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 2002  marzo 07 Giovedì calendario

URSO

URSO Adolfo Padova 12 luglio 1957. Politico. Eletto alla Camera nel 1994, 1996, 2001, 2006, 2008 (An, Pdl). Viceministro per le Attività Produttive nel Berlusconi II e III (2001-2006), sottosegretario allo Sviluppo economico con delega al Commercio estero nel Berlusconi IV (2008-) • «[...] l’anima della fondazione Farefuturo, vicina a Gianfranco Fini [...]» (Francesco Bei, ”la Repubblica” 3/2/2010) • «[...] l’esponente di An che forse più si è speso per l’ingresso del suo partito nel Ppe [...]» (Francesco Bei, ”la Repubblica” 1/4/2006) • «Quando Adolfo Urso era ”il giovane Urso”, così lo chiamava Giorgio Almirante, era già la promessa sofisticata della destra post missina. Biondo e malinconico come un efebo caricato di troppi libri, studiava comunicazione, telematica e iniziava, al Secolo d’Italia (con Maurizio Gasparri), un faticoso percorso di analista della politica distinguendosi dall’attività di propaganda di tanti altri. Scrisse di atletica e anche un testo di sociologia, L’età dell’intelligenza. La destra e i computer. Siciliano di padre, padovano di madre, Urso, che nel frattempo aveva lasciato Acireale, aveva scelto di diventare romano cominciando a pronunciare Collefero in luogo di Collefferro, per confermarsi infine, da testa pensante, come uno dei protagonisti dell’immensa federazione del Lazio, quella che nella sostanza comanda Via della Scrofa. Urso, pragmatico ancorché sognatore, tenuto lontano dalla candidatura alla Regione Lazio dove pure Silvio Berlusconi avrebbe gradito metterlo, tenuto alla larga poi dalla commissione di vigilanza Rai per un preciso niet di Francesco Storace [...] somiglia spiccicato a Tony Blair, è sufficientemente laico, moderatamente cattolico, piace al pubblico del terziario avanzato. Ex boy scout, faccia telegenica, è più ben visto da Berlusconi che da Fini. Urso non è stato solo il primo post missino che s’è fatto una vacanza in barca sulla rotta dei mari chic grazie alle premure della principessa Grazia Borghese, ma è l’esponente che con più cura ha lavorato sul piano della presentabilità sociale. Tatarella lo richiamò a fare politica Sensibile all’America e all’Occidente, frequenta le ambasciate e ha curato i rapporti con Henry Hide, uno dei più feroci censori di Bill Clinton, [...] Urso che non fa un passo senza il consiglio e lo sguardo di Massimo Arlechino, stratega di tutte le più delicate operazioni diplomatiche, ha trovato due fanatici dioscuri in Enzo Raisi, manager italo-spagnolo, assessore di Giorgio Guazzaloca a Bologna, e Maurizio Saia, consulente finanziario [...] Accentratore [...] fu il coordinatore dei circoli nella fase anteriore a Fiuggi, quando lo stesso Fini ancora non credeva se ne potesse ricavare qualcosa pensando che fosse la solita ”costituente di destra”. La storia politica di Urso comincia comunque con Proposta, la rivista fondata Domenico Mennitti attorno alla quale si ritrovavano le schegge dell’opposizione interna al Msi. Era l’area modernista dove crescono Altero Matteoli e Riccardo Migliori, ma anche gli allievi dell’officina di Marco Tarchi: Peppe Nanni, Umberto Croppi e Luciano Lanna. Con Proposta, la corrente che pensiona Fini regalando una breve segreteria a Pino Rauti, Urso vive una fase politica incandescente, ma anche (quando cade Rauti) la prima decisiva rottura degli equilibri nel partito. Gioca in coppia con Mennitti e lo segue fuori dal partito per dirigere con l’amico il Roma, quotidiano napoletano fondato da Achille Lauro. E poi Tatarella lo richiama nella Capitale per ricominciare a fare politica» (’Il Foglio” 29/7/2000).