Varie, 7 marzo 2002
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VanBasten Marco
• Utrecht (Olanda) 31 ottobre 1964. Ex calciatore. Dell’Ajax, del Milan e della nazionale olandese. Con la squadra rossonera vinse tre scudetti (1987/88, 1991/92, 1992/93), due Coppe dei Campioni (1988/89, 1989/90), due coppe Intercontinentali (1989, 1990). Con la nazionale olandese vinse il campionato europeo del 1988. Pallone d’Oro 1988, 1989, 1992, sesto nel 1987, ottavo nel 1986, diciannovesimo nel 1991. Dal 2004 al 2008 allenatore dell’Olanda, nel 2008/2009 sulla panchina dell’Ajax • «[...] il più grande centravanti dei tempi moderni. Senso del gol, destro, sinistro, controllo di palla perfetto. Potente e preciso nei tiri in corsa, da fermo e al volo. Intelligenza tattica, altruismo, acrobazia e passaggi smarcanti. Marco non ha nessun punto debole, è semplicemente mostruoso. [...] Gioca la sua prima partita a diciassette anni e mezzo nell’Ajax. Entra al posto di Cruijff. il 1982, anno dell’Italia mondiale. In Brasile nasce Kakà. A Biella, Gilardino. Marco è alto, elegante, gambe da ballerina di prima fila. Lo chiamano Basic, è un computer, un elaboratore del gol. Si presenta a Milano con un eccellente palmares: tre ”scudetti” e una coppa delle Coppe con l’Ajax, tre coppe d’Olanda. In Italia diventa il Cigno e conquista San Siro. Poi l’Europa e il mondo. I suoi tocchi al borotalco e le sue terribili percussioni sono un canto, una dolcissima nenia: ”Marcovanbasten/ Marcovanbasten”. Un giorno Arrigo Sacchi dice: Marco da solo vale tutto il biglietto, diritti Siae compresi. il Primo Maggio 1988, scudetto del sorpasso sul Napoli di Maradona. Van Basten partecipa alla chiusura dello spettacolo pirotecnico al San Paolo, un mese dopo diventa la stella dell’Europeo in Germania. Il gol all’Urss aprirà una stupenda galleria di capolavori. La notte in cui segna quattro gol (uno in rovesciata) agli svedesi del Goteborg e vince sul campo uno dei suoi tre Palloni d’oro, sussurra: ”Qui a San Siro è facile, questa è la casa del calcio, quindi la mia casa”. Con il Milan vince tutto, o quasi. Scudetti (tre), coppe dei Campioni (due), Intercontinentali (due), più classifiche cannonieri (due) e trofei vari e assortiti. Marco incanta, ma il gol e i successi per lui non sono tutto: si diverte a fare i ghirigori a metà campo, a pennellare, a dare una mano ai compagni. La sua classe è purissima, le sue caviglie fragilissime. Ha un obiettivo: diventare un giocatore, dice, universale, con un futuro da regista. Poi, chissà, magari, anche allenatore. Come il suo grande maestro Johan Cruijff. ”Lui, Pelè e Maradona sono da top class. Io e tutti gli altri possiamo viaggiare in business o economic”. Gioca e strappa applausi. Entra nelle cliniche, lo operano, convive per anni con le sue caviglie tormentate. Si ferma a 29 anni e i giornali scrivono: ”Ma dove troveremo un altro così?”» (Germano Bovolenta, ”La Gazzetta dello Sport” 11/5/2005). «Un astro (e un asso) che ha abbagliato per così poco tempo - in un modo accecante [...] Ha smesso di giocare a neanche 29 anni, nel ”93, ben prima di qualsiasi linea d’ombra, prima di qualsiasi maturità seppur presa di striscio, colpa di una caviglia rappezzata fin dagli esordi, e poi rosicchiata dai bisturi di quattro operazioni chirurgiche. [...] Esordisce all’Ajax a inizio anni ottanta facendosi battezzare da Johan Cruyff [...] in quattro anni da titolare, tra i 19 e i 23 anni, finisce sempre capocannoniere. E per tre volte, con una media reti finale di un pelo superiore al gol a partita. Poi nell’87, l’approdo a Milanello, alla corte di Arrigo Sacchi. Al quale [...] Van Basten ha fatto sempre storcere la bocca, per via di quel portamento da irregolare poco ligio al ferreo collettivismo sacchiano. A questa strana specie d’entropia che l’olandese si porta addosso, e che lo sospinge senza tregua verso un ritiro prematuro (anzi: il Ritiro Prematuro per antonomasia) [...]» (Giovanni Acquarulo, ”il manifesto” 4/3/2004). «L’unica volta che gli olandesi ebbero l’onore di alzare un trofeo fu grazie a lui: Europei ”88, un gol da cartolina all’Urss, altri 4 disseminati lungo il torneo per essere incoronato re dei cannonieri e miglior giocatore.Van Basten è stato il sire del Milan che a cavallo degli Anni Novanta ha vinto in tutto il mondo [...] Di lui Berlusconi si innamorò perdutamente fino a sacrificare Sacchi, quando l’olandese volante pose un aut-aut divenuto celebre: ”O me o lui”. Berlusconi affidò il Milan a Capello (e Van Basten) e non se ne pentì» (’La Stampa” 30/7/2004). «[...] Se Riva è la statua greca in movimento, lui è il ballerino del football, dotato di incredibile armonia e coordinazione atletica. Un attaccante completo: fa i cento metri in meno di undici secondi, ha dribbling, scatto, tecnica, acrobazia, precisione. Se talvolta arretra a centrocampo, dimostra grande qualità nei lanci e nella visione corale del gioco. Figlio d’arte (il padre era terzino nell’Utrecht) viene ingaggiato sedicenne dall’Ajax per volere di Cruijff che vede in lui il naturale successore [...] il suo gol nella finale di Monaco contro l’Urss è una gemma, cross di Muhren da sinistra, girata al volo in diagionale [...]» (Dizionario del calcio italiano, Baldini&Castoldi 2000).