Varie, 7 marzo 2002
ULIVIERI
ULIVIERI Renzo San Miniato (Pisa) 2 febbraio 1941. Allenatore di calcio. Presidente dell’Assoallenatori. Ha guidato, tra l’altro, Sampdoria, Parma, Bologna, Cagliari, Napoli, Torino • « passato attraverso esperienze umane e professionali che l’avevano prostrato […] Si trovò a non lavorare per tre anni, bollato dall’infamia di una squalifica per il secondo calcio-scommesse, sapendo che stava pagando per qualcuno che non si poteva toccare. Chi gli fu vicino in quei momenti ricorda che si era persino improvvisato ”detective” alla Tom Ponzi per raccogliere prove che lo scagionassero e che altri non avevano voluto cercare. Stava a casa, a San Miniato Bassa (come tiene a precisare perché quella Alta era abitata dalla borghesia), disoccupato e si sentiva dentro a un tunnel. Per tenersi vivo riprese a insegnare ai ragazzi dei circoli Uisp, come quando faceva il professore di educazione fisica e l’allenatore part-time, a 24 anni. Fu un tempo durissimo dal quale è uscito temprato per la seconda vita […] Una carriera che lo ha riportato in serie A. In molte cose non è cambiato. Nel gusto della battuta che ne farebbe un bel personaggio per il Decamerone, nell’idea che in questo mondo le ragioni stanno con i più deboli. A Paolo Mantovani che l’aveva assunto per portare la Sampdoria in serie A e per tenercela nei primi due anni questo spirito troppo indipendente e comunista piacque all’inizio, poi arrivarono gli attriti. […] Non sopporta le ingerenze, diffida di chi non sa di calcio e ne parla come uno scienziato […] Lo dipingono come un personaggio sanguigno, con risvolti scaramantici alla Giagnoni, in realtà è tutt’altra cosa: le sue squadre non aggrediscono con il sangue agli occhi, ragionano; la sua forza non è nella corsa focosa ma nella tattica maniacale. Con lui il Bologna tornò al mondo tanto che Gazzoni gli perdonò persino la battuta graffiante in vista delle elezioni: ”Se si presentasse per fare il sindaco non lo voterei”. Ricostruì la squadra, la portò in tre anni dalla C alla Uefa, ricreò l´ambiente: i giornalisti gli si affezionarono da regalargli una vecchia 500 sulla quale gira le campagne attorno a Empoli. ”Ci raccontava sempre delle sue prodezze da giovane su una 500: è stato il nostro modo per dirgli che non è invecchiato”, spiegano. Passò persino attraverso la bufera con Robi Baggio che gli comprarono contro la sua volontà: alla fine però il Codino fece 22 gol e guadagnò la convocazione ai Mondiali. Alla Samp ammirava Francis però faceva giocare Bellotto, Casagrande, Ferroni, che gli segnò il gol di una vittoria storica sulla Juve. Non ricordiamo un capolavoro più grande del far giocare Guerrini, libero gigantesco che sembrava di marmo anche nei piedi. ”Ulivo” si inventò di chiamarlo Mazinga, come l’Ufo-robot, e gli diede una tale carica che resse dignitosamente qualche stagione in A» (’La Stampa”, 29/10/2002).