Varie, 7 marzo 2002
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Veron Juan
• Sebastian La Plata (Argentina) 9 marzo 1975. Calciatore. Dell’Estudiantes. In Italia ha giocato con Sampdoria, Parma, Lazio (campione d’Italia nel 2000), Inter (campione d’Italia - a tavolino - nel 2006). Ha giocato anche in Inghilterra con Manchester United e Chelsea. Pallone d’oro sudamericano 2008 e 2009• «[...] tecnica sopraffina, verticalizzazioni geniali, vertiginosi cambi di fronte e grande carisma. Classe pura insomma. [...] uno dei migliori centrocampisti che si siano mai visti in serie A. Durante la prima parentesi italiana - cinque anni, a partire dall’estate ”96 - ha vinto un po’ tutto: due stagioni alla Samp per capire il nostro calcio, poi successi a raffica con Parma e Lazio. A Roma disputa la sua miglior stagione in assoluto, quella dello scudetto: 1999- 2000, 8 reti in 31 partite. L o stesso anno arriva pure la Supercoppa Europea (sconfitto il Manchester United con un gol di Salas). [...]» (Mirko Graziano, ”La Gazzetta dello Sport” 2/2/2005). «Alla Samp di Eriksson e Mancini dal ”96, dopo l’argento (amaro) vinto all’Olimpiade di Atlanta, dunque al Parma dal ”98 per un solo anno che gli è bastato per vincere una coppa Italia e una Uefa con Malesani. Quindi il periodo migliore a Roma, con la Lazio dell’accoppiata Eriksson- Mancini che, nel frattempo, si era trasferita nella capitale. la sua annata d’oro, che corrisponde con il centenario della Lazio. Il suo esordio in biancoceleste è da sogno: nell’agosto del ”99 a Montecarlo vince la Supercoppa europea (1- 0) proprio contro il Manchester United. Poi arriva lo scudetto, la più grande gioia, macchiata già dall’inizio dell’inchiesta sul suo passaporto falso. Pensate che il 31 marzo del 2000 Seba ritorna nella sua villa di Formello all’alba (reduce da un viaggio in Argentina, per la nazionale) e trova i carabinieri per una perquisizione. Raggiunge il giorno dopo la squadra a Torino dove la sera si gioca contro la Juventus, giusto in tempo per un bel pesce d’aprile all’allora capolista, battuta 0-1 grazie a un suo assist per la testa di Diego Simeone. Lì comincia la rimonta che porta allo scudetto incredibile del 14 maggio, con la Juve impantanata a Perugia. Di quella squadra vincente diventa il simbolo della fantasia, a Roma – sponda laziale – è ancora adorato anche perché è suo (su punizione) l’ultimo gol che ha dato una vittoria nel derby ai biancocelesti (25 marzo 2000). Rimane ancora nella stagione successiva, ma qualche problema fisico e l’incalzare della vicenda giudiziaria lo fanno sentire sempre più solo, fino all’addio verso un’Inghilterra mai amata» (Maurizio Nicita, ”La Gazzetta dello Sport” 4/6/2004).