Varie, 7 marzo 2002
TWIGGY
(Leslie Hornby) Londra (Gran Bretagna) 19 settembre 1946. Modella • «[...] leggendaria modella attrice inglese [...] passata alla storia come ”l’icona degli anni ”60” e ”la prima top model al mondo” [...] odia essere ricordata come Twiggy ma è costretta a farlo [...] resterà per sempre l’iconografica teenager con le lentiggini e il look denutrito che ha rivoluzionato i canoni internazionali della bellezza, prima di lei tondi e voluttuosi, all’apice del British Power: i Beatles, Alfie , Carnaby Street, King’s Road e i Rolling Stones.[...] ”[...] non ho mai cavalcato una passerella in vita mia e dopo soli quattro anni di fotografie di moda sono passata a cinema, teatro e tv”. Eppure, quando sbarcò per la prima volta in America, a soli 17 anni, il Paese impazzì, letteralmente, per lei: ”Finii in copertina su ”Newsweek’, ”Time’, e per strada tutti mi riconoscevano – racconta – non potevo uscire di casa senza essere assalita da orde di fan. Era orribile e la cosa mi spaventò da morire”. Quando nel 1971 il regista Ken Russell le chiese di interpretare The boyfriend, lei lo liquidò con una frase rimasta lapidaria: ”Non so recitare, non so cantare e non so ballare”. Ma poi seguì il suo consiglio di andare a scuola di recitazione e accettò di debuttare nel suo film, vincendo ben due Golden Globe. Oltre ad apparire sui palcoscenici della West End e di Broadway (dove è stata ”nominata” al Tony, i l prestigioso Oscar teatrale), da allora Twiggy ha interpretato innumerevoli ruoli televisivi e cinematografici, firmando anche una linea di prodotti cosmetici, una dozzina di album e due autobiografie bestseller: Twiggy in black and white e Twiggy’s guide to looking good. [...]» (Alessandra Farkas, ”Corriere della Sera” 2/6/2005). «La più famosa modella del secolo appena passato, Twiggy il Grissino, il Ramoscello, gli osservatori più fedeli al mito garantiscono che è sempre lei: stesso sguardo stupefatto, stessa fragile eleganza e soprattutto stesse misure, quei quaranta chili di peso, circa, con i quali arrivò alla ribalta e, leggera come una piuma, con grazia evanescente, fu capace di seppellire un’epoca. Era il 1966 quando spuntò per la prima volta sulla pagina centrale del ”Daily Express”, capelli corti, ciglia a raggiera, corpo efebico, il giornale inglese la nominò ”Volto dell’anno”, quel giorno Leslie Hornby […] divenne ufficialmente Twiggy, icona degli anni Sessanta. In breve tempo la ragazzina che urlava sotto il palco dei Beatles, che languiva davanti alle vetrine di Biba a Kensington High Street divenne la Donna Nuova, emblema di una generazione. Mary Quant, lungimirante, la scelse per indossare quell’indumento di liberazione e seduzione che fu la minigonna. Addio per sempre alle maggiorate, alle donne rassicuranti e decorative, al mondo perdente delle madri, con Twiggy faceva ingresso nella storia la teen ager . Niente fu più come prima. Con i Beatles il Grissino divenne il simbolo di una Londra ruggente, mentre la sua immagine stilizzata faceva il giro del mondo immortalata dai maestri dell’obiettivo, da Avedon a Bailey a Newton. Abiti corti, camicette striminzite, tessuti di rayon che si attaccavano alla pelle facendo apparire il corpo ancora più magro, colori psichedelici, Twiggy si muoveva da un set all’altro con aria innocente, incarnando una trasgressione senza peccato. Nella sua biografia - Twiggy in black e white - la modella prese le distanze da un mondo al limite, cavalcò l’onda travolgente degli anni Sessanta ma non ne conobbe l’infrangersi, la deriva: ”Indossavo gilè puzzolenti di pecora trapuntati di fiori, olezzavo di patchouli ma questo era tutto. Droga mai”. Sono passati quasi quarant’anni dal suo esordio, in mezzo ci sono stati anche tre mariti, oggi si concede il lusso di sfilare ancora. Quando qualche anno fa qualcuno disse che era ridotta a fare la cameriera, replicò seccata dalla sua lussuosa casa di neoimprenditrice: ”Queste notizie sono solo spazzatura”» (Marina Cavallieri, ”la Repubblica” 28/9/2002). «Le modelle sono spesso antipatiche alle altre donne, per ovvi motivi. Leslie Hornby in Lawson, detta Twiggy, lo è stata più di altre. In quanto prima vera supermodella; e in quanto androgina maneggevole diventata modello, termine di paragone per le altre, dagli anni Sessanta; irraggiungibile per sex appeal innovativo e per magrezza. [...] Twiggy è stata modella famosissima dal 1966 al 1970. Dopo di che [...] ha fatto di tutto – film teatro dischi tv [...] per diventare simpatica. Si è riciclata con dignità, ma resta controversa: piace a molti maschi e mette in ansia molte femmine. [...] Per il pubblico, anche per chi è nato dopo il suo prepensionamento da cover girl, resta la ragazza stecchetto con la quale cambiarono gli standard della bellezza femminile. Per cui: zero forme, capelli corti e lisci incollati alla testa, occhi enormi esaltati dalla magrezza. Il messaggio trasmesso sembrava essere – per gli uomini – ”sono una ragazza moderna e sessualmente libera”, ma anche – per le donne – ”sono una gatta morta imbattibile”. La prima e la meglio calibrata dalla rivoluzione sessuale in poi. Poi magari non lo era, nei decenni ha espresso pensieri sensati, si è autocelebrata con moderazione, ha saputo cambiare più di un mestiere. [...]» (Maria Laura Rodotà, ”Corriere della Sera” 2/5/2005).