Varie, 7 marzo 2002
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VanDerSar Edwin
• Voorhout (Olanda) 29 ottobre 1970. Calciatore. Portiere. Del Manchester United, squadra con cui ha vinto la Champions League del 2008 (finalista nel 2009 e 2011), con l’Ajax aveva vinto quella del 1995 (finalista nel 1996). Ha giocato in Italia nella Juventus dal 1999 al 2001 ottenendo due secondi posti (opinione diffusa che con un altro portiere i bianconeri avrebbero vinto entrambi gli scudetti) • «Era già tutto scritto dall’inizio, bastava solo saper cogliere un paio di tiri e magari il destino sarebbe stato diverso. Edwin Van der Sar alla Juventus, dal 1999 al 2001. Totale dal punto di vista bianconero: due scudetti persi. E sarà mica per colpa sua, no? L’olandese lentigginoso, il portiere-pannocchione pallido che sembra Billy Elliot, il bambino cresciuto nel mito di Johan Cruyff (e infatti quando si allena indossa sempre una maglia orange n.14), chiuse le sue stagioni italiane come portiere meno battuto del campionato. Però una volta si fece fregare da Salas, era un tiraccio e lui lo battezzò male, e l’anno dopo respinse sciaguratamente un tiro di Nakata, e c’era Montella in agguato in un Juventus-Roma 22 che diede ai giallorossi le chiavi dello scudetto. E quindi una volta lo scudetto lo vinse la Lazio, e l’anno dopo la Roma. Dopo la crisi del primo anno Ancelotti pensò pure di mandarlo in panchina, ma le alternative in casa Juve erano il vegliardo Rampulla, che andava per i 39, e il poppante Isaksson, 18 anni e la tendenza a distrarsi. Ma all’epoca, ogni tuffo dell’olandese era un tuffo al cuore per i tifosi. Scoprimmo poi: Van der Sar è astigmatico. Scoprimmo poi: ha dato il meglio di sè nel dopo-Juve, come un altro grande rifiutato tipo Henry, guarda un po’. Mani di fata si è rifatto una verginità al Fulham e dal 2005 difende la porta del Manchester Utd, dopo che l’addio del gigante Schmeichel, sostituito vanamente negli anni da portieri non all’altezza, aveva lasciato un buco nella memoria dei tifosi e nella porta dell’Old Trafford. Con Ferguson ha vinto tre campionati inglesi, due Coppe di Lega, una Champions League che l’ha visto eroe, quando parò l’ultimo tiro dal dischetto ad Anelka nella finale contro il Chelsea dell’anno scorso. In effetti, è un para-rigori niente male, uno che è rimasto imbattuto dal dischetto per un anno e cinque mesi: dal 26 dicembre del 2006 al 26 aprile del 2008 e si è così rifatto dalla più grande delusione della sua carriera, quando davanti alla sua gente, ad Amsterdam, nella semifinale di Euro 2000 si fece ingannare da un tiro lungo come un sospiro, uno sberleffo geniale da io bullo da solo, la dimostrazione che Leonardo quando dipinse il sorriso della Gioconda aveva in mente una cosa così. Era Totti, aveva appena detto: “Mo je faccio er cucchiaio”» (fu.za., “Corriere dello Sport” 27/5/2009).