Varie, 7 marzo 2002
VERONESI
VERONESI Umberto Milano 28 novembre 1925. Chirurgo. Laureato all’Università statale di Milano, è uno dei maggiori esperti di oncologia al mondo, «Con gli statunitensi Fisher, Hagensen e Halsted uno dei quattro più grandi chirurghi oncologi del secolo» (’La Stampa” 17/3/2001). stato direttore scientifico dell’Istituto nazionale di Tumori di Milano, scaduto il mandato è passato all’Istituto europeo di oncologia. Cinque lauree honoris causa: due dall’Argentina, una dal Brasile, una dalla Grecia (Atene) e una dal Belgio (Anversa). Famoso in tutto il mondo come padre della chirurgia conservativa per i tumori al seno, grazie alla tecnica della ”quadrantectomia”, che prevede la rimozione di uno solo quadrante della mammella invece che di tutto il seno e, recentemente, della tecnica del ”linfonodo sentinella”. Sei figli, ama il canottaggio, la poesie di Majakovski, i film di Federico Fellini. vegetariano. stato ministro della Sanità nel secondo governo Amato: «Parliamoci chiaro, come ministro non ho fatto un granché. Sì, ho avviato il progetto dell’ospedale ideale, perché non si può più andare avanti con stanze da dodici letti e un solo gabinetto in fondo al corridoio, coi parenti ammessi un’ora al giorno neanche fosse l’ora d’aria. Poi ho obbligato i medici a studiare sempre, con i cinquanta punti all’anno di credito formativo. E ho dato più fondi alla ricerca, tutto qui [...] La gente ha capito che un po’ di pragmatismo non guasta. Sono piaciuto, più per quel che ho detto – delle ovvietà – per come l’ho detto. Sono un po’ naif, forse. Un elefante dentro la cristalleria [...] L’esperienza non è stata spiacevole, tutto sommato. Anche se mi toccava fare le acrobazie e passare i weekend in istituto a operare» (Massimo Gramellini, ”La Stampa” 11/3/2001). «Lo chiamano ”Sua Sanità” in onore della consolidata potenza o ”il Divino” per lo charme di consumato attore. Lo hanno definito ”Eroe positivo” perché, con ineffabile ottimismo, cura e combatte il cancro. [...] alto, fisico asciutto, sorriso bellissimo e risata sonora, poliglotta, colto e appassionato di Majakovskij, sportivo, vegetariano e iscritto alla Confraternita del cioccolato, mondano e amante della vita, moglie pediatra, sei figli, insignito del National award che negli Usa si consegna ai cancerologi, una sfilza di lauree honoris causa, inventore della quadrantectomia (l’asportazione del tumore al seno meno distruttiva), Veronesi è un uomo dalle scelte ponderate, non solo in campo medico. [...] Pensava di fare lo psichiatra ma si è laureato con lode a 25 anni con una tesi sulla terapia medica dei tumori. Leggenda vuole che abbia scelto l’oncologia perché l’Istituto dei tumori era a due passi dalla cascina in cui era nato. Orfano di padre (benestante fittavolo e socialista) a sei anni, quinto di sei fratelli, è stato allevato dalla madre Erminia, cattolica di forte temperamento che tanti oncologi hanno conosciuto. Gioviale, casa aperta agli ospiti (un appartamento enorme a Milano in via Palestro con vista sul parco e dipinti del Quattrocento alle pareti), residenza al mare sull’Argentario e villa di campagna in provincia di Lucca, il professore va fiero delle sue origini contadine anche se ha l’aplomb del gentiluomo. All’Istituto nazionale dei tumori, dopo esperienze all’estero, si fa le ossa alla scuola di Pietro Bucalossi, luminare impegnato in politica, sindaco di Milano negli anni Sessanta, socialista passato al Partito repubblicano. Quando nel 1973 Bucalossi viene nominato ministro della Ricerca scientifica, Veronesi ha la meglio su Giuseppe Della Porta e assume la direzione scientifica dell’Istituto. Della Porta rimarrà però all’Istituto: uomo pignolo, ottimo organizzatore, Della Porta si assumerà tutti i fastidi burocratici. ”Sua Sanità” è abile a motivare i collaboratori e ottenere il meglio da loro. il dominus delle promozioni. Non c’è consiglio di amministrazione che possa contrastarlo. Il professore è un uomo di potere. ”Pugno di ferro in guanto di velluto” osserva Nuccio Abbondanza, presidente dal 1982 al 1994 dell’Istituto dei tumori. Il professore è anche drastico nelle sue decisioni. Così almeno sosteneva il distinto Bucalossi che, chiusa la parentesi ministeriale, si sentì estromesso dall’Istituto. [...] Veronesi è un laico, convinto che siano ”stati gli uomini a creare Dio più che Dio a creare l’uomo”. un sostenitore della legalizzazione delle droghe leggere. favorevole, ma con riserva, all’eutanasia, anche se afferma di non averla mai praticata. [...] un grande ottimista, anche in campo scientifico. [...]» (Marcella Andreoli, ”Panorama” 25/5/2000). Vedi anche: Cesare Fiumi, ”Sette” n. 25/2000; Guido Vergani, ”Sette” n. 41/2001;