7 marzo 2002
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TYRON Ty (William Augustus). ”La cosa più divertente è che quando ha cercato di entrare al bar per festeggiare, un tizio nerboruto gli ha messo una mano sul petto e con ferma risolutezza gli ha detto: Scusi, ma lei qui non può entrare
TYRON Ty (William Augustus). ”La cosa più divertente è che quando ha cercato di entrare al bar per festeggiare, un tizio nerboruto gli ha messo una mano sul petto e con ferma risolutezza gli ha detto: Scusi, ma lei qui non può entrare. Ty Tryon dovrà farsene una ragione: sarà il primo professionista di golf astemio della storia. Essendo anche il più giovane a ottenere la qualificazione a un evento Pga, ovvero Professional Golf Association, non c’è rimedio. La formidabile impresa ha come complice il cambio delle regole, avvenuto in settembre. Ty, in realtà, non sarà un membro effettivo fino a giugno, quando compirà 18 anni: per ora potrà giocare un massimo di 12 tornei Pga, ma solo se invitato dallo sponsor e dopo aver superato le qualificazioni. Va da se che di inviti degli sponsor, Ty Tryon ne fa collezione. Uno su tutti: una casa che produce bastoni e palline che gli ha pure consegnato un assegno da due miliardi, ad occhi chiusi. Tanto per gradire. Lui sembra felicemente distaccato dagli eventi: ’Scusate, non posso dire gran che. Mi aspettano gli esami di fine semestre’. Esami scolastici, naturalmente. Che William Augustus Tryon IV (questo è il nome intero, contratto in Ty da papà William III) fosse un fenomeno, lo si era capito da diversi anni. Che potesse bruciare le tappe, era un po meno scontato. A contarci sul serio era stato proprio papà Bill, che nel 1993 aveva venduto la sua piccola azienda in North Carolina, per trasferirsi nella più congeniale Orlando, in Florida e puntare tutto su quel figliolo, il più grande di quattro, cui aveva dato il nome di un grande golfista del passato. ’Ho fatto un investimento. E soprattutto ho fatto felice mio figlio. Da quando ha cinque anni non fa altro che pensare al golf. Per lui è come una febbre. La febbre, quella vera, ce l’aveva pure sul campo di West Palm Beach dove si è guadagnato i galloni di pro, scansando gente che ci prova da vent’anni senza successo. Nonostante il mal di gola ha finito con 18 colpi sotto al par (sei giri), ed è entrato nel lotto dei 35 giocatori che dall’anno prossimo dovranno cambiare il commercialista. La gestione tranquilla della pressione cui era sottoposto è l’aspetto che ha colpito di più: C’è stato un momento in cui è finito nel bunker, e poi una buca in cui ha giocato un double bogey. Qualche vecchio giocatore ha pensato: ’Adesso crolla’. Invece niente. Si è ripreso ed è ripartito di corsa: ’Questo è ciò che sognavo per me stesso, mi viene tutto naturale - confessa -, e la pressione vera è a scuola. Quando dovrò superare gli esami finali e convincere una commissione di professori che sono pronto a diventare un giocatore a tutti gli effetti. Anche se non ho ancora finito la scuola’. Ma non son tutte rose e fiori. La decisione di papà Bill di buttare il figlio nella mischia, ha sollevato diverse polemiche in America. ’Io e mia moglie viaggeremo con lui, a turno. Ty non sarà mai solo. Sceglieremo le scuole di volta in volta, in modo che non perda terreno rispetto agli altri. So che queste scelte corrono sul filo tra giusto e sbagliato, ma come si fa distruggere il sogno di un ragazzo?’. E come si fa a dire no ad altri due miliardi versati da una catena di grandi magazzini, per sfruttare l’immagine di Ty? Il ragazzo sa che adesso viene il difficile: ’Come atleta per me non ha più senso tornare a giocare a livello di college. Vincere tutti i tornei non mi farebbe crescere. Preferisco affrontare questa sfida e non mi aspetto certo di essere subito tra i primi. Ma certo, nel giro di qualche anno, penso di poter essere competitivo. Cosa faccio dei soldi? Per ora niente, fino a giugno non li tocco. Poi comunque se ne occupano i miei genitori’. Secondo il monumentale Jack Nicklaus (che ha un figlio che sta ripercorrendo le sue orme), un paio d’anni di attesa non avrebbero guastato. Anche se ammette: I giovani talenti stanno portando nel circuito linfa nuova e una carica di competitività che mancava. Un fattore che aiuterà lo sport a crescere’. E non c’è dubbio che Ty sia un grande talento. Sprecati e scontati i paragoni con Tiger Woods. Il confronto lusinga il ragazzo, ma non gli fa perdere la bussola: ’Intendo assomigliare a me stesso. Intendo diventare Ty Tryon, e non la copia di qualcun altro’. Gli squali del Pga Tour lo aspettano a fauci aperte. Tiger incluso” (Riccardo Romani, ”Corriere della Sera” 13/12/2001).