Varie, 7 marzo 2002
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Valori Giancarlo
• Elia Meolo (Venezia) 27 gennaio 1940. Manager. Presidente delle finanziarie Sviluppo Lazio e Sviluppo Mediterraneo. Docente ed economista. Ha ricoperto numerosi incarichi di vertice in grandi aziende come Sme ed Autostrade. Responsabile della cattedra della Pace a Gerusalemme e alla Peking University in Cina • «[...] Tempo fa il settimanale Il ”Diario” gli ha dedicato un ritratto al vetriolo: ”Giancarlo Elia Valori, l’ultimo potere forte”. [...] Ha avuto incarichi nelle più grandi imprese di Stato, è sopravvissuto alla fine delle partecipazioni statali ed è stato candidato praticamente per tutte le poltrone pubbliche, e con tutti i governi: Alitalia, Finmeccanica, Enel, Rai. Il suo nome è comparso anche nelle liste della P2, fascicolo 0283. Il solo con scritto accanto: ”espulso”. La collocazione politica del personaggio è indecifrabile. Unico indizio, un tentativo di candidarsi con la Dc alle amministrative. Ma era il 1966. Suo padre Marco era compagno di scuola di Amintore Fanfani e il fanfaniano Ettore Bernabei lo fece entrare nel 1967 alla Rai. Poi l’Italstat, la Sme, la Stet. [...] era presidente degli industriali di Roma. Il suo segreto, nessuno lo conosce. Ma perfino oggi che la sua stella non brilla più come prima, e deve accontentarsi della presidenza di Confindustria Lazio, mentre il timone degli industriali di Roma è stato preso, nonostante la sua opposizione, proprio dal presidente della Bnl Luigi Abete (nemico numero uno degli scalatori dell’Unipol), Valori continua a essere al centro di una rete impressionante di relazioni con politici, magistrati, imprenditori, finanzieri, potenti del mondo. Ha scritto 12 libri e raccolto più di 10 onorificenze: dalla Francia alCile. Presidente della Torno, è anche a capo di una società, Sviluppo del Mediterraneo, il cui principale azionista è nientemeno che Giuseppe Garofano, già grande capo della Montedison ed esponente di rilievo dell’Opus Dei. [...] D’Alema [...] lo conosce bene. Fu proprio il governo presieduto da lui a cedere il controllo di Autostrade al gruppo Benetton, e la grande operazione fu gestita da Valori, all’epoca presidente della società. [...] Per il francese Bernheim, poi, Valori è più di un amico: un fratello. Come anche per il finanziere Vincent Bollorè. Legame solido, quello con la Francia, e radicato in una lunga serie di onorificenze. Nel 1992 François Mitterrand lo insignì della Legion d’onore per ricompensarlo di essersi adoperato per la liberazione di tre francesi catturati in Iran. Valori fece intervenire Kim Il Sung, che già allora era suo grande amico, e gli ostaggi furono rilasciati. Ma era grande amico, Valori, pure di Nicolae Ceausescu. E dei vertici del partito comunista cinese: ancora si ricorda la scena di quando, all’aeroporto di Pechino, arrivando per una visita ufficiale, i grandi capi dell’Iri lo guardarono allibiti infilarsi nella Zigulì presidenziale che era venuta a prendere lui, e lui soltanto. Da non dimenticare nemmeno Juan Domingo Peron e sua moglie Isabelita, che spesso erano ospiti della casa romana di Valori, a Trastevere. Si dice che il giovanissimo funzionario messo da Bernabei a curare le relazioni internazionali della Rai fu addirittura uno degli artefici del ritorno di Peron al potere. Ma la storia con l’ex presidente argentino ha segnato poi l’inizio, e successivamente la fine, delle sue frequentazioni con Gelli. Va fiero, Valori, dell’albero d’ulivo piantato per lui nel Giardino dei giusti, a Gerusalemme, dov’è di casa. Durante la Resistenza molti ebrei furono salvati dalle deportazioni da sua madre Emilia. Per la quale Giancarlo Elia Valori ha un’autentica venerazione. Gli ospiti la possono ammirare in un busto di marmo bianchissimo che l’ex presidente di Autostrade ha fatto scolpire in suo onore. E che accompagna una incredibile collezione di cimeli. Enormi quadri di ignoti pittori nordcoreani, suppellettili cinesi, insieme ad altri doni dei potenti della Terra. Soprattutto foto. Valori con Giovanni Paolo II. Valori con Moshé Dayan. Valori con Kim Il Sung. Valori con Deng Xiao Ping. Valori con Ceausescu. Valori con Shimon Peres. Valori con Golda Meir. Non è sposato e non ha figli. Soltanto due nipoti, per i quali stravede. Chi lo conosce bene dice che i soldi non gli interessano. Anche se un giornale riportò la notizia che la sua uscita da Autostrade, dopo aver perso la guerra con l’amministratore delegato Vito Gamberale, gli abbia fruttato una liquidazione da nove milioni di euro. Nell’occasione, lui commentò: ”Ho fatto chiudere al gruppo operazioni miliardarie e ho fatto nel modo migliore gli interessi del Paese”. Sempre chi lo conosce bene aggiunge che le relazioni, e non altro, sono la sua ragione di vita. [...]» (Sergio Rizzo, ”Corriere della Sera” 15/1/2006).