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 2002  marzo 07 Giovedì calendario

TUTINO

TUTINO Marco Milano 30 maggio 1954. Compositore. Sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna. «Il pierino della lirica» (Giuseppina Manin) • «Una carriera fertile di titoli teatrali e una vocazione alla melodia e al racconto che lo ha fatto definire ”neoromantico”, e che ai suoi esordi, negli anni ”80, lo indusse a scrivere con quieta furia iconoclasta allo sperimentale Giacomo Manzoni (provocando gli anatemi delle avanguardie): ”La musica moderna in gran parte annoia mortalmente: è brutta all’orecchio come allo spirito”» (Leonetta bentivoglio, ”la Repubblica” 6/5/2003) • «Uno dei compositori più interessanti della musica contemporanea italiana, ed uno dei più apprezzati in Europa. Da sempre, prima ancora che si dedicasse alla musica, è affascinato dal mondo delle fiabe: da quel mondo fantastico che coinvolge i bambini, una sorta di ”manuale esistenziale - osserva - che guida il piccolo uomo nella ricerca di sé”. [...] ”Molti si convincono che un compositore sia chiuso nel suo mondo e ogni tanto sforni un’opera. Non è così. Scrivere musica è un lavoro come un altro. Mi chiedono di comporre un’opera per ragazzi ed io, da professionista, mi metto al lavoro. Certo, ci si diverte di più a scrivere per i ragazzi, perché il loro è un mondo libero, incontaminato e il compositore si sente libero di non prendersi sul serio, di scherzare con la musica. [...] Ad essere seriosi ci si annoia mortalmente, si diventa egocentrici, si perde il senso della realtà della vita [...]”» (Armando Caruso, ”La Stampa” 4/5/2004) • «Un tempo marchiato a fuoco con l’appellativo di neoromantico solo perché non faceva musica atonale in voga nelle sale da concerto tra gli anni Settanta e Ottanta, è uno dei più prolifici giovani operisti europei [...] ”La definizione di neoromantico mi ha sempre fatto ridere, perché era un’invenzione giornalistica. Certo, Nono o Stockhausen, senza nulla togliere a questi intellettuali che stimo, hanno fatto un mestiere diverso dal mio. Non credo che la storia della musica abbia tratto alcun beneficio dal loro operato, anzi nessun impulso per il futuro” [...] Delle sue opere (Pinocchio, Cyrano, Le vite immaginarie, Federico II, Il gatto con gli stivali, La Lupa) è proprio quest’ultima a essere, finora, la più rappresentata, certamente per l’impatto drammatico che questo soggetto carnale trasmette [...] Per Tutino la figura del compositore corrisponde quasi a quella di uno sciamano che maneggia energie molto profonde. ”Far musica vuol dire occuparsi dell’anima e dello spirito delle persone. Questo significa assumersi responsabilità enormi, perché si possono cambiare gli altri. Per me l’esperienza musicale è un’esperienza trascendente, che però non coincide con la religiosità. Ma con una tensione a percepire, profondamente, tutto ciò che non è visibile”» (Francesca Pini, ”Sette” n. 9/1998).