremo, davvero, bellissima, ma volevano farmi gareggiare tra i giovani. Peccato”. Troppa presunzione? Chi abbia avuto l’occasione d’incontrare Tricarico ne ha ricavato un’impressione opposta, ma è innegabile che il successo inaspettato e travolgente di un brano come Io sono Francesco avrebbe autorizzato una ben diversa vetrina, mentre la lista dei nomi in gara tra gli esordienti al Festival è tutto tranne che irresistibile. Con il nuovo singolo, il trentenne Tricarico, diplomato in flauto traverso al Conservatorio di Milano, aggiunge un altro tassello alla sua biografia, grazie alla foto di copertina dedicata al padre aviatore scomparso quando lui aveva tre anni, e si avvicina a esempi nobili della canzone d’autore. C’è la stessa, fresca immaginazione del Rodari cantato da Sergio Endrigo nel testo di La Pesca: ”E così ora guardo nei tuoi occhi, ma proprio dentro, in fondo ai tuoi occhi, poi all’improvviso levo la parola occhi e sono in un nuovo spazio immenso. Ora prova solo un momento a far saltare tutte le parole, sarà un’esplosione come il sole, come trovare la luce e la purezza”. Cosa resta di una canzone se si tolgono le parole e cosa resta del mondo che ci circonda se il linguaggio che ce lo racconta finalmente si arrende alla sua debolezza? Tricarico colpisce ancora una volta, nascondendo dentro la struttura semplice di una canzone che fa sorridere e ballare uno di quei testi che se non fosse ormai considerato offensivo si potrebbero definire profondi. La profondità di chi ha deciso di osservare la realtà per scoprire dove si nasconde una favola» (Carlo Moretti, ”la Repubblica” 18/12/2001).