Varie, 7 marzo 2002
Tags : Alida Valli
VALLI Alida (Alida Maria von Altenburger) Pola (Croazia) il 31 maggio 1921, Roma 22 aprile 2006. Attrice • L’esordio a 16 anni, nel ’37, accanto ad Angelo Musco in Il feroce Saladino
VALLI Alida (Alida Maria von Altenburger) Pola (Croazia) il 31 maggio 1921, Roma 22 aprile 2006. Attrice • L’esordio a 16 anni, nel ’37, accanto ad Angelo Musco in Il feroce Saladino. Il primo successo fu "Mille lire al mese". Ha lavorato con Hitchcock, Welles, Visconti, Antonioni. Nel ’44 sposò il musicista Oscar De Mejo. «Lo spagnolo l’ho imparato in Messico, dove ho vissuto uno dei periodi più belli. Ero andata al festival di Acapulco, poi a Città del Messico e ci siamo rimasti due anni, Giancarlo Zagni e io, era l’inizio degli anni Sessanta. Eravamo ospiti del regista Carlos Fuentes, c’erano persone meravigliose. C’era Gabriel Garcia Marquez che stava scrivendo Cent’anni di solitudine e ogni tanto la sera ce ne leggeva un pezzo... Che emozione, se penso a cosa è diventato quel libro. E c’era Buñuel, simpatico, parlava poco ma quando parlava colpiva duro, era un po’ sordo, ma un po’ fingeva di non sentire quando gli faceva comodo. [...] Sono legata a tutte le persone che ho conosciuto, anche se il lavoro mi ha portato in giro ed è difficile mantenere rapporti costanti. La cosa bella è che ogni volta che ci si incontra si ritrova subito la confidenza di un tempo. [...] Ho avuto la fortuna di lavorare con i grandi, cinema e teatro. Nel periodo francese ci sono stati Chabrol, Clement, Vadim, Franjou. Con Henri Colpi ho fatto uno dei miei film più belli, L’inverno ti farà tornare, Peccato, non è stato capito. Ho avuto colleghe straordinarie, la Morelli, Valentina Cortese, Valeria Moriconi, Mariangela Melato, Jeanne Moreau, Lina Volonghi, Lina Sastri, Adriana Asti... [...] Non ricordo una follia di uomini intorno, non me ne accorgevo. Sono sempre stata introversa e timida e, soprattutto, ho avuto grandi passioni vissute però in lunghe storie tranquille. C’è stata qualche tentazione di avventure rifiutate, ma non mi sono pentita. Non ho molte cose di cui pentirmi, non penso di aver fatto male a qualcuno, perciò non ho paura, neanche della morte. [...] L’unico di cui ero innamorata era Frank Sinatra, per la sua voce, per le canzoni che cantava. La prima volta lo vidi all’Adriano, fece un concerto alla fine della guerra, ero cotta. Poi ci siamo trovati sul set di Il miracolo delle campane, un filmetto, lui faceva il prete, mi piaceva. Ma non mi ha preso in considerazione. [...] Nel lavoro ho dato molto, io sono una lenta, mi sono sempre impegnata per entrare nelle cose, ma ho avuto anche molto. Della vita sono stata ingorda, mi piaceva vivere, conoscere la gente, viaggiare, ancora adesso sono curiosa. Ho amato molto, soprattutto i miei figli e tutto sommato la mia vita è stata bella, malgrado le amarezze e tanti dispiaceri. Ho cominciato presto a soffrire. [...] Quando venne fuori la storia dell’amante del duce. Io che non l’ho mai visto, neanche sul balcone. Alla fine della guerra, quando si seppe che avevo firmato un contratto con Selznick per andare in America, si scatenò una campagna contro di me, decine di lettere anonime secondo cui ero stata l’amante del duce, finché all’ambasciata Usa mi negarono il visto. Soffrii molto, pensavo di essere amata nel mio paese, ero stata la fidanzata d’Italia, non riuscivo a capire perché tanta cattiveria, ero giovane, avevo 25 anni, avevo un figlio. Alla fine, grazie alle pressioni di Selznick, mandarono un agente da Washington, fece un’indagine che durò due mesi, non fu trovato nulla contro di me. E partii. [...] Durante il fascismo ero giovane, incosciente, cominciavo a vivere, facevo il lavoro che amavo, cominciava il successo, stavo bene. Ma non sono mai stata fascista, non potevo: il fascismo mi ha tolto il primo amore, il mio ragazzo è morto in guerra nel ”41. [...] Un altro momento terribile durante Senso. Un’altra ondata di cattiverie, mi ritrovai coinvolta nel caso Montesi, per fortuna fui interrogata e risultò la mia estraneità. Ma non è un caso che non ebbi nessun premio. [...] Non mi sono mai considerata bella. Non pensavo di essere brutta ma non davo importanza all’aspetto, ero interessata più alle cose che facevo. E poi non mi sono mai attaccata troppo alle mie cose, né a quelle materiali né al mio modo di essere. Forse anche per questo sopporto bene i malanni dell’età”» (Maria Pia Fusco, ”la Repubblica” 31/5/2001). Vedi anche: Tullio Kezich, ”Sette” n. 20/2001;