Varie, 7 marzo 2002
VIANELLO
VIANELLO Raimondo Roma 7 maggio 1922, Milano 15 aprile 2010. Attore. Comico. Presentatore tv • «La carriera di attore è incominciata nella rivista satirica Cantachiaro n.2, di Garinei e Giovannini. poi stato accanto a Wanda Osiris, Dapporto, Macario, Bramieri e Ugo Tognazzi, con il quale ha poi fatto coppia a partire dal 1951 per moltissimi anni in cinema e tv. Dall’estate del 1954 interpreta, con Tognazzi, una serie di sketch che non risparmiano alcuno (compreso l’allora presidente Gronchi) e che provocano la sospensione di Un, due, tre. Nel 19661 nasce il sodalizio con Sandra Mondaini. Nel 1982 passano alle reti Fininvest. Su Canale 5, i due hanno dato vita a numerosi fortunati programmi, tra i quali spicca Casa Vianello, tuttora in onda dal 1988. Appassionato di calcio, è approdato nel ’91 alla conduzione di Pressing, che ha lasciato alla fine della stagione ’98-’99. Nel ’98 è stato chiamato dalla Rai a condurre il suo primo Festival di Sanremo, con Eva Herzigova e Veronica Pivetti. Con Sandra Mondaini vivono alle porte di Milano con quella che da oltre dieci anni è diventata la loro nuova famiglia: una coppia di filippini e i loro due figli (Gianmarco, 11 anni, e Raimond, 6) che i coniugi Vianello considerano veri nipotini. Ed è con loro che Raimondo trascorrerà il giorno del suo compleanno» (’La Stampa”, 5/5/2002) • Divenne attore «’Per combinazione. Il mio debutto con la Magnani, Cervi e Viarisio, mio maestro, doveva essere una parentesi. Non avevo, non ho la vocazione dell’attore. Io mi devo divertire, sulla scena e nella vita”. Ha lavorato a lungo in coppia con Ugo Tognazzi: ”Ci guardavamo in faccia e cominciavamo a ridere. Ci prendevamo in giro reciprocamente. All’epoca di Un, due, tre io gli dicevo: ”Guardami, io sono alto, elegante, magro. Invece tu, così tarchiato, che vuoi essere? Un villico”. Ugo mi rispondeva: ” vero, tu sei nobile, avresti dovuto nascere nell’Ottocento. Almeno saresti già morto’. Negli anni cinquanta ebbero grande successo con il programma Rai Un, due, tre: ”Sei anni di trasmissione, dal 1954 fino al giorno in cui l’ironia se la prese troppo direttamente con il potere. Il presidente Giovanni Gronchi, ospite alla Scala di Milano insieme a Charles De Gaulle, scivolò quasi, per colpa di un valletto che gli aveva messo male la sedia. ”In Un, due, tre c’era una rubrica, L’angolo della posta - racconta - di solito stavamo seduti, ma quella volta saremmo rimasti in piedi: al momento di sederci Ugo sarebbe caduto per terra come Gronchi: la cosa fu organizzata all’ultimissimo momento e nessuno, tranne noi quattro (gli altri due erano gli autori Giulio Scarnicci e Renzo Tarabusi ndr), ne era al corrente”. Allora non si scherzava, niente commissione di vigilanza a cui spiegare le ragioni ”politiche”, nessun appello alla tolleranza. Gronchi se la prese moltissimo; caddero molte teste dell’azienda Rai. I due persero il posto nel primo canale» (Alessandra Rota, ”la Repubblica” 13/11/2001) • «Ricordo la censura. Appena finimmo lo sketch su Gronchi, trovammo subito in camerino una busta azzurra della Rai: ”Restate in attesa di provvedimenti”, c’era scritto. E delle successive e ultime quattro puntate dovemmo registrare l’audio delle prove: i censori volevano ascoltarci. Ugo e io allora ci divertivamo a dire parolacce, battute contro il clero e le istituzioni. I censori si infuriavano. E nel ”61, quando nacque il secondo canale, ci chiamarono di nuovo. Entrammo in una stanza con un tavolone circondato da funzionari. Ugo e io ci appollaiammo su due sedie. ”Avete qualcosa di già pronto?” ci chiesero. Io alzai il tiro sull’unico bersaglio più in alto di Gronchi e dissi: ”Sì, sul Papa”. Che allora era Giovanni il Buono. Ugo improvvisò una scenetta nel suo solito, maccheronico dialetto simil-bergamasco e attaccò: ”Mi sun bergamasco, orcu!’, bestemmiando fra i denti. Calò un gran gelo. I signori si alzarono e ci indicarono la porta dicendo: ”Prego”. E così, per amore di una battuta, perdemmo la scrittura» (’La Stampa” 13/11/2001) • Vianello ha fatto poi coppia con la moglie Sandra Mondaini, la sit-com Casa Vianello è un piccolo classico: «Che vuole, i temi sono quelli di sempre, il problema è che io e Sandra facciamo noi stessi, non abbiamo occasione di uscire dal tran tran quotidiano, facessimo due personaggi potremmo inventarci tutto, avere anche due suocere, ma le nostre non sono più viventi. Non abbiamo figli, avremmo potuto mettere in mezzo i bambini filippini, ma è troppo ruffiano, no?» (’la Repubblica” 29/9/2001) • Grandissimo appassionato di sport: «Fu la passione sportiva che aiutò la mia affermazione in tv. Poche persone possedevano il televisore, la gente andava a guardare le trasmissioni nei bar o davanti alle vetrine dei negozi di elettrodomestici; io lo comprai perché avevo saputo che sarebbero stati trasmessi iMondiali di calcio: non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione. Ma, visto che avevo l’apparecchio, seguivo anche gli altri programmi e questa fu la base di partenza delle nostre parodie nel varietà Un, due, tre. Tognazzi non aveva la più pallida idea di cosa andasse in onda, stava girando un film aSorrento ed era impegnato. In un viaggio di ritorno dal set lo raggiunsi sul vagone letto Napoli-Roma e gli spiegai le parodie delle trasmissioni che lui non aveva mai visto. Ugo era preoccupato: ’Cosa facciamo?’. Tranquillo, gli dicevo, dammi retta, tanto sono in pochi a guardare la tv. Gli raccontavo il ’Teatro No’ giapponese, una gran rottura di scatole, e lui in trasmissione si esibiva nel lamento giapponese... prestavo attenzione alle donne, attrici o annunciatrici e ci dividevamo le parti: io interpreto le alte, tu quelle piccole... Con la parodia di PaolaBolognani, protagonista di Lascia o raddoppia espertissima di calcio, rischiammo un po’. Chiesi a Ugo il numero di spettatori di una partita... 32.420 rispose. Bene, dimmeli tutti in ordine alfabetico. Lui cominciò a snocciolare nomi e cognomi finché arrivò vicino a una parolaccia e cominciò a girarle intorno... riuscii a stopparlo prima del disastro. [...] Ammetto, per onestà, di aver sempre organizzato il calendario del mio lavoro in base alle manifestazioni sportive. Nel contratto per un quiz su Mediaset ho fatto inserire la clausola: le registrazioni verranno interrotte per il periodo del Mondiale di calcio e riprenderanno dopo. D’altra parte, dicevo, se ci tenete tanto che io faccia il programma, venitemi incontro. [...] I Giochi di Monaco ”72. Avevo un tumore, dovevano togliermi un rene. Ho chiesto al chirurgo di spiegarmi come avrei passato i giorni successivi all’operazione perché volevo capire se la posizione obbligata mi avrebbe consentito di guardare la tv. Temevo di dover restare prono, invece il chirurgo mi rassicurò: il taglio sarebbe statodavanti. Mia moglie era inorridita. Hai un cancro – mi diceva Sandra – e ti preoccupi di comepuoi guardare la televisione’. ’ Certo, ci tengo. Può darsi siano le mie ultime Olimpiadi’. Concordai col chirurgo le date dell’intervento in modo da poter seguire, da convalescente, le gare. Un’organizzazione perfetta. [...] Italia- Germania 4-3. Tralascio l’Olimpiade di Roma ”60 perché non è un ricordo esclusivamente televisivo. L’ho seguita molto anche dal vivo: atletica e pugilato soprattutto. Ho visto Berruti, De Piccoli, Benvenuti, Cassius Clay... Alla fine ero molto più stanco io degli atleti. [...] La Rai aveva raggiunto un grado alto di professionalità, ma forse era calato l’entusiasmo. Andava avanti con i ritmi e la burocrazia di un ministero. Canale 5 era giovane e dinamico, non mi sono più mosso e ho avuto anche la grande possibilità di fare programmi sportivi. Per la verità, un’offerta del genere tanti anni prima l’avevo avuta anche dalla Rai. Mi avevano propostodi condurre La domenica sportiva, l’edizione che poi guidò Alfredo Pigna. Dovetti rinunciare per motivi geografici: gli studi della Ds erano a Milano e io la domenica giocavo a Roma in campionato. Non riuscivo a conciliare entrambi gli impegni e certamente non potevo lasciare la SaMo (il nome della squadra nasceva dalle iniziali della moglie: Sandra Mondaini)[...]» (’La Gazzetta dello Sport” 30/12/2003).