Varie, 7 marzo 2002
VIALLI
VIALLI Gianluca Cremona 9 luglio 1964. Ex calciatore. Oltre a due scudetti (Samp 1990/1991, Juve 1994/1995), ha vinto tutte e tre le Coppe Europee (Champions e Uefa con la Juve, Coppa delle Coppe con Samp e Chelsea). Con la nazionale terzo ai Mondiali del 1990 e agli Europei del 1998 (vicecampione d’Europa con l’Under 21 nel 1986). Settimo nella classifica del Pallone d’Oro 1988 e 1991, ottavo nel 1987, diciannovesimo nel 1995, ventitreesimo nel 1989, nominaton nel 1996. Ha allenato il Chelsea. Adesso commentatore tv (Sky) • «[...] Dopo essersi affermato nella Sampdoria, con cui ha conquistato uno storico scudetto (ma ha perso la finale di Coppa a Wembley: ”Ancora mi capita di sognare i gol sbagliati”), il trasferimento record a Torino (32 miliardi di lire). Quattro anni ”spendidi”, culminati con il trionfo in Champions League. Vialli, capitano bianconero, alza la coppa ma sa già che andà via, destinazione Chelsea. Dopo meno di due anni diventa il primo allenatore-giocatore italiano. Un inspiegabile licenziamento pone fine (settembre 2000) al suo rapporto con i Blues, non prima di essere entrato nella storia del club inglese [...] Chiamato da Elton John [...] accetta senza successo la panchina del Watford [...] diventa il [...] testimonial-consulente di Sky Italia [...] ”Sono l’ultimo di cinque figli, forse per questo ho sempre voluto dare il massimo. Essendo un perfezionista non potevo accettare di perdere, già a 8 anni, era una cosa istintiva. I miei genitori non mi hanno mai fatto grandi complimenti. Forse inconsciamente cercavo di conquistarli [...] Non avessi fatto il calciatore? Sarei comunque diventato uno sportivo professionista, possibilmente di uno sport di squadra perché mi piace il team spirit. Se non ci fossi riuscito sarei andato a lavorare nell’azienda di mio padre, come i miei tre fratelli. Ma non credo mi sarebbe piaciuto. andata molto meglio come è andata”» (Lorenzo Amuso, ”Capital” settembre 2003) • «Un trascinatore in tutte le squadre in cui ha giocato: dalla Cremonese, la rampa di lancio, alla Sampdoria, sospinta - con Roberto Mancini - a uno storico scudetto. Dalla Juventus al Chelsea. La Juve costituisce una scelta professionale ed economica, vi approda nel 1992, dopo la Coppa dei Campioni persa dalla Samp a Wembley contro il Barcellona. Sono Boniperti e Trapattoni a reclutarlo, ma sarà Lippi - un altro ex doriano - a ricaricarne le batterie fino a trasformarlo nel perno avanzato della manovra e nel cuore del complesso. Vialli segna e fa segnare, la sua fisicità molto chiacchierata gli consente di rivaleggiare con i difensori anche sul piano della forza pura e bruta. Le sue rovesciate non hanno nulla da invidiare alle mitiche acrobazie di Carlo Parola. Bianconero fino al 1996, 102 presenze e 38 gol in campionato, conquista uno scudetto (nel 1995, il primo del club dopo nove anni di digiuno), una Coppa Italia (1995), una Supercoppa di Lega (1995), una Coppa Uefa (1993, appendice bonipertiana) e soprattutto alza da capitano la Champions League del 1996. Meno fortunato in Nazionale (che litigate, con Sacchi): 59 presenze, 16 gol. Chiude in Inghilterra, nel Chelsea e a Watford, giocatore e allenatore» (’La Stampa” 2/2/2004) • « stato, insieme a Fabrizio Ravanelli, il primo campione della serie A ad emigrare nella Premiership inglese. Era il giugno del 1996 e aveva quasi 32 anni. La Juventus gli aveva offerto molti soldi, ma un contratto di un solo anno. Il Chelsea, vecchia squadra popolare di Londra guidata dal suo amico Ruud Gullit, gli proponeva metà stipendio, ma tre anni in squadra. Poche settimane dopo scorrazzava per King’s Road su una Vespa e pranzava al San Lorenzo, seduto al tavolo accanto a quello della principessa Diana. Non nascondeva la sua felicità: – un sollievo essere a Londra. Qui il calcio ha un dimensione ancora umana”. Sei anni dopo, ha fatto in tempo ha sperimentare anche la dimensione, per così dire, meno umana del football inglese. […] ”Da allenatore hai molte più preoccupazioni. Non ti devi allenare, ma devi essere sempre un passo avanti agli altri. Pensare a loro. Motivarli. Mi sento responsabile di tutto ciò che succede nel club. Difficile rilassarsi, farci sopra una risata, perchè sei quello che deve far filare tutto per il verso giusto”» (Riccardo Orizio, ”la Repubblica” 8/3/2002).